16 ott 2020 – Corridori e direttori sportivi hanno smentito, clamorosamente, i vertici della EF che, due giorni fa, hanno mandato una lettera all’UCI chiedendo di fermare il Giro d’Italia. Richiesta che aveva indispettito molti altri team e sopratutto gli organizzatori del Giro d’Italia che si stanno dando da fare per portare la corsa rosa fino al termine previsto a Milano.
Nelle interviste del dopo tappa di oggi la Rai ha chiesto conto a Fabrizio Guidi, ex corridore e direttore sportivo della EF, del messaggio mandato all’UCI, ma Guidi ha candidamente dichiarato che lui e tutto il team non sono d’accordo sulla richiesta dei vertici del proprio team ma, anzi, vogliono anche loro correre in sicurezza sperando di arrivare a Milano. A questa voce si è aggiunta anche quella di Mauro Vegni, direttore del Giro d’Italia che ha raccontato come uno stesso corridore della EF gli ha chiesto cosa stesse succedendo non sapendo nemmeno della lettera del suo team all’UCI (richiesta, peraltro, rifiutata nettamente dall’organismo internazionale).
Che succede quindi? A leggerla così sembrano avere fondamenta le preoccupazioni di Davide Cassani di cui abbiamo parlato stamattina (cliccare qui) dove lo stesso Cassani vedeva nella richiesta di stop alla corsa un tornaconto economico da parte di dirigenti di squadre che così potrebbero avere una scusa in più per risparmiare su stipendi e spese dei team. Un ciclismo, certo, che non si vuole bene se ragiona in questo modo.
Intanto permane il silenzio dal Giro-E, attualmente sospeso per due giorni senza alcuna comunicazione esterna. Della sospensione si è parlato solo ai team partecipanti. E andiamo avanti in attesa della cronometro di domani