di Guido P. Rubino
Pogacar, c’è poco da fare, è stato una sorpresa in questa prima settimana di Tour de France, così come lo è stato nella tappa in cui aveva definitivamente preso la maglia gialla a un disperato Roglic neanche un anno fa, nel Tour 2020.
Già così in forma? Piuttosto: già così tranquillo. Per lo sloveno la tappa a cronometro è apparsa poco più di una formalità. Non è mai sembrato completamente a tutta durante la sua cronometro e dopo l’arrivo il suo visetto giovane (da detentore della maglia bianca) non appariva stravolto di fatica.

“Se arrivi fresco, alla fine di una cronometro, devi solo prenderti a schiaffi” diceva un vecchio direttore sportivo. Altre situazioni e non c’era un Tour de France davanti ancora quasi tutto da affrontare nelle sue difficoltà maggiori. Tanto più che quella cronometro, Pogacar, l’ha vinta. Che poteva fare di più? Otto secondi forse, la differenza di una maglia gialla – chiedere a Baronchelli – ma qui ce n’è ancora da fare e magari è il caso di prenderla un po’ più in là, per stancarsi di meno (pure se ti chiami Pogacar, sì).
Però il gruppo non sembra accettare la situazione passivamente. E ci mancherebbe: non è certo finito un Tour de France iniziato da pochi giorni. E lo abbiamo visto subito, nella tappa folle di Le Creusot, col mondo in fuga e Pogacar a disperare di riprenderli. Anzi no, era tranquillo.
Cosa sta succedendo al Tour?
Accordo tattico, voglia di far saltare in banco, quant’è che non si vedeva una maglia gialla in fuga così, all’attacco sul serio con altri campioni?
Tante chiacchiere negli anni scorsi contro lo strapotere di Froome e di chi dominava senza rivali apparenti. Tante speranze di vedere un accordo tra ammiraglie per mettere in crisi il re, ma poi ci vogliono le gambe, non basta un monitor per dire “bisognerebbe fare così”.
E allora eccole le gambe, comprese quelle di Nibali, che non farà saltare il banco ma intanto conferma che la convocazione per le Olimpiadi non è stata un favore al vecchio campione: era quello che voleva Cassani e ha avuto ragione.
Le gambe, soprattutto, sono quelle di Van der Poel e Van Aert che vanno all’attacco senza pensarci troppo e col rischio di finire bolliti e chissenegrega.
Viva lo spettacolo.
Come Mohoric che infila la corsa della vita facendo il memorabile della tappa memorabile. Come lo stesso Pogacar che dopo l’arrivo in cui in teoria avrebbe preso una legnata, scherza come il ragazzino che è a dispetto dei compagni che lo hanno lasciato solo.
Una sicurezza che fa paura, anche se ieri hanno dimostrato che la sua squadra non lo supporterà più di tanto e si dissolve facilmente sotto al sole del Tour.
Oggi iniziano le montagne.
Difficile immaginare scenari tattici a questo punto. In questo ciclismo moderno che ha la bellezza di quello antico potrebbe succedere qualcosa fin sui Campi Elisi, potete scommetterci. Anzi no, questi ragazzini terribili stanno facendo impazzire anche i bookmaker.
E ci stanno facendo divertire un sacco. E poi sia quel che sia, anche dovessero prendere quarti d’ora sulle montagne, da oggi in poi. Perfetti lo stesso.
Re Mida è vestito d’oro e impreziosisce le tappe che tocca.
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3 lug 2021 – Riproduzione riservata
foto: ©ASO – Pauline Ballet, Aurélien Vialatte, Charlie Lopez