1 giu 2018 – Lo scorso 24 maggio, mentre ci stavamo appassionando al finale del Giro d’Italia, la Commissione Europea ha fatto una proposta di legge per rendere obbligatoria l’assicurazione anche per le biciclette elettriche che vengono considerate, in tutto e per tutto, dei veicoli a motore.
La crescita di questi veicoli e l’aumento, generale, di biciclette circolanti in tutta Europa ha posto all’attenzione il problema della sicurezza e dei risvolti legali che inevitabilmente ci sono quando capita un incidente.
A mettere in evidenza la questione è un articolo interessante comparso sulla rivista Bicitech che ha coinvolto in un’intervista anche alcuni attori del nostro mercato naturalmente preoccupati per una decisione che appare quanto meno contro corrente.
Le e-bike in Italia non sono ancora diffuse come già in altri Paesi europei, l’aumento pure forte che c’è di mese in mese di questi veicoli rischia di subire un violento rallentamento proprio a causa di un eventuale obbligo assicurativo.
D’altra parte va pure considerato che in Paesi come la Germania il numero di incidenti che vedono coinvolti ciclisti è elevato (intesi come utilizzatori di biciclette per la mobilità urbana, non pensiamo a chi lo fa a fini sportivi-agonistici, in questo caso). Anche noi, in altri articoli, abbiamo sempre consigliato (e continuiamo a farlo) di stipulare una semplice assicurazione di responsabilità civile (la classica RC) se si utilizza la bicicletta regolarmente. Costa poco e mette al sicuro da problemi anche importanti che dovessero capitare per una semplice distrazione.
L’obbligatorietà di assicurare le e-bike porterebbe inevitabilmente a un aumento importante del costo delle assicurazioni e, in più, aprirebbe nuovi scenari che parlano di obbligatorietà del casco, riconoscibilità tramite targa e così via come è facile immaginare anche per biciclette non motorizzate, temiamo. Fermo restando il richiamo sempre valido a indossare il casco SEMPRE e a comportarsi nel rispetto delle norme del Codice della Strada, sarebbe più opportuno vedere, anche in questo caso, delle direttive europee volte a facilitare la mobilità ciclistica caso mai, motorizzata o meno che sia, arrivando anche a obbligare i Paesi a prevedere norme che incentivino l’uso delle biciclette, non pensando a leggi che come primo risultato ne avrebbero una contrazione inevitabile. Perché non pensare a degli spazi dove poter lasciare al sicuro le biciclette elettriche, ad esempio?
A leggere le statistiche (ma anche a chiedere in giro a chi utilizza normalmente un’ebike) è proprio la paura dei furti a rendere più complicato l’utilizzo di biciclette di questo tipo nella maggior parte delle città. Chi non ha spazi ben definiti dove lasciare la propria ebike quando va al lavoro, finisce per preferirgli altre soluzioni, c’è poco da fare.
L’ebike è più pericolosa?
Se poi si vuole andare verso una regolamentazione del settore ben venga pure, ma deve essere fatto in un ambito di promozione, non di limitazione. La possibilità di andare in ebike anche da parte di persone non allenate, mette in condizione di affrontare discese pericolose anche ciclisti non esperti, che altrimenti, semplicemente, eviterebbero certe strade. Difficile dire, però, se queste differenze possano già essere misurate statisticamente da condurre a provvedimenti importanti.
La paura che circola, insomma, è che ci si sia trovati improvvisamente davanti a un fenomeno da spremere economicamente senza pensarci troppo su.
Guido P. Rubino