Ciclocross e ciclismo su strada: se in una gara come la strade bianche spesso ci sono davanti corridori che praticano regolarmente il ciclocross si tratta di una questione legata al fatto che si stia parlando di una corsa in parte su strada sterrata. Questi vanno forte e sono davanti tutto l’anno. Miracoli da allenamenti nel cross? In parte sì e vi spiego perché.
Il ciclismo ha vissuto per decenni con un enorme problema: la sua storicità. Questa ha portato generazioni di corridori ad allenarsi come faceva la generazione precedente e la precedente ancora prima di loro. Alzi la mano chi ha corso nelle categorie giovanili di qualche anno fa cui non sia stato inculcato che il mercoledì (o più raramente il giovedì) debba essere dedicato ad un allenamento su di una distanza enorme il cosiddetto “lungo”, che dovrebbe essere sempre enormemente superiore alla distanza di gara. Un po’ come dire ad un centometrista nell’atletica che il mercoledì deve fare una maratona per fare resistenza.
Follia.
Allenare la potenza
Eppure era così. Si pensava che il ciclismo fosse prima di tutto resistenza. Ma ora è tutto diverso: se paragoniamo il ciclismo anni ’90 a quello di oggi. Stiamo semplicemente parlando di due sport diversi. In che modo i ciclocrossisti (ed i biker) ne traggono vantaggio? Perché loro da sempre partono dalla potenza. Ed avere un atleta potente da portare a reggere una certa distanza è molto più facile che avere un atleta resistente che deve migliorare la potenza.
Non solo. Il ciclocrossista allena una grande elasticità del motore che lo stradista non ha. Cose come dare potenza fuori da una curva a 30 pedalate al minuto ed essere contemporaneamente in grado di allungare in rettilineo a 100 pedalate al minuto. Oppure la capacità di reclutare più fasce muscolari durante lo sforzo, quando sei costretto a cercare forza con la bici inclinata per una curva o semplicemente per il terreno smosso. Ma anche l’allenamento a stare un’ora continuamente fuori e dentro al proprio limite, imparando a recuperare a velocità comunque alte e a stare fuori giri svariate volte senza mai crollare o rallentare in modo evidente.
Prendere un atleta preparato a queste cose e portarlo a gareggiare in una gara di 4 o 5 ore è cosa facile. Un adattamento di un anno forse, o anche meno. Viceversa, portare un fondista al ciclocross – come valori di potenza, tecnica di guida esclusa – è lavoro arduo, obiettivo da raggiungere nell’arco di 2 anni o forse 3. E in un ciclismo dove alla Milano San Remo dopo 300 km si arriva in volata con corridori freschi come fosse una corsa qualsiasi, e non più con una cavalcata eroica di resistenza alla Chiappucci, il ciclocrossista è il peggior cliente da trovarsi come rivale su strada oggigiorno. Sterrato o asfalto che sia.
(https://www.daccordicycles.com/it/)
Porta un ciclocrossista a fare giro, tour o vuelta e poi ne riparliamo.
Come per esempio Alaphilippe?