Una nota tecnica di Vittoria, produttrice di coperture di diverse tipologie, mette in evidenza come l’importanza delle soluzioni tecniche che prevedano l’impiego della camera d’aria, sia ancora molto elevata. Insomma, dicono i tecnici di Vittoria, vanno bene le coperture tubeless con tutti i vantaggi che hanno e soprattutto per chi interpreta il ciclismo in maniera sportiva e agonistica, ma la camera d’aria ha ancora molto da dire. Soprattutto, conviene portarsela dietro anche quando si usano coperture tubeless, che non si sa mai.
«Come quasi tutte le tecnologie nel ciclismo, ci sono pro e contro in tutti i sistemi – spiegano da Vittoria – I punti di forza del tubeless sono la capacità di ridurre il peso in rotazione e la frizione generati dalla presenza della camera all’interno dello pneumatico, e maggiore protezione dalle forature grazie all’utilizzo del liquido sigillante dentro allo pneumatico. In caso di foratura, il liquido riempie il vuoto (spesso senza che nemmeno ce ne accorgiamo).
«Anche se il sistema tubeless appare molto efficace quando è in uso, lo stesso non può essere detto per quanto riguarda la sua riparazione. Al contrario della semplice sostituzione della camera d’aria, riparare uno pneumatico tubeless può diventare un’impresa quando si è fermi a lato della strada o del sentiero. I copertoni tubeless sono più stretti di quelli non tubeless, in quanto i talloni sono realizzati per garantire la tenuta di pressione. Posto che il ciclista riesca a rimuovere il copertone tubeless danneggiato deve poi sbarazzarsi del liquido sigillante – il ché è al quanto difficile durante un’uscita in bici. In più, alcune combinazioni di pneumatici e cerchi possono avere bisogno di un compressore per fare incastrare i talloni al cerchio completamente»
A volte, insomma, non bastano nemmeno le bombolette di Co2 senza togliere che il liquido che si mette internamente alle coperture tubeless deve essere periodicamente sostituito.
Tubeless: punti deboli
Nel documento di Vittoria si mettono in evidenza anche i punti deboli del sistema tubeless:
- Perdita di pressione dal tallone (dovuta al carico in curva o ad impatti: stallonamento).
- Rottura del nastro per il tubeless
- Liquido sigillante scaduto
- Larghe forature che il sigillante non è in grado di riempire
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Soluzioni non adatte a tutti
Proprio perché queste eventualità possono capitare e, nel caso, il rischio di restare a piedi è concreto, conviene, allora, avere dietro una camera d’aria visto che tutte le coperture tubeless sono definite, appunto, “tubeless ready” quindi capaci di essere utilizzate anche con camera d’aria.
E da questo punto di vista, precisa da Vittoria che “se guardiamo puramente all’utilità, la complessità del tubeless ne fa un’opzione poco adatta a certi ciclisti. Per esempio, i ciclisti che non vogliono investire troppo tempo nella manutenzione degli pneumatici si troverebbero meglio ad utilizzare le camere d’aria. Alcuni esempi sono chi utilizza la bicicletta in città, come mezzo di trasporto, o chi utilizza biciclette elettriche per le quali la rimozione della ruota può essere complessa”.
Ma anche le camere d’aria si sono evolute al punto che le prestazioni possono essere molto elevate da un punto di vista tecnico e sportivo anche utilizzando il sistema classico di camera d’aria e copertoncino. Non è una novità, d’altra parte, che alcuni corridori utilizzino e abbiano utilizzato questa soluzione. Ne avevamo parlato in proposito in questo articolo.
Tipi di camere d’aria
Le camere d’aria, dicevamo, si sono evolute. Sul mercato si possono trovare diverse tipologie: in butile, in lattice e in TPU (un poliuretano termoplastico). Queste ultime, a differenza delle prime, hanno caratteristiche molto elevate anche in termini di prestazioni e sono le più recenti.
Vediamole una per una.
Camere d’aria in butile
Corrisponde alla tipologia classica, spiegano da Vittoria: è un elastomero sintetico che combina isobutilene e isoprene. È una soluzione molto buona perché fornisce un buon assorbimento degli impatti, durabilità, impermeabilità e buona tenuta di pressione. Queste camere sono riconoscibili dal classico colore nero; sono durevoli ed economiche e quindi un’ottima opzione per una tanti e diversi ciclisti e, ovviamente, sono le più presenti sul mercato. Sono piuttosto facili anche da riparare.
Dato che le camere d’aria sono realizzate per essere utili e semplici, sono disponibili in tante misure e spessori con caratteristiche di maggiore resistenza o maggiore leggerezza. Alcune sono disponibili anche con del liquido sigillante all’interno.
Camere d’aria in lattice
In lattice erano fatte le prime camere d’aria ed oggi è stato rielaborato per superare le problematiche iniziali e poterne sfruttare la grande elasticità e la leggerezza. Proprio la sua grande elasticità diventa un vantaggio per la riduzione della resistenza al rotolamento.
Il punto debole di questa tipologia di camere d’aria è la tenuta alla pressione. Il materiale è più permeabile all’aria del butile e abbiamo visto spesso meccanici far partire i corridori con pressioni di gomme più elevate del dovuto così da avere la pressione ottimale nelle fasi finali di corsa. Per i ciclisti attenti alle prestazioni si tratta di un’evoluzione interessante e piuttosto economica.
Camere d’aria in TPU
Come detto, è il materiale più nuovo nel settore delle camere d’aria per bicicletta e offre prestazioni di alto livello come una notevole leggerezza e ridotta resistenza al rotolamento. È elevata anche la protezione dalle forature rispetto alle camere d’aria viste in precedenza. La maggiore tenuta della pressione rispetto alle camere d’aria in lattice ne fa una scelta interessante per i corridori e per chi prevede di stare in sella per tante ore.
«Siamo sollo all’inizio della storia delle camere d’aria in TPU. Le TPU stanno vivendo lo stesso slancio che vissero le camere in lattice quando mostrarono il miglioramento di prestazioni che offre la maggiore elasticità del materiale – sottolineano da Vittoria – Il TPU, che è un materiale estremamente elastico, ha portato le prestazioni delle camere d’aria a livelli che non sono mai stati raggiunti né dal butile, né dal lattice. Offre anche una minore propensione alle forature e una migliore tenuta di pressione rispetto agli altri due materiali. È importante sottolineare che il TPU consente pressioni di gonfiaggio minime più basse rispetto a butile e lattice, offrendo quindi maggiore deformazione allo pneumatico. In altre parole, il TPU non solo migliora le prestazioni più di quanto fatto dal lattice, ma neutralizza anche il punto debole della tenuta di pressione. Il TPU trattiene molto meglio l’aria rispetto al lattice».
C’è da aggiungere anche una nota “verde”:
«A parte i vantaggi in termini di performance – proseguono da Vittoria – le camere d’aria in TPU sono un ulteriore passo in avanti per quanto riguarda l’ottimizzazione del ciclo di vita del prodotto. Sebbene il TPU non sia un materiale naturale come il lattice, le camere in TPU hanno un basso impatto ambientale in fase di produzione (necessitano di meno materie prime rispetto a butile e lattice) e sono più sostenibili in quanto sono completamente riciclabili e il materiale di cui sono fatte può essere utilizzato per la fabbricazione di altri prodotti. Potenzialmente, il TPU ha consentito l’utilizzo di meno risorse per la realizzazione di camere d’aria e ha aperto la strada alla ricerca di soluzioni sempre più sostenibili.
Noi di Cyclinside ne abbiamo parlato in occasione della presentazione delle nuove coperture Vittoria in questo articolo.
Ulteriori informazioni: https://www.vittoria.com/it/it/