di Guido P. Rubino
Cosa potevano fare, di più, Filippo Ganna e gli Azzurri dell’inseguimento, per farsi ammirare ancora ai Mondiali di ciclismo su pista in corso a Roubaix?
Avevano già travolto tutti, con apparente facilità, nell’inseguimento a squadre, quello individuale sembrava quasi una formalità da parte di componenti di un quartetto che ha dimostrato di non avere solo una locomotiva fortissima, Ganna, ma anche un Jonathan Milan giovanissimo in crescita e temibile a dispetto del suo sguardo mite sul viso da ragazzino appena uscito da scuola.
Un copione perfetto, quasi scontato, come il sequel di una serie tv di successo. Ci saremmo accontentati, avremmo festeggiato, ma il caso, la forza e il ciclismo, ci hanno voluto regalare altro, riscrivendo tutto.
E allora il colpo di scena: Filippo Ganna che si inceppa, perde tempo, prima di un recupero formidabile che gli vale “appena” la finale per il terzo posto (mai visto un recupero del genere).
Jonathan Milan catapultato nella finalissima contro quel tipo buffo e altrettanto micidiale di Ashton Lambie, americanone preso direttamente da un libro western, baffo retrò e casco da cowboy. Un tiratore scelto da saloon della pista: scende in campo solo per l’inseguimento individuale, chi l’ha perso ieri non lo rivedrà più fino al prossimo girò, anzi, gli altri 16 di un altro inseguimento individuale. Detentore del record in altura sui quattro chilometri più difficili della pista. Campione del mondo davanti al ragazzino azzurro che ha “fatto esperienza” e ha margini di miglioramento che, si dice, neanche Ganna.
Ganna il re, il campione in carica, la locomotiva relegata alla finalina prima di quella per la maglia iridata e tutt’altro che arreso. Ci ha regalato l’umanità di un attimo che ha pensato bene di condire con altrettanta forza. Vittima sacrificale lo svizzero Imohf, capretto sull’altare del re tornato senza pietà e pronto per uno spettacolo mai visto prima.
Allo sparo del via Ganna è uscito con una forza fatta di rabbia e vendetta, gli occhi buoni diventati da predatore feroce. Spettacolo pazzesco in un vortice di giri divorati a tempi letteralmente da record. Così forte da piombare, a metà corsa, sull’avversario per sancire la vittoria di un bronzo mai così pesante.
Allo sparo che, in pista, sancisce la fine della gara per aver ripreso l’avversario (inseguimento compiuto) Ganna è diventato ancora più cattivo e, se possibile, ha aumentato ancora: se non vinco mi riprendo il record del mondo andando sotto i quattro minuti. Ma non era poco scorrevole la pista?
Di nuovo Top Ganna in volo radente sulla linea di corda e fermato solo da un comandante Stinger in giacca UCI. Cronometri che si spengono, gara finita per raggiungimento dell’avversario e cerimonia di premiazione. Ganna scuote il capo, dirà che poi le gambe erano da fine stagione, manco fossero in saldo. Sorride già e pensa alle Maldive “non cercatemi per un po’”.
La vendetta è solo rimandata, lo spettacolo no. Se possibile, è stato più bello che mai.
Intanto l’Italia, porta a casa altre medaglie. Oltre all’argento e il bronzo dell’inseguimento individuale con Milan e Ganna, c’è anche il bronzo di Elisa Balsamo nell’Omnium vinto dalla Archibald.
23 ott 2021 – Riproduzione riservata – Cyclinside