C’è un’inflazione di maglie nel ciclismo italiano. Maglie disperse nel settore amatoriale dove si imitano i corridori “veri” e a volte ci si lascia prendere un po’ troppo la mano illudendosi di essere ad altri livelli.
In Italia c’è questa cosa curiosa che a organizzare le gare amatoriali oltre alla Federazione Ciclistica Italiana ci sono anche gli “enti della consulta”. Organi diversi che hanno colmato buche e voragini lasciate aperte dalla Federazione e che spesso lavorano molto bene. Solo che per dare soddisfazione ai loro iscritti pensano bene di organizzare, ognun per sé, i campionati italiani. Qualcuno si spinge oltre organizzando anche campionati europei e mondiali. Maglie in più alla ricerca di un’interesse e di racimolare qualche soldo illudendo con un po’ di gloria.
Col risultato che, tra le varie categorie a disposizione, una prova di “campionato italiano” arriva ad assegnare una quindicina di maglie tricolori. Moltiplicatele per il numero di enti presenti sul territorio italiano, aggiungete le differenze tra strada, mtb e ciclocross che vi fa moltiplicare per tre e il risultato appena ottenuto e vi ritroverete con un potenziale di maglie incredibile, ogni anno. Praticamente si potrebbe organizzare una corsa di soli campioni italiani ed avere un gruppo bello folto. Vi immaginate? E tutti legittimi.
Abbiamo fatto questa riflessione partendo da uno scritto sibillino di qualche giorno fa di Stefano Bertolotti, speaker del ciclismo che conta, giornalista e addetto stampa molto puntuale. Ha scritto Stefano:
Oggi per il ciclismo italiano è stata una giornata indimenticabile. A Chignolo Po (Pavia) si è disputato il CAMPIONATO EUROPEO ACSI in cui 128 italiani (per lo più provenienti da Sant’Angelo Lodigiano, Mortara e Voghera) si sono classificati ai primi 128 posti! E domani altro CAMPIONATO EUROPEO (UISP) a Larciano. Vedo favoriti i toscani
Nulla in contrario al movimento amatoriale, chiarisce quasi subito Bertolotti, ma nella sua ironia tira fuori un aspetto nient’affatto secondario.
La voglia di avere riconoscimenti a tutti i costi supera anche il buon senso, sconfinando, non ce ne vogliate troppo, nel ridicolo. Così come dall’altra sera ci sarà qualcuno che andrà in giro a raccontare di essere “campione europeo di ciclismo” sorvolando sul fatto di aver vinto una corsa in cui ha battuto solo connazionali e probabilmente solo delle sue parti (perché difficilmente in una gara amatoriale si viene da troppo lontano). Avrebbe più senso, allora, assegnare le maglie in occasione di qualche importante granfondo, ma qualche importante granfondo viaggia su altri binari per mettersi a fare una cosa del genere.
Il concetto, più ampio, è che una maglia di campione nazionale/europeo/mondiale dovrebbe rappresentare il meglio del territorio in quello sport. Ok la divisione tra maschi e femmine, Under 23 ed Elite, così come per i giovani che pure hanno le loro categorie agonistiche e il senso di vederli tra gli amatori è più difficile da comprendere (con poche eccezioni).
Che poi è il senso stesso di “amatore” che mette in discussione la possibilità di qualcuno più forte in assoluto degli altri e, ancora di più, il senso di una maglia. Se l’amatore, per definizione, pedala quando può e secondariamente al lavoro, si spera anche alla famiglia, una maglia di campione cosa testimonia? Che sì, chi la vince è forte, ma è anche quello che ha avuto maggiore costanza di allenamento e/o più tempo a disposizione. Una maglia dovrebbe parlare d’altro, sempre seguendone la definizione. È un valore assoluto.
Insomma, forse è il caso di ridimensionare un po’ certe iniziative che rischiano di creare esaltazioni fuori luogo. Altrimenti diventiamo il paese dei tantissimi allenatori di calcio e dei tantissimi campioni nazionali di ciclismo. Non fa un po’ sorridere?
20 giu 2016
Fa sorridere, e deve far sorridere!
In questi articoli si parte sempre dal presupposto sbagliato di considerare il risultato dell’attività amatoriale come se fosse un risultato sportivo con un certo significato, come lo è invece tra i “corridori veri”, e paragonare quindi le maglie assegnate tra gli amatori con quelle assegnate tra i professionisti.
L’attività amatoriale deve solo promuovere il ciclismo e far divertire chi lo pratica, e se per aumentare il divertimento e ci si inventa il campionato dei campionati con relativa maglia ben venga!
Ricordatevi tutti sempre che dal punto di vista sportivo (nel senso di agonistico) il risultato in una gara amatoriale non ha alcun significato!
Capisco che con questa affermazione offendo centinaia e centinaia di amatori che dedicano la loro vita alla bicicletta e si sentono dei “corridori”, ma è così.
Avanti allora con iniziative divertenti, e se vuoi fantozziane, così si riporta l’attività amatoriale nei suoi ranghi.
Salve Alan, l’articolo è scritto proprio perché non si considera l’attività amatoriale come risultato sportivo di livello, ma non siamo affatto sicuri che tutti la pensino così.
il problema più grosso è che chi vince queste maglie quasi mai è conscio del fatto che valgono poco più che nulla, ed allora giù di foto con maglia iridata farlocca…
… sono 3 anni che partecipo al camp. Del mondo amatori pista, che, se scritto in inglese fa un altro effetto.
Mi sento vincitore del World master track solo per la mia partecipazione.
La trasferta, aereo eccetera non é per tutti, i soldi ci vogliono.
Dunque?
Ritornando all’articolo penso al perché si deve essere malmostosi per le maglie attribuite.
Siamo cicloamatori, e il gioco dovrebbe essere la prima fonte di partecipazione.
Io, ad esempio, godo correre con le categorie più forti delle mie. (Anche qui ci sarebbe da discutere)
Ho 51 anni e mi piace correre con i 20 enni.
A volte li batto pensate!!!
Loro, gelosi, si inventano ogni sorta di dubbio su di me, dubbio che non osano inventarsi sui titolari delle varie maglie dei campionati decantati.
A mio parere, é questa la discussione che bisognerebbe imbastire.
Quanti seri controlli antidoping ci sono alla fine di queste competizioni?
Signori, dunque…
Lasciate perdere le organizzazioni di questi eventi e scrivete per un ciclismo sano e pulito che così avrete anche la mia approvazione.
Poi, perché non organizzare un campionato di tutti i campionati? Ah ah ah…
Troppo per voi e il vostro credo?
Saluti da Balosso.
Avere decine di maglie di campione nazionale è un fenomeno unico e tutto italiano. Già questo dovrebbe far pensare. Poi divertirsi è sacrosanto nei modi che si preferisce. L’importante è sapere quale sia la propria dimensione.
:-)
alla prossima.
Saluti.
Concordiamo tutti che è una pagliacciata. Personalmente uso termini più crudi per catalogarla.
Quello che l’ha inventata merita la Laurea Onoris Causa in Economia, tant’è che grazie a queste pagliacciate sembra aver fatto un bel gruzzoletto, alla faccia dei boccaloni che a queste gare vanno ben convinti e non, come dicono Alan o Balosso, con spitito goliardico.
Se fossero goliardate non avrebbero ricevuto diffida dall’UCI per l’uso di termini e loghi, ma un bell’invito a cena.
Ho dimenticato una H ;)
Buonasera, mi approccio da poco al ciclismo amatoriale provengo dal nuoto master (amatoriale) e vi posso dire che anche li si prendono molto sul serio e si apprezzano gli organizzatori che premiano di più e piu categorie perchè in generale tutti partecipano perché vogliono vincere un qualcosa e spesso si accontenta con medaglie coppe ai tre classificati per categoria divisa in 5 anni a seguire poi ci sono gli agonisti che partecipano nelle gare di fondo in mare .
Come se nobali partecipasse ad una granfondo regionale….
Ciò da lustro alle manifestazioni ma a volte le premiazioni sono più lunghe della gara stessa.
Termino con una frase che il mio presidente mi disse al mio esordio essendo sconsolato per il mio risultato. ..”Il migliore atleta è quello che da il massimo no chi semplicemente vince…”
“Nibali”