30 apr 2019 – Ha smesso di gareggiare che è meno di un anno, ma in un certo senso oggi corre anche più di prima, impegnato come è a lanciare il suo centro di preparazione per ciclisti junior, a fare da ambassador e tester di un giovane marchio di biciclette, e da qualche mese anche a fare da testimonial e collaboratore negli eventi a marchio “Eroica”, come ad esempio l’ultima Nova Eroica organizzata a Buonconvento (Siena), il 28 aprile scorso. Dopo sedici anni da pro, un successo al Giro d’Italia, tre al Giro di Lombardia e uno alla Amstel Gold Race, Damiano Cunego ha lasciato il professionismo appena la scorsa estate, ma smessi i panni da corridore ha subito messo in pratica quello che negli ultimi anni per lui era diventato quasi un chiodo fisso del suo imminente futuro da ex-pro: mettere la sua esperienza al servizio dei giovani atleti e, perché no, offrire la sua esperienza anche in quel mondo a due ruote che non ha mai praticato, appunto quello cicloturistico e amatoriale, quello che negli eventi “Eroica” trova la sua più esatta collocazione.
Proprio assieme a Cunego, chi scrive ha avuto l’occasione di dirigere un seminario tecnico sul “Guidare la Bicicletta nelle Strade Bianche”, che Cyclinside ha già raccontato qui. Due giorni dopo, alla domenica, sempre al fianco di Damiano ce la siamo spassata in gara, una gara davvero originale e atipica a dire il vero.
In carriera Damiano Cunego ha avuto modo di partecipare come testimonial a tantissime granfondo, ma un evento come quello di Buonconvento no, come questo non gli era mai capitato: prima di tutto perché al posto dell’asfalto qui il protagonista numero uno sono le strade sterrate della Val d’Orcia e delle Crete Senesi, e poi perché, in questa che per comodità chiamiamo “granfondo”, l’agonismo è l’ultimo dei protagonisti, a differenza della stragrande maggioranza degli eventi amatoriali che si svolgono in Italia. Sui due percorsi da 130 e 85 chilometri non ci sarà una classifica d’arrivo, ma solo una rilevazione dei tempi sui tratti cronometrati (quattro per la 135, due per la 85), ovviamente su strade sterrate, che daranno poi forma a una classifica di tempi che a sua volta darà diritto a partecipare alla gara in linea del pomeriggio, una competizione “secca” da 36 chilometri.
«Farò il percorso da 85 chilometri, ci aveva detto Damiano Cunego il giorno della vigilia – perché all’arrivo ho degli impegni con degli sponsor e degli amici che mi aspettano». Damiano è in sella alla sua lucidissima e filante Exept, la monoscocca di un neonato brand italiano per cui fa da testimonial da qualche mese. È una vera e propria bici da corsa la sua, che in partenza è schierata assieme alle bici gravel (tantissime quest’anno), alle bici da ciclocross e anche alle bici d’epoca. Sì, perché la peculiarità della Nova Eroica è che puoi correrla con qualsiasi tipo di bicicletta, purché non mountain bike.
Si parte alle otto in punto da Via Dante Alighieri a Buonconvento. Il “kilometro zero” è dopo tre kilometri, ma, superato il cartello che lo ufficializza, si capisce subito che questa è giornata in cui l’agonismo non sarà il protagonista principale. Si pedala tutti assieme ad andatura turistica fino all’uscita da Asciano, dove parte il primo dei tratti cronometrati, con i dodici chilometri che si sviluppano sulle rampe ripidissime e infide di Monte Sante Marie, che è tratto assai famoso per chi partecipa a L’Eroica di Gaiole in Chianti. Damiano qui ci ha corso eccome, ad esempio alla Strade Bianche Montepaschi, del 2011, quella dove arrivò terzo.
Prima di attraversare il tappeto del cronometraggio l’organizzazione presieduta dall’impeccabile Franco Rossi ferma tutto il gruppo obbligandolo al piede a terra; qualche irriducibile della competizione sbraita e si lamenta per questo, ma viene subito zittito dai tanti che gli ricordano il tenore e lo spirito di questa giornata. In realtà, cinque minuti dopo, al “pronti via”, tutti scattano fulminei sopra il tappetino di rilevazione del tempo, proprio perché questa è la porzione di percorso dove, chi ne ha, può divertirsi. Io scorgo l’inconfondibile sagoma di Cunego sul tratto più ripido di Monete Sante Marie, provo a seguirlo, anche perché lo stile elegante che mostra mi fa capire che non sta certo andando “a tutta”, quindi la sua ruota la potrei provare a “tenere”, se non altro perché dopo quel tratto ripido c’è la discesa e la sua andatura in picchiata non mi sembra velocissima, quindi possibile da seguire.
L’illusione dura poco, perché non appena la strada torna a salire Damiano si alza sui pedali e scompare dalla mia vista, o almeno scompare sino al termine i questo primo tratto cronometrato. Sì, perché oltrepassato il tappetino di rilevazione del tempo gli organizzatori invitano nuovamente tutti a fermarsi, per godersi il primo dei quattro ristori in programma: non sono neanche le nove ma al ricco buffet, oltre a crostatine, pane e cioccolata e succhi di frutta ci troviamo formaggi, vino e l’immancabile salame da spalmare sul pane. Non proprio una dieta da atleti, ma roba che è difficile da scansare… Damiano è lì, e non sembra certo fare i complimenti. E aggiunge: «Sono a posto. Su questo tratto cronometrato ho fatto il mio show. Per oggi può bastare, anche perché questa accelerata la pagherò più avanti». Ci sarà da credergli?
No, meglio non credergli, a cominciare dal fatto che, trenta chilometri più avanti, dopo la deviazione tra percorso da 85 e 130 km me lo ritrovo ancora una volta nel gruppo di chi, come me, ha scelto il centotrenta: «Ma allora hai cambiato idea Damiano? Ma non avevi detto che avresti fatto il corto?». «Sì, ma alla fine ho cambiato idea, perché qui è troppo bello. E sai che ti dico? Che questi primi chilometri mi sono volati, non avevo mai partecipato a granfondo come queste, dove ci sono delle cronometro alternate a dei trasferimenti. È una soluzione perfetta sia per goderti il percorso, sia se vuoi divertirti un po’ con la sfida». Così ci avviciniamo assieme a Damiano verso il terzo tratto cronometrato, dove a scattare subito sui pedali è Christian Meier, altro ex professionista, che rispetto a Damiano sembra davvero intenzionato a interpretare al massimo tutti i tratti cronometrati. Damiano ha un passo più “rilassato”, invece, quel che mi basta per provare ancora a seguire la sua ruota, la sua e le traiettorie perfette che descrive, le linee impeccabili che disegna su quel fondo così sdrucciolevole ed infido quando. Solamente in discesa tira un po’ i remi in barca, ma poi mi fa capire il perché: «Monto copertoncini stradali, con una guida troppo aggressiva ho paura di forare». Tant’è, la mia soddisfazione alla fine del terzo tratto è non aver perso la ruota di un certo Damiano Cunego. Arriviamo così a Torrenieri, ultimo dei ristori, dove al buffet c’è anche dell’ottimo Chianti. Salute Damiano! Un brindisi e si riparte. Il traguardo di Buonconvento è a meno di quindici chilometri, non prima di aver affrontato l’ultimo tratto cronometrato, proprio lì dove mi prendo la soddisfazione addirittura di staccarlo, Cunego: mi giro e non lo vedo più …sì, ma è così perché poi all’arrivo mi dirà che nel tratto sterrato in discesa ha avuto la sfortuna di forare. Aveva ragione a voler andar piano. Terminata l’ultima cronometrata, come al solito, la giuria ci ricompatta, per andare a tagliare tutti assieme il traguardo di Buonconvento. Finita? Macché.
Finito il percorso da 130 chilometri mi aspetta l’ultimo, eccitantissimo, evento di un programma di giornata decisamente ricco: la gara in linea finale di 36 chilometri. Può partecipare chi ha fatto i migliori tempi sulle salite cronometrate, ma poi in realtà gli organizzatori fanno partire chi lo preferisce, se non altro perché, dopo che ti sei “sciroppato” 130 chilometri, solo gli agonisti più incalliti e hanno voglia di battagliare ancora in una gara secca. In effetti, schierati al via siamo una quarantina e ad aspettarci c’è un percorso prevalentemente piatto, suddiviso più o meno equamente tra strada asfaltata e sterrata. Cunego non c’è, si risparmia una faticata in più e per una volta tanto fa da illustre spettatore. Le emozioni, questa volta, sono quelle classiche delle gare a circuito, con scatti e contro scatti che alla fine vedono premiata la preparazione e la superiorità numerica, del team FlandresLove Sportland, che manda a vincere in solitaria il suo più giovane puledro Edoardo Compagnoni, classe 1998.
La Nova Eroica si chiude con un bilancio più che positivo sia per noi partecipanti che per gli organizzatori, loro che dal punto di vista quantitativo hanno raddoppiato gli iscritti rispetto al 2018 (oltre millecento le adesioni quest’anno) e che dal punto di vista qualitativo stanno ottimizzando un formato che è davvero il volto nuovo del ciclismo amatoriale e cicloturistico. Sì, perché accantonare la classica formula agonistica delle granfondo a favore di tratti cronometrati è cosa che piace non solo ai cicloturisti che scelgono la marcia sempre rilassata, ma piace anche agli agonisti puri, che con la soluzione dello stop obbligato dopo ogni tratto cronometrato, hanno davvero la possibilità di godersi tutti assieme il fascino dei posti che attraversi e di gustarsi i ristori uno ad uno. Il tutto su un percorso che tecnicamente propone quell’elemento in più delle splendide strade sterrate toscane, che ti permettono di provare sensazioni e situazioni di guida atipiche, e per questo divertenti, e che agli organizzatori consentono di aprire l’evento a biciclette di tutti i tipi, da corsa, da gravel e anche da ciclocross. Un evento del genere ha potenzialità enormi: gli organizzatori lo hanno capito e a quanto pare anche i partecipanti, che non sono più e solo i “classici” granfondisti.
Maurizio Coccia