Voglia di fare.
Alla fine l’Eroica e le sue compagne vintage ti lasciano dentro una incredibile voglia di fare, con le tue mani. Dal sistemare la bici (col gusto di cercare pezzo per pezzo, perché se fosse tutto lì pronto il piacere sarebbe di meno) alla cura dei particolari.
La voglia di fare anche di più è quella che è venuta a Massimo Poggio, professione: attore (di cinema, di fiction in tv, di teatro), narratore di ciclismo che fu e, ora, anche… calzolaio.
Voglia di fare e un bel po’ di curiosità lo hanno portato al desiderio di farsi da solo pure le scarpe.
«Ero partito da una sella – ci ha raccontato – in giro, nei mercatini vintage, si trovano molte strutture di vecchie selle, quelle fatte in cuoio. Ma con la parte in pelle rovinata o mancante proprio. E allora mi era venuta voglia di capire se potevo ricostruirmi da solo la mia sella.
«Sono andato su internet a cercare qualche guida su come fare, ma di tutorial su come lavorare la pelle delle selle non ne trovavo, invece mi sono imbattuto nelle indicazioni su come realizzare delle calzature artigianali. Vuoi vedere che invece della sella mi faccio le scarpe?»
Massimo non ha mai abbandonato l’idea di arrivare a costruirsi la sella da solo. Nel suo piccolo laboratorio casalingo, sparso negli scaffali nella casa di Roma dove vive spesso per lavoro, c’è un po’ di tutto.
Curiosità, passione e qualche serata passata su ebay gli hanno riempito casa di strumenti da calzolaio, forme di scarpe e pezzi di pelle pregiata.
«No, aspetta, in realtà la prima pelle che compravo era quasi finta, mi serviva per fare le prove e capire se fossi sulla strada giusta».
È così che ha iniziato ad acquistare giubbotti a poco prezzo in “più o meno” pelle sulle bancarelle. Si faceva le forme in cartone e poi le trasferiva sulla pelle da tagliare per capire come si fa. Poi andava anche ad osservare i vecchi calzolai, trova un artigiano.
«Praticamente lui va lì e gli fa da stalker mentre lavora – scherza Gualtiero Burzi, amico di Massimo e collega di lavoro e di scorribande nel ciclismo d’epoca – e finché non impara non molla».
Con la costanza iniziano ad arrivare i risultati. Non è mica facile cucire la pelle. Ci sono dei passaggi da fare e da non saltare per non rovinare tutto. Intanto sulla scrivania del salotto il computer si sposta un po’ più in là per appoggiare aghi e fili da preparare. Massimo mette il suo vestito da calzolaio e inizia a lavorare.
Per ora Massimo ha realizzato calzature di pregio, “e ne sto preparando per mia nipote”, ma pian piano arriva anche a quelle da ciclismo. Deve studiare ancora ma intanto prepara il lavoro. Mentre noi ci mettiamo a leggere il giornale sul divano, la sera lui attrezza il banco da lavoro.
C’è una fase di organizzazione per fare le scarpe che diventa un rito. Come quando si assembla una bicicletta da corsa. Sì, Massimo ha anche quelle ovviamente. Nello spazio che ha ricavato sul terrazzo c’è qualche vecchio telaio da sistemare. Uno andrà pure saldato, ma intanto è lì inizia a sognare. Perché lui in quel bel po’ di ruggine già si immagina la sua nuova Colnago fiammante col Super Record di Campagnolo.
Un po’ come quando a teatro si spegne la luce e la sua voce, quella di Gualtiero e quella di Matteo (Marsan) ti riportano indietro nel tempo e ti fanno sentire la polvere e la fatica dei ciclisti che furono. Quelli che quando si rompeva la bici, oppure le scarpe, si dovevano fermare a riparare. E spesso sapevano farlo da soli.