26 mar 2020 – «Il decreto non dice che tutti devono stare chiusi, ma parla di “attività funzionali”». Esordisce così, nella nostra chiacchierata, il dott. Daniele Pantini, professione: commercialista, passione: bicicletta, ma anche presidente dell’Associazione Esperti Promotori Mobilità Ciclistica e presidente di una Fiab romana.
Pantini si è studiato la legge e ne ha tratto le conclusioni: «”Attività funzionali” fa riferimento alla filiera che deve restare aperta e in queste ci possono rientrare senza problema anche le attività di riparazione biciclette per assistere i rider e tutti coloro che le bicicletta devono usarla per motivi di lavoro o per spostarsi»
Cosa fare allora?
«Chi ritiene di dover stare aperto per offrire il suo servizio può richiedere il permesso attraverso il Modello di Comunicazione ai sensi dell’art. 1 comma 1 lettera d) del D.P.C.M. 22 marzo 2020. (Attività funzionali ad assicurare la continuità delle filiere dei settori di cui all’allegato 1 del medesimo D.P.C.M., dei servizi di pubblica utilità e dei servizi essenziali di cui alla legge n. 146/1990).
La attività di riparazione cicli può essere vista a supporto del settore postale ma anche di quello della distribuzione, o anche solo come riparazione del mezzo per permettere ai lavoratori obbligati di recarsi sul posto di lavoro.
«Qui c’è un link di esempio dove reperire il modulo e la procedura da seguire. Logicamente va inoltrata alla propria prefettura via pec: http://www.prefettura.it/»
«Si tratta di una cosa possibile e prevista dal decreto – spiega Pantini – nessuna contrasto alla legge – Poi sarà il prefetto che, analizzate le esigenze territoriali deciderà se quell’attività merita di rimanere aperta. Una volta inviato il modulo via pec si resta aperti. Se il prefetto dovesse ritenere che le ragioni territoriali non lo richiedano può rispondere con la comunicazione di chiusura. Ma fino a quel momento si è legittimati a restare aperti».
«Poi ognuno deve valutare cosa sia davvero opportuno. In questo ci vedo anche una logica nell’esclusione dell’attività di cicloriparatore dall’ultimo decreto. Nella maggior parte dei casi le officine lavorano per biciclette ad uso sportivo e molti meccanici che ho già interpellato sono comunque dell’idea di restare chiusi perché non ne vale la pena dal punto di vista economico».
«Il problema successivo, poi, è che il governo dovrebbe autorizzare la vendita di beni inerenti la riparazione delle biciclette. Componenti che facendoli rientrare nella vendita all’ingrosso di articoli sportivi attualmente non è possibile rifornire ai meccanici. L’alternativa è rivolgersi online».
Redazione Cyclinside
Grazie redazione, proverò a seguire le indicazioni esposte nell’articolo dal dott. Daniele Pantini.