Che il clima oggi sia cambiato se ne sono accorte anche le aziende dell’abbigliamento ciclistico, soprattutto quelle “premium”, che vestono gli atleti professionisti o in genere i praticanti esigenti.
Capi di abbigliamento goffi o ingombranti sono oggi soltanto un ricordo. E se tutto questo accade è merito sia dei progressi nel settore tecnico e dei tessuti, ma in fondo anche un po’ di temperature medie sempre più elevate.
Tant’è: che sia o meno conseguenza dei cambiamenti climatici, quel che accade oggi è che i tessuti – o più spesso le membrane – altamente tecniche, permettono di assegnare ai capi qualità di isolamento e protezione nonostante spessori ridotti all’osso, quasi impalpabili, che per questo risultano estremamente ergonomici, fascianti e “fit” addosso.
L’abbigliamento “fit” dei nostri giorni
L’italiana Castelli in questo senso ha fatto scuola, con dei capi forti di materiali, soluzioni e tagli che oggi anche tante altre aziende hanno adottato (o copiato?), quasi che oggi ci appare scontato parlare di giacche con pettorine integrate, di maglie che riescono ad essere sia fascianti che idrorepellenti oppure di giacche da bici che sono impermeabili e che allo stesso tempo stanno quasi in un pugno.
Non era affatto così dodici anni fa, quando Castelli spianò la strada a quel nuovo modo di realizzare l’abbigliamento ciclistico da strada e di vestire per fare lunghe pedalate in inverno, in autunno, o se preferite quando la principale (ma non unica) prerogativa richiesta deve essere l’isolamento.
La Gabba, la prima
La famosa, ambitissima, e quasi iconica maglia Gabba introdotta nella stagione 2011 rientra perfettamente in questo discorso. Nacque dall’intuizione quasi casuale degli atleti professionisti del team sponsorizzato Garmin-Cervélo, che fino a quel momento consideravano una chimera la possibilità di avere addosso una maglia elastica e fasciante ma che allo stesso tempo fosse anche altamente idrorepellente.
Quella rivoluzionaria maglia esordisce nelle corse del nord della stagione 2011.
Diversamente dagli “spolverini” antipioggia che si usavano allora, la Gabba Rain Jersey non creava alcun impaccio nei movimenti, era estremamente aderente al corpo e per questo anche molto aerodinamica. I prof rimasero subito entusiasti: la utilizzavano in abbinamento alla maglia aerodinamica, vestendola a inizio tappa e tenendola fino a quando la corsa non entrava nel vivo, quando la sfilavano restando con la sola maglia aerodinamica.
Tentativi di imitazione
Da quel momento in poi anche altre Case costruttrici si sono cimentate in capi dalle caratteristiche simili. In realtà di Gabba c’è ne è una soltanto, visto che oltre al trattamento idrofobo DWR adotta trattamenti e lavorazioni che la Casa di Fonzaso (BL) tiene in gran segreto e che oggi declina su diversi capi della sua collezione.
Manicotti e gambali: accessori che fanno la differenza
Negli stessi anni per Castelli è anche la volta dei manicotti e dei gambali Nanoflex: anche se un po’ meno rispetto alla Gabba, pure qui si trattava di capi inediti, perché fino a quel momento questi accessori erano sempre stati concepiti con un occhio di riguardo per le caratteristiche termiche, meno per quelle di protezione dall’acqua.
Vi ricordate? Fino a quel momento, nelle giornate fredde, i corridori mettevano sempre la classica mantellina quando iniziava a piovere. Al contrario, un particolare bombardamento di microparticelle siliconiche rendeva manicotti e gambali Nanoflex estremamente adatti ad affrontare le corse in condizioni climatiche avverse.
L’introduzione di capi così tecnici e “fit” rende Castelli marchio ancor più ambito per tanti amatori “corsaioli”, ma soprattutto per tanti professionisti: l’appetibilità del marchio diventò subito forte, soprattutto durante le “corse del nord”, quando la protezione dagli elementi diventa essenziale per chi in bici corre per professione e non può certo tirarsi indietro se fuori piove, se nevica, o anche se ci sono condizioni climatiche di estrema variabilità.
La giacca areata
In questo senso un altro primato messo a segno dall’azienda veneta è quello che segna la Fusion Jacket, del 2011: era una giacca destinata non solo ai professionisti, ma anche agli amatori, che da quel momento in poi possono dire addio alla “vecchia” abitudine di aprire tutta la giacca quando in autunno o in primavera si effettuavano le lunghe salite.
La Fusion Jacket era infatti una giacca sufficientemente isolante e allo stesso tempo traspirante, visto che in quel caso l’aerazione e l’espulsione del sudore erano assicurate da due zip invisibili nella parte dorsale.
Le zip erano corredate da due pratici ed ergonomici lacci, utilizzabili per aerare il busto quando si pedala in salita.
Body non solo per le cronometro
Sempre in quegli anni Castelli brevetta un capo all’epoca rivoluzionario, che in fondo oggi appare scontato tale è stata la sua diffusione e il gradimento ricevuto dagli atleti. In tempi un cui se dicevi “body” pensavi solo e soltanto alle cronometro, Castelli esordisce con il suo Sanremo, un body che ha le tasche e che impegna un taglio che lo destinano prettamente alle corse su strada.
Un anno dopo, il Sanremo diventa Sanremo ThermoSuit, nel senso che declina la sua struttura in un pezzo unico su di un capo destinato alle basse temperature.
Ancora oggi il Sanremo RoS ThermoSuit rimane uno dei capi più esclusivi, inediti e tecnici di Castelli, abbinando alle caratteristiche di dieci anni fa dei materiali e delle soluzioni ancor più moderne. Nello specifico il capo offre oggi la combinazione di due dei prodotti più performanti di Castelli, la Perfetto RoS a maniche lunghe con la calzamaglia Sorpasso RoS.
Protezione totale dalla pioggia
Abbinare caratteristiche tecniche che sui capi tecnici erano tradizionalmente opposte è anche il grande traguardo raggiunto da una giacca introdotta da Castelli nel 2016 ed ancor oggi uno dei best seller della collezione: in quella stagione la Idro Jacket rivoluziona il modo di intendere il tradizione “spolverino” antipioggia, introducendo una giacca che assicura impermeabilità totale e allo stesso tempo garantisce grande traspirazione: il tutto su un capo dall’estrema compattezza, che una volta piegato sta quasi in un pugno.
Più nel dettaglio, anziché interporre una membrana impermeabile nel mezzo dei due strati tessili (esterno ed interno), il nuovo Gore-Tex Active della Idro Jacket accoppia direttamente due membrane Gore-Tex che danno forma a un tessuto leggerissimo, che non assorbe minimamente l’acqua o l’umidità sull’esterno (cosa che invece solitamente accade quando al Gore-Tex si uniscono altri strati tessili). Impermeabilità totale, ottimo livello di traspirazione e peso complessivo contenuto continuano ad essere i punti forti di questo capo che a sei anni dalla sua apparizione continua ad essere uno dei capi più ambiti capi della linea Castelli, che nel corso degli anni è stato aggiornato con piccole migliorie e che noi di Cyclinside avevamo provato qui.
Oggi, più che la Idro Jacket, il capo di riferimento Castelli per la protezione totale dall’acqua è la Gavia Jacket, giacca di peso intermedio in Gore-Tex®, vero e proprio scudo di protezione per le giornate in sella interamente sotto la pioggia: unisce un taglio che accoppia gli strati isolanti con pannelli elasticizzati che aiutano la giacca a muoversi assieme al ciclista, realizzando un capo che è un ulteriore conferma di quanto in Casa Castelli le migliorie tecnologiche e sui materiali non si pongano mai la parola “fine”.
Ulteriori informazioni: Castelli
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