Anche quest’anno è sorto il sospetto che Michil Costa e Claudio Canins siano stati capaci di tessere non solo rapporti utili per rassicurare i partecipanti come con il servizio di ilMeteo.it, ma perfino con qualche divinità, funzionali a garantirsi nuovamente un’edizione della Maratona dles Dolomites con clima il più possibile asciutto e gradevole. A ben vedere, infatti, le previsioni fino a pochi giorni prima della gara erano assai avverse per via del passaggio di una rara, per il periodo, perturbazione atlantica. Arrivata puntualmente, ha scansato però la domenica e si è rivelata molto intensa sia prima sia dopo il ‘big day’.
D’altra parte è pure vero che la fortuna bacia gli audaci e i belli; e qui abondano entrambe le categorie: si contano 7.918 i partenti effettivi (quell’1 per cento in meno rispetto agli ammessi è dovuto in gran parte a problemi dell’ultimo secondo, in prevalenza di salute o logistici) che sfidano loro stessi per quattro, sei o sette passi alpini nell’incantevole scenario delle cinque valli ladine delle Dolomiti da 36 edizioni, la maggior parte delle quali premiate da condizioni meteo favorevoli.
Così, pure nel 2023, tutto è andato ancora per il meglio. Dopo il caldo eccezionale del 2022, fra l’altro pesantemente sproporzionato tanto che, nel pomeriggio, c’era stata la grave valanga sulla Marmolada, un’edizione con un’aria più ‘fresca’ non è dispiaciuta a molti.
È bene ricordare che quella dell’Alta Badia è una ‘tappa’ dove l’agonismo finisce con i primi 1000-1500 partecipanti. Certo, ci sono i ‘salitomani’ e gli appassionati della classifica: anche se più che gli stranieri, quelli maggiormente interessati al cronometro sono forse un nugolo di super affezionati a questo appuntamento e, in genere, i partecipanti al Prestigio di Cicloturismo. E quest’anno il tema dell’umanità ha ricordato quanto fosse importante guardare più al prossimo, al rispetto per l’ambiente e per le persone, in un’ottica ben distante dalle logiche agonistiche, necessarie per gli organizzatori ma facoltative per la maggior parte degli avventori.
La Maratona è uno dei pochi eventi che pensa tanto al territorio e agli accompagnatori. I luoghi chiave sono infatti ‘decentralizzati’ fra Badia, con il villaggio nella frazione di San Leonardo, e Corvara, con l’arrivo e diverse attività collaterali. Dove il sabato si popola di bambini grazie alla storica Maratona For Kids, giunta alla quindicesima edizione. Voluta da Maria Canins e organizzata da Sportful, la garetta per i piccoli in mountain bike ha anche il volto della beneficienza, quest’anno a favore di Dynamo Camp. Oltre all’idolo locale, a tirare la volata ai bimbi dai 6 ai 12 anni c’è da molto tempo anche Paolo Bettini, che ha iniziato ad andare in bici a sette anni, consolidando la passione da giovanissimo «dopo aver visto Saronni vincere a Goodwood». E incarna perfettamente lo spirito dell’ottanta o più percento dei partecipanti: «Mi piace partire alla Maratona per farla con tutti: il gruppetto lo decide la strada. E ogni anno mi ritrovo alla fine con nuovi amici, con i quali condividiamo un piccolo viaggio. Per questo, avendo odiato il Giau anche durante la mia carriera, non faccio più il lungo!». Dello stesso avviso anche Gianni Bugno, di ritorno in queste valli dopo tanto tempo: «Per me è importante fare il percorso in modo sereno e finirlo affaticato, ma non più di tanto».
La prende con calma anche un atleta attivo, molto forte e allenato. Federico Pellegrino, fondista di Aosta, campione del mondo sprint e due volte argento olimpico, è un testimonial Enervit ma è qui senza voler sforzare troppo. Da sua dichiarazione l’ha presa in ‘zona 2’ per non interferire con l’allenamento previsto dal suo allenatore. «La bici fa parte del range di mezzi che utilizziamo per la preparazione estiva. Mi diverto in mezzo a queste belle montagne, soprattutto lasciandomi andare un po’ in discesa: non c’è traffico e mi piace la velocità… ». Sempre nell’ambito degli alfieri Enervit, ha ammesso di usare la Maratona come allenamento invece Hervé Barmasse, che a Corvara ci è arrivato a pedali appositamente: poi però ha trovato anche (molto) altro. «Per me la bici è sempre stata un mezzo di allenamento per un obiettivo nell’alpinismo. Ma al di là dell’impegno fisico, la cosa più bella è trovare tanta gente sul percorso: tante persone che ci sostengono senza conoscerci e che hanno un applauso per tutti. E poi il tema dell’anno, l’umanité (in ladino). È ciò di cui abbiamo bisogno in questo momento particolarmente delicato e storico della nostra società. Perché per far andare bene le cose serve un senso di umanità maggiore nei confronti degli altri, soprattutto delle persone che magari non stanno bene o hanno bisogno di aiuto. Da anni la Maratona, insomma, ci ha abituato non solo a viverla come evento, ma anche come mezzo per lanciare dei messaggi che tutti dovremmo raccogliere». I suoi contenuti collateriali, insomma, ogni anno alzano l’asticella e sorprendono, ma alle basi c’è «qualcosa in più degli altri: la Maratona trasmette un territorio a tutto il mondo in chiave molto positiva. – spiega Alessio Cremonese, Ceo di Sportful – E aiuta i partecipanti a capire che si va incontro a una grande accoglienza: non solo una gara, ma una vera esperienza intorno alle Dolomiti».
Un’ospitalità che deve essere mantenuta ai livelli pari delle aspettative, come spiega il direttore di Alta Badia Brand, Roberto Huber: «Anche quest’anno è andata benissimo. Sono venuti tutti quelli che dovevano venire. 75 nazioni diverse. Più di così non si può e non vogliamo crescere. La qualità è già salita quando siamo passati da 9000 a 8000 partecipanti: forse potranno scendere ancora, ma non è facile deciderlo perché rischierebbe di essere controproducente. Bisogna da un lato avere un certo ritorno dal punto di vista economico. Ma è necessario ricordare che tanti vengono qui perché amano avere la gente vicina quando pedala: se si dovessero diradare troppi i ciclisti durante il percorso, si perderebbe un po’ di questa rara atmosfera».
Per arrivare a questo livello di affermazione, fra le prime intuizioni efficaci si annovera la chiusura prolungata del traffico durante tutta la durata della gara. E per i tanti che non riescono a essere sorteggiati, ma anche per tutti quelli che amano pedalare senz’auto pure con famiglia al seguito, magari in e-bike, ci sono altre tre giornate car-free ogni estate: due Sellaronda Bike Day, a giugno e settembre, e il Dolomites Bike Day. Molte migliaia di ciclisti a spasso per le tre province di Trento, Bolzano e Belluno che hanno portato anche a migliorare le infrastrutture, come le corsie ciclabili per salire sul Sella e sul Gardena. L’ingegnere Daniel Alfreider, Vice Presidente della Provincia Autonoma di Bolzano e Assessore alla Formazione e Cultura ladina, alle Infrastrutture e alla Mobilità, proprio questa settimana ha in programma un incontro a Palazzo Chigi con tutti i ministri per il tema delle Olimpiadi ma non solo: «Chiederemo anche il miglioramento della strada del Valparola, dove sono previsti due progetti che prevedono la corsia ciclabile. Viste anche le continue violazioni al codice della strada che limitano spesso una piacevole circolazione sui passi, spingeremo sulla possibilità di poter installare dei tipi di misurazione fissa, perché non vogliamo più avere una ‘mobilità frenetica’. Inoltre, nelle Dolomiti abbiamo una fastidiosa propagazione del rumore che va oltre le vicinanze dell’asse stradale, perché chiaramente c’è un forte rimbombo fra le pareti delle montagne. Per questo dobbiamo abbattere la velocità e abbiamo creato il progetto Low Emission Zone, per ridurre sia le emissioni acustiche sia quelle gassose. Sarà importante intervenire già dal fondovalle, evitando che tutti salgano sui passi macchina: incentiveremo l’uso degli impianti di risalita, degli autobus e di altri mezzi di trasporto sostenibile, incluse le biciclette».
In effetti l’accesso alla valle è un problema durante i giorni che precedono la Maratona, come testimonia il pluridecorato ultracyclist Omar di Felice, che ne ha fatte tante: «Certo, è difficile trovare dei difetti. Forse si può andare nella direzione di introdurre delle navette per organizzare i transfer dei partecipanti andandoli a prendere a distanza, evitando quindi il più possibile l’uso dell’auto propria per raggiungere la valle. E poi, dal punto di vista sportivo, il tempo totale lo leverei, come fanno altri all’estero: lascerei la classifica sulle salite, allo scopo di spostare il focus sull’esperienza piuttosto che sulla competizione vera e propria. Come ha detto Michil, c’è bisogno di più umanità, che stiamo via via perdendo».
Alla Maratona per fortuna di umanità ce n’è ancora parecchia. O almeno, così la vede un ospite d’onore come l’istrionico Mauro Corona: «Non vengo qui per esibirmi, ma per osservare le persone, per studiare i comportamenti, i caratteri. Vedo manager, capitani d’industria che qui diventano ancora umani, si parlano e si abbracciano con gli amici. E bevono il vino o la birra. Ecco il potere dello sport: non solo la fatica, ma anche ridimensionare gli uomini, riportarli sulla terra, fare in modo che le loro preoccupazioni del lavoro per un po’ smettano. E così tutti diventano belli, diventano umani, diventano accessibili moralmente. Questo del 2023 è un bel tema: forse l’anno scorso l’ho suggerito anche io a Michil, in occasione di numerosi momenti in cui ci scambiamo opinioni. In futuro vorrei vedere un’edizione dedicata al tema della manualità. Un’altra cosa che stiamo perdendo. L’uso delle mani va sempre più insegnato ai bambini nelle scuole: bisogna mandargli in aula i contadini, le guide alpine, gli artigiani». E a proposito della chiusura dei passi, il pensiero di Corona è più estremo che mai: « Mi tirerò i fulmini di tutto il pianeta ma, fosse per me, per la mia etica della natura, non solo della montagna, proporrei di andare a piedi. Non condivido quelli che arrivano qui da Milano per venire a godere della chiusura della strade di un solo giorno. Io vorrei vedere una chiusura che possa essere lunga una settimana intera».