8 lug 2019 – “Ricordatevi bene quello che sto per dirvi; di una schiappa, io posso farne un campione e di un campione una schiappa”. Lo affermò Henri Desgrange, il fondatore del Tour de France e, prima ancora che il Tour divenisse quel che è oggi, ne diede già il carattere.
Henri Desgrange doveva fare il notaio, così lo aveva immaginato suo padre, ma la strada fu un’altra e per fortuna. Si innamorò del ciclismo dopo aver assisitito a una Bordeaux Parigi, nel 1891 e da lì cambiò la sua storia e anche quella del ciclismo.
Fu corridore Desgrange, detentore del Record dell’Ora e di tanti altri primati su pista prima di diventare giornalista, uomo d’affari e direttore de L’Auto. Era il 1900 e da lì a tre anni avrebbe deciso di realizzare una corsa impossibile: il primo Tour de France.
Autoriario e anche arrogante, Desgrange è il padrone della corsa francese e ne modifica le regole a piacimento ma per renderla corrispondente alle proprie idee. Si rivela ben presto un purista e un conservatore: stabilì il divieto, per i ciclisti, di ricevere qualsiasi tipo di assistenza. Bisognava gareggiare in autonomia totale.
Vedeva addirittura male l’impiego della ruota libera, figuratevi del cambio. Per lui quel meccanismo era roba adatta solo per donne e vecchi: “Non è meglio trionfare con la forza dei propri muscoli piuttosto che grazie all’artificio meccanico del deragliatore?”
Una storia affascinante quella del Tour de France di cui stiamo appena cominciando a raccontare quella del 2019. Intanto, in parallelo, scorre quella delle origini del Tour.
Noi ne abbiamo tratto una parte dall’articolo che compare sull’ultimo numero di Biciclette d’Epoca, in edicola in questi giorni.
Una lettura che vi consigliamo e che può aiutare a capire come il Tour de France sia diventato l’evento sportivo più importante del mondo e secondo solo a Olimpiadi e final del Mondiale di Calcio. Il ciclismo passa sempre per il carattere. Il Tour passa ancora per il carattere del suo ideatore.
Redazione Cyclinside