La notizia del cicloamatore italiano, Luca Vergallito, di fatto che vince il programma Zwift Academy e riceve un contratto ProTour da parte della Alpecin-Deceuninck ha fatto discutere il web dividendolo tra chi gli fa i complimenti e chi si scandalizza per i suoi “non precedenti” nelle categorie giovanili.
Non vogliamo entrare nel merito specifico, ma analizziamo alcuni fatti. L’Italia è una delle pochissime nazioni dove chi fa l’Agonista (Juniores, Under23 ed Elite senza contratto) non può correre con gli Amatori e viceversa. I due mondi sono tenuti separati per esplicito volere della FCI e ancora di più dalla base con i vari responsabili di squadre dilettantistiche (perdonateci questo termine non più in uso, ma che rende comunque l’idea) in primis.
Purtroppo all’Agonista in Italia viene fatto una sorta di lavaggio del cervello, nel quale gli Amatori rappresentano il male assoluto, coloro da evitare, sono pericolosi, sono dei “paracarri” e la loro esistenza porta via fondi e risorse al vero ciclismo. Ma veramente è così? Una risposta oggettiva è impossibile, sarebbe come dire che una religione è meglio di un’altra. Allora guardiamo oltre e cerchiamo di capire cosa succede all’estero. Oltre confine la linea di divisione tra i due mondi è più sottile. Praticamente ovunque, si può partecipare a corse da Elite (per gli U23, devi avere ovviamente l’età), quelle che fino a qualche anno fa si chiamavano da “Dilettante”. In Francia, Spagna, Belgio, Olanda e così via, il connubio tra l’Agonista e l’Amatore funziona e non avviene discriminazione, in un senso o nell’altro. Ogni federazione nazionale ha le sue regole ma alla fine più o meno chiunque può mettersi alla prova in entrambe le categorie. Non c’è nulla di male, non c’è nessuno che guarda storto qualcun altro, è semplicemente la norma. Gli stessi professionisti non hanno alcun pregiudizio e sanno benissimo che un “tesserino” o l’altro non fa alcuna distinzione e se sanno che qualche Amatore pedala forte, ne approfittano volentieri. Così come fanno con un “Dilettante”.
Tra l’altro il livello dell’Amatore ha fatto salti da gigante negli ultimi decenni, soprattutto all’estero e non è un caso. Basti pensare che il recente vincitore dei mondiali per Master (categoria sotto i 30 anni) tenutosi a Trento, l’austriaco Stefan Kirchmaier, ha un personale ufficiale sull’Alpe d’Huez di soli 41 minuti e rotti, tanto per fare un esempio, fa pensare. Ovviamente le dinamiche del Gruppo professionista sono diverse e non si vuole dire che: “gli Amatori vanno più forte dei professionisti” ma ogni tanto qualche numero aiuta a far capire quale direzione abbia preso il ciclismo moderno.
È giusto? È sbagliato? Non sta noi a giudicare. Bisogna solo ampliare gli orizzonti e guardare cosa succede in giro per capire che, trovata pubblicitaria o meno, gli schemi fossilizzati dietro il concetto: “Abbiamo sempre fatto cosi’” portano alla morte del movimento, qualunque esso sia. Il visionario in Italia è visto come un pazzo, negli USA dare del visionario a qualcuno è un grandissimo complimento. Il concetto di nonnismo e di gavetta obbligatoria sono difficili da superare ma a chi ci riesce gli si apre un mondo nuovo davanti.
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