5 gen 2017 – I tempi si evolvono e quello che succede alle biciclette a pedalata assistita (sempre più definibili come elettriche, vi spieghiamo di seguito il perché) è un’evoluzione anche normativa.
Un articolo molto interessante è uscito a nome di Gianni Lombardo, sul numero di gennaio di Bicitech, la rivista rivolta agli operatori del settore e non solo.
La bicicletta a pedalata assistita è sempre più una realtà in Europa, dove la stima (ancora) di vendita del 2015 è quantificata in 1.300.000 pezzi (un milione e trecentomila!) con forte sbilanciamento verso il nord ovviamente, in quei paesi che sono anche attenti ad una richiesta normativa più particolareggiata. Per forza: ormai non si tratta più di semplici biciclette con un aiuto in più, ma di mezzi che vengono sempre più scelti per gli spostamenti in città e non solo e molto efficaci proprio perché permettono di superare ostacoli altimetrici anche di una certa importanza. La spinta, allora, è a renderli sempre più efficaci.
Come? Aggiornando la normativa europea alle novità tecniche possibili nel mercato.
Nuove regole
Proprio dal 1 gennaio 2017 sono diventati vincolanti, riporta Bicitech, i nuovi profili normativi del regolamento di omologazione europeo 168/2013 che individua due tipologie di veicoli:
- L1eA: cicli a due o tre ruote con trazione a pedale e motore elettrico ausiliario di potenza massima nominale fino a 1000W e con velocità non superiore ai 25 km/h.
- L1eB: cicli a due o tre ruote dotati di motore elettrico ocn potenza nominale continua massima fino a 4000W e velocità non superiore ai 45 km/h.
La seconda categoria è assimilabile a tutti gli effetti ai ciclomotori (tra l’altro ha lo stesso limite di velocità) e quindi è ovvio che richieda immatricolazione, casco, assicurazione e quant’altro; come un ciclomotore appunto.
Sulla prima, di fatto, introduce una nuova classificazione di veicoli con maggiore potenza che risponde ad una richiesta precisa soprattutto di quei Paesi dove la bicicletta a pedalata assistita è utilizzata molto e c’è necessità di affrontare salite impegnative e magari anche con un certo carico da trasportare.
Non sono chiare, però, le regole da seguire per questa normativa. Ogni Stato dovrà fare per sé e decidere se equipararli a ciclomotori (ma a quel punto tanto varrebbe andare direttamente su veicoli che seguono la normativa L1eB) o comunque seguire regole che siano una via di mezzo. Vedremo.
Intanto nessuna paura per le “vecchie” biciclette a pedalata assistita, quelle relative alla direttiva 2002/24 CE che riguarda una conformità agli standard e non richiede alcuna regola restrittiva.
Perché queste novità?
C’è voglia di rinnovare e di adeguarsi alle possibilità tecnologiche di un mezzo che negli ultimi anni si è evoluto tantissimo e sta letteralmente esplodendo nelle vendite sul mercato. Logico e anche giusto che la legislazione si adegui in maniera intelligente. In questo senso l’arrivo di nuove regole deve essere visto come una affermazione di un veicolo che ha senso e utilità (riconosciuta dal mercato) e non è solo un “giocattolo” come veniva (e troppo spesso viene ancora) considerata la bicicletta in Italia.
Ben vengano quindi evoluzioni legislative se significano anche evoluzioni tecniche e diffusione di un mezzo che ha sempre più utilità nel traffico cittadino e anche nel cicloturismo. Il rischio che i legislatori italiani si facciano prendere dalla fantasia di “spremere” economicamente gli utenti, al momento, non dovrebbe proprio esserci visti i numeri comunque esigui (pure se in forte crescita) rispetto al totale del mercato. Ma se la legge segue un’esigenza che viene “dal basso”, cioè l’aumento delle biciclette a pedalata assistita in uso, è un segnale importante.
Redazione Cyclinside
Ma insomma, le bici L1e-A, cioè con potenza >250 W ma <1000 W devono avere la targa o no? Possano circolare su strade normali e in città o solo fuori strada?
Al momento quel tipo di vicoli, in Italia. considerato come un motorino elettrico. Con tutto quel che ne consegue…