Così forte da diventare quasi noioso. D’altra parte se uno va via, da favorito, nel punto più scontato, e nessuno gli va dietro si può parlare di noia per manifesta superiorità sugli avversari?
Roba da pensarci di notte, come per la Liegi che ha ridotto la storia a un trafiletto di cronaca ciclistica e ucciso gli scommettitori (ieri il vincitore era dato a 1,55).
Ognuno potrà dire la sua, ma il trionfo di un campione non può, per definizione, essere noioso. Le gare che Pogacar segna in rosso sul calendario si trasformano da un “se” a solo dei “come e quando” tanto si dimostra superiore a tutti.
L’attacco quasi ovvio
Su la Redoute non è scattato secco, non serve su uno strappo così. Ha accelerato, preso un vantaggio minimo che ha alimentato con la sua potenza. Alla fine del tratto duro, quando devi pedalare di forza e non solo per disperazione di restare in piedi, si arriva al bivio definitivo tra campione e tutti gli altri. Tra il marziano e i terrestri, tra firma della storia e voci di contorno.
Li ha ridotti così tutti gli altri, trasformando il secondo posto come l’argomento di cui parlare.
Fine dei giochi.
Ora l’aspettiamo al Giro d’Italia.
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