La sesta tappa del Giro Donne, che parte da Sarnico, e arriva a Bergamo dopo un circuito ripetuto 5 volte con il GPM in cima a San Pantaleone, comincia nel solito modo. Le ragazze, concentrate e tese partono e io, finito il trambusto pre-partenza, mi accomodo sull’ammiraglia al solito posto, dietro a destra, mentre alla guida troviamo Dario Rossino, e sul sedile del passeggero una borsa frigo piena zeppa di borracce immerse nel ghiaccio, già pronte per il rifornimento. Sul sedile dietro, di fianco a me viaggia una grande quantità di ruote, pronte in caso di foratura.
Solitamente è abbastanza tranquilla la tappa a bordo dell’ammiraglia: si sta dietro e il silenzio è interrotto solo dalle gracchianti comunicazioni radio, e se chiamano proprio te, perché un’atleta ha bisogno di acqua o di assistenza, ci si muove passando tutte le altre ammiraglie per raggiungerla, niente di più, al massimo qualche acrobazia. Per il resto viaggiamo tranquilli, Dario concentrato a decodificare la radio, io cercando di cogliere la corsa.
Ma ieri no. Ieri una serie di sfortunati eventi hanno reso la vita sull’ammiraglia Servetto Makhymo Beltrami Tsa, davvero animata. Tappa molto impegnativa, questa, un circuito pieno di insidie, salite e discese tecniche, con dossi molto alti su cui si fatica a passare anche in auto, figuriamoci in bici. E la temperatura, al solito, non aiuta. Le ragazze sono stanche. Sofia, sfortuna, buca, e dopo il cambio ruota, fatica a rientrare. Anche le altre due segnano un po’ il passo. Maryna ci avvertono che ha il cambio bloccato, e poco dopo deve fermarsi. Anche Milagro è un po’ indietro (è caduta, scopriremo poi).
Dario le incita. Le esorta. Le spinge. Cerca di farle mettere in scia. Urla, come tocca a ogni direttore sportivo in certi frangenti, e si sente che sta soffrendo per loro, diventa padre, fratello, vorrebbe essere in gruppo con loro. Suona il clacson per farsi largo. Si sente da come guida, che vorrebbe andare avanti e indietro da una all’altra a rassicurarle, incitarle, come fanno i cani da pastore, ma non può. Può solo suonare il clacson, urlare dal finestrino e metterci il cuore.
Decisamente, quella di questa squadra è una storia di cuore.
Nasce undici anni fa dall’amicizia di Dario Rossino con Ezio Terragni, patron e fondatore insieme alla moglie della Servetto, azienda di accessori per mobili.
Uno piemontese, l’altro brianzolo, compagni di vacanze al mare, entrambi ciclisti, condividono gli stessi valori, l’amore per lo sport e per i giovani. La Servetto, con un passato nelle sponsorizzazioni maschili delle squadre giovanili locali (mai smesse) poi nel mondo Pro, con la Servetto Footon e non ultima, una squadra di amatori della zona, sempre attiva, decide di creare una squadra femminile con Dario.
La Servetto squadra ha molto in comune con la Servetto azienda. Entrambe fanno parte di una famiglia, e così si prendono cura delle loro ragazze, come fanno coi loro dipendenti, come fossero famigliari.
Dice Carlotta Terragni, giovane e sportiva figlia di patron Ezio, che quando una delle loro atlete, a seguito di una caduta è rimasta in coma, mentre Dario continuava a seguire la gara, siccome in Italia non aveva parenti, il presidente della squadra Stefano Bortolato è rimasto accanto al suo letto finché non si è ripresa.
È Dario, che principalmente si occupa (e preoccupa) di tutto. Le allena, le fa crescere, fa loro da coach, da meccanico, nutrizionista e quando serve anche un po’ da papà.
La Servetto dà loro una casa e un lavoro, se occorre. «Le ragazze – racconta Carlotta – ci vengono a trovare in azienda, o vengono al mare dove usciamo insieme in bicicletta. Perché è così che si fa tra parenti, no?»
E mi fa una grande tenerezza questa squadra a conduzione familiare, un minuscolo Davide in confronto alle squadre Golia, con mezzi smisurati, e non è questione solo di grandi autobus con i quali si spostano, ma rulli, set di bici che sembrano non finire, team di massaggiatori e alcune persino i giubbetti pieni ghiaccio perché possano pedalare fresche.
Ma in Servetto si compensa con il cuore e tantissima passione.
7 lug 2022 – Riproduzione riservata – Cyclinside