La settima tappa del Giro Donne è ancora in Lombardia, ma per un pelo. Ci allontana (un po’) dal caldo ma ci avvicina proporzionalmente alle salite. Sollievo e fatica in un colpo solo per le ragazze. Ci issiamo da Sarnico al Passo del Maniva. Dalla pianura alle montagne. Lì la vegetazione ha già il verde totale del Trentino, e profuma di vigne. E la fine di tappa, dopo la gran parte dei chilometri dal un dislivello simbolico, s’impenna fino in cima, dove le atlete arrivano (evviva, diciamo noi, loro non so) sotto un gran diluvio.
Ho percorso la tappa in furgone con Marco Mariotti, il meccanico della squadra Servetto Makihyma Beltrami Tsa. Marco, maremmano DOC ed ex corridore, è stato per lunghi anni in squadre professioniste maschili, una per tutte la D’Amico, per poi, quattro anni fa è entrato nella “famiglia Servetto”. E adesso fa coppia fissa con Dario, per accudire “le ragazze”
Gli chiedo quanto c’è di vero nel luogo comune che le donne non capiscono niente di tecnologia. Mi torna in mente l’odioso modo di dire “non sa nemmeno cambiare una gomma”, che si usa parlando di donne. Mi rassicura. Tra uomini e donne non c’è nessuna differenza, in entrambi i generi ci sono gli impallinati di meccanica, quelli che ne sanno abbastanza per sopravvivere in un giro da soli e tornare a casa in bici e poi ci sono quelli che proprio non ne vogliono sapere.
Parlando di donne e bici, più tardi faccio una lunga chiacchierata anche con Sofia Barbieri (una parte ne trovate nel nostro video), l’unica italiana della Servetto al Giro Donne, almeno dopo che sua sorella Isotta si è rotta la clavicola in una brutta caduta. Di Parma, 24 anni che nascondono con naturalezza tutti i segni della fatica accumulata nell’ultima settimana, Sofia, come sua sorella, riesce a far convivere impegni scolastici una, all’università e professionali l’altra, già farmacista, con quelli, non da poco del ciclismo professionista. È il suo primo Giro questo, e nonostante tutta la paura, la fatica e la pressione, si vede che si sta divertendo un mondo.
E anche con lei dissertiamo sull’essere donne in questo mondo, nato e plasmato attorno agli uomini. Anche per quanto riguarda le selle, per dire. Che non è vero che fa male solo agli uomini, anzi, a noi di più. Eppure, non se ne parla veramente, se non tra donne.
Tanto più che tra i fornitori della squadra c’è Selle SMP, un marchio diventato popolare con una sella disegnata appositamente per l’anatomia maschile, che in breve è diventata una sella iconica. E questo brand ha saputo evolversi e investire in ricerca per produrne anche una dedicata al mondo femminile.
Selle SMP infatti ha capito che il problema di una donna che passa così tanto tempo in sella, è quasi più grave di quello degli uomini. Le cicliste infatti subiscono una compressione del nervo pudendo con effetti poco noti sulle lesioni genitali e sulle disfunzioni sessuali.
E, una volta messa a punto la nuova sella geometrica per bicicletta, SMP Carbon, l’ha testata in uno studio comparato organizzato con il supporto dei reparti di urologia e ginecologia di 4 ospedali veneti.
Hanno testato gli effetti sulla compressione perineale, la perfusione sanguigna, la sensazione genitale e la funzione sessuale. E il test è stato fatto confrontandola con le selle standard utilizzate dalle cicliste professioniste su strada, piatte e con il naso stretto e sporgente. Ne è risultata una sella che sostiene il peso della ciclista distribuendolo sulle ossa pelviche e sui glutei e mantiene l’area perineale libera dalla compressione. Protegge il coccige dalle contusioni e dagli urti causati dalle asperità del terreno.
E infatti il risultato è stato lampante: i livelli di ossigeno e l’afflusso del sangue nella zona di compressione della sella erano più del doppio con la sella SMP Carbon che con quelle tradizionali.
Lo dicono i test, ma soprattutto lo dicono le ragazze che le usano, il miglior test in assoluto: una volta che cominciano a usarle, non le cambiano più. Anche a costo di imporla alla nuova squadra se ne dovesse utilizzaew altre.
E lo dice Sofia chiaro e tondo: «Io ne ho cambiate 2 o 3 prima, poi ho trovato questa e non la mollo più».
La sua sella SMP, infatti, è diversa da tutte le altre della squadra, nera al posto di bianca, perché non gliel’ha data lo sponsor, è la sua personale.
Perché dice, finalmente con questa non ho più nessun dolore pedalando, nessun fastidio dopo.
Un piccolo passo nella parità di genere in sella…almeno in senso letterale.
8 lug 2022 – Riproduzione riservata – Cyclinside