100 anni di storia, 100 anni di biciclette. Liotto li ha festeggiati nella suggestiva cornice di Villa Valmarana ai Nani (opera di Andrea Palladio), venerdì 21 ottobre abbiamo avuto la possibilità di partecipare ad un’esposizione di alcune bici che hanno rappresentato altrettante tappe nella storia di una realtà artigianale che ha accompagnato per più di 100 anni famiglie e appassionati Vicentini realizzando sia bici di altissima gamma che bici per tutta la famiglia, ma senza mai venir meno a quella passione e a quell’attaccamento alle proprie origini che hanno portato le bici Liotto ad essere conosciute in ogni parte del mondo e ad essere ambassador e simbolo di una città che al ciclismo, e non solo, ha dato un contributo significativo.
La storia dell’Officina Artigiana Liotto inizia nel 1922 grazie a Luigi Liotto, un ex bersagliere che nel primo dopoguerra intraprende con grande passione un’attività di riparazione biciclette in Borgo Scroffa. Il figlio Gino, allora dodicenne, cresce in questo ambiente e, mentre al mattino frequenta la scuola, al pomeriggio si dedica ad aiutare il padre, sviluppando quella passione per il mondo delle due ruote che lo spinge a frequentare, di sera, l’Istituto Tecnico, dove apprende le tecniche che saranno fondamentali per la sua crescita professionale.
“Tutti andavano da Gino Liotto perché sapeva fare bici su misura”
Così, a soli quindici anni, realizza con suo padre il primo telaio di una bicicletta da corsa, utilizzando le avveniristiche tubazioni Mannesman, un metodo rivoluzionario che permette di ottenere tubi senza saldatura direttamente da barre di acciaio pieno. All’esperienza in officina affianca l’esperienza di corridore fino alla categoria Junior.
Nel 1962, quando muore il padre Luigi, Gino deve assumere sulle sue spalle l’intera responsabilità dell’officina, che nel frattempo è cresciuta in dimensione e notorietà.
Gli anni ‘70 sanciscono, insieme al boom economico, anche il successo dell’attività. La tentazione di trasformare un’attività fino ad allora prettamente artigianale è forte, ma il salto verso l’industrializzazione comporterebbe l’obbligo di snaturare quella vicinanza tra produttore, prodotto e utilizzatore che da cinquant’anni rappresentava il fulcro della Cicli Liotto.
Senza esitazioni Gino compie la scelta più opportuna e continua a seguire personalmente le sue “creature”, figlie della passione, della tenacia, della capacità di sacrificarsi e, non ultima, della lungimiranza di un uomo che quasi dal nulla è stato in grado di consolidare un’attività commerciale che nel tempo si è distinta per qualità e professionalità.
Con l’entrata nell’attività dei figli Pierangelo, Luigina e Doretta, nasce la Cicli Liotto Gino & Figli, un’affiatata squadra di famiglia in grado di mettere in campo una solida sinergia di forze e di trasmettere nella clientela, accanto alla freschezza e all’innovazione dettata dalle menti giovani, la tradizione dell’esperienza.
Gino oggi non guida l’azienda e dietro di sé, con la sua scomparsa, ha lasciato un grande vuoto, umano e professionale ma, tra i molti che l’hanno conosciuto, il ricordo della sua dedizione, della sua preparazione, della sua abnegazione sono vivi e ben presenti. E tutti questi hanno avuto almeno una delle sue biciclette.
Un’esposizione storica
Quelle esposte in occasione dell’evento sono alcune delle biciclette più significative del marchio
1950. E Gran Sport sia!
Il telaio di questo modello, datato 1950, presenta caratteristiche riconducibili alle bici da corsa, ma è di fatto adatto anche ad un uso più ampio dal profilo sportivo. Si notano infatti geometrie molto ampie che permettevano il passaggio dei parafanghi.
Bici in acciaio, l’unico metallo utilizzato all’epoca per costruire biciclette, dotata del primo cambio Campagnolo 1950, con 5 rapporti, color argento.
Freni UNIVERSAL, in quanto la Campagnolo ancora non li produceva.
Peso: 11,5 chilogrammi
1960. Il cielo dell’Aquila
A rappresentare questa decade, una bicicletta speciale, caratterizzata da tubazioni Columbus originali, leve e pinze del freno marcate Weinmann, nastro telato anch’esso originale e perfettamente conservato.
La livrea è elegante grazie alla scelta del blu Liotto che, dall’azzurro del cielo dell’aquila, simbolo del brand, si fa più intenso e scuro, per poi diventare, nel tempo, il colore cardine della comunicazione del marchio vicentino.
Le scritte sono tutte dipinte a mano, rese tridimensionale dalla maestria del tocco artigianale. Ogni singola personalizzazione è frutto di manifattura. Degna di nota la scatola del movimento incisa con l’iniziale dei Liotto. Il cambio è Gran Sport a 5 velocità.
La bici, con la dovuta manutenzione e rivisitazione, ha permesso a Luigina Liotto di partecipare all’Eroica nel 2019. Nastri in tela originali, mozzi a flangia grande firmati Campagnolo. Pesa 10 chilogrammi.
1970. Argento Vivo
Si fa largo un nuovo gioiello, argento opaco, elegantissimo, con la raffinatezza del logo Liotto bordato di rosso. Siamo ancora negli anni ‘70, ma con questo modello assistiamo ad un upgrade di notevole importanza. La bici è caratterizzata infatti da un cambio più evoluto, il NUOVO RECORD.
Sparisce l’acciaio ed entra in campo l’alluminio. Tutto il gruppo è Campagnolo.
Argento Vivo è ricca di dettagli ricercati, a partire dalle scritte, tutte rigorosamente fatte a mano. La scelta dei colori era, nei modelli Liotto di quegli anni, particolarmente audace, con abbinamenti e rifiniture completamente diversi e per certi versi rivoluzionari rispetto agli standard del mercato. La bici era tornata ad essere un mezzo da utilizzare non solo per sport e, proprio in virtù del clima di austerity di quegli anni, un pò come oggi, visse un stagione aurea. Pesa 10 chili e 600 grammi.
1983. Sfreccia la Liotto Super
Gli anni ‘80 sono contrassegnati dalle sponsorizzazioni tecniche.
Un modello forgiato per i pro che in quegli anni resero orgoglioso Gino Liotto è la Liotto Super, le cui geometrie, a partire dal piantone molto più dritto, parlano il linguaggio della velocità.
Distinguiamo due modelli di Liotto Super, quello rosso fiammante, nato per essere lanciato sulle piste in legno dei velodromi, e il modello bianco, nato per mordere l’asfalto. La Liotto inizia così a codificare le bici di alta gamma come Super. Tubazioni molto leggere, e, autentica chicca che non consente errori cronologici, i due modelli montano il Gruppo Campagnolo 50° che risale al 1983.
Fanno il loro ingresso i primi stickers, mentre il logo è composto da una corona di alloro con l’iniziale del marchio e la città di Vicenza. La versione stradale pesa 9,8 chilogrammi, quella da pista 7,9.
1990. La Magenta sfumata e la nuova era
Per raccontare quegli anni, ecco una bicicletta ancora in acciaio, ma più leggera, perché il peso comincia ad essere determinante. Tubazioni Columbus SL (super leggera) in acciaio, profili aerodinamici, foderi piatti, forcella a coda di rondine schiacciata. In questa bici, quale chicca da collezione, si possono notare i freni delta C-Record. Sulle ruote SHAMAL si iniziano a vedere i profili alti. Otto velocità. Il peso è di 10,5 chilogrammi.
1990. Danza sui pedali
In questa esposizione sono presenti non solo le biciclette, ma anche le storie e le testimonianze di chi ha vissuto da protagonista quelle stesse bici. Come la CRONO che fu realizzata per l’ex pro Angelo Furlan, tutt’ora al fianco dell’azienda vicentina.
La Liotto fu sponsor del team CONTRI per ben 21 anni. I colori della bici sono quelli della squadra.
Da segnalare nel modello presentato le ruote Shamal dal profilo alto e la firma di Gino Liotto. In totale il peso è di 10 chili e 500 grammi.
2000. Il volo dell’Aquila
Con Aquila si chiude un’era e ne inizia una nuova. Viene abbandonato l’acciaio e fa il suo ingresso il carbonio. Sono presenti numerosi cambiamenti di ordine strutturale e costruttivo, soprattutto nella telaistica e nei gruppi.
Nasce in questi anni il top di gamma per antonomasia, il modello AQUILA, con costruzione mista alluminio, per il triangolo anteriore e carbonio, per i foderi posteeriori e i foderi della forcella.
Assistiamo alla costruzione di una serie di tubazioni personalizzate Columbus, volute appositamente per differenziare i telai Liotto da quelli degli altri produttori. Essendo Aquila un modello molto leggero, vibrava, quindi sono presenti ben visibili tre scanalature, incise per insonorizzare le vibrazione provocate dall’asfalto. Arriva il cambio a 10 velocità di Campagnolo e la bicicletta pesa 8,3 chilogrammi.
2005-2006. Mecarbon
Il 2005 sigla un importante traguardo: la prima bici in carbonio made in Liotto. La ricerca dello staff Liotto si era concentrata in quegli anni nel costruire un telaio super leggero, con 1k di fibre di carbonio a vista per una resa estetica che esprimesse la sua unicità e la sua eccellenza.
Il Made in Italy venne enfatizzato dalla presenza del tricolore. 10 velocità, resistenza e leggerezza e il peso scende: 7,4 chilogrammi.
2010. Missile
Sono gli anni in cui Liotto supporta, dal profilo tecnico, numerose squadre e assiste agli esordi di grandi talenti, sostenendoli con la propria competenza e professionalità.
Nata per le prove a cronometro i ragazzi delle squadre sostenute, con questa bici Simone Bevilacqua, passista nativo di Thiene (Vi) e attualmente in forza nel team EOLO KOMETA, vinse il Campionato Italiano Crono nel 2015. Un modello da 8,6 chilogrammi.
2019-2022. La campionessa dei record: Aquila Aeero e Nuova Aquila Aero
In occasione dell’evento benefico 2Xbene del 2019, la famiglia Liotto conosce Edita Pucinskaite, l’ex professionista lituana dal formidabile palmares, campionessa del mondo in linea nel 1999 a Verona. Nasce subito una profonda amicizia, prima ancora di una collaborazione professionale.
Per lei un nuovo progetto, una sfida che fa dell’aerodinamica e della velocità la propria essenza.
AQUILA AERO è la neonata di casa Liotto, caratterizzata dal carro basso, gruppi moderni, con doppia opzione freni a disco e RIM. Bianca e blu, del blu colore portabandiera del brand, totalmente made in Italy, la bici diventa la prima compagna di avventure firmata Liotto della campionessa dei record.
Il Primo Maggio 2022, in occasione della 22° edizione della Gran Fondo Liotto, l’evento che celebra il brand e porta a pedalare centinaia di appassionati sui Colli Berici, è stata consegnata ad Edita Pucinskaite una fulgida Nuova Aquila Aero come segno di grande stima.
Frutto di due anni di lavoro, integra i cavi all’interno del manubrio e per raggiungere quel 20% in più di rigidità del telaio, interamente fatto a mano, che evita qualsiasi dispersione della potenza della pedalata. Elegante, dall’aerodinamica seducente ma mai esasperata, la Nuova Aquila Aero traduce il concetto di velocità nella pratica, è eclettica e affidabile su ogni tipo di percorso.
Grafica rivisitata, studiata ad hoc sul modello, con particolare cura del posizionamento del logo, l’aquila stilizzata simbolo di Casa Liotto, sul tubo e sullo sterzo, che dona alla bici maggiore grinta e carattere. Una bicicletta da 7,8 chilogrammi.
Ladies and gentlemen: Gino 80
È un gioiello originale in acciaio, rivisitato per consentirne l’uso in tempi modernie adatto per pedalare alle ciclostoriche.
La tubazione del telaio è la Columbus SL in acciaio OMNICROM a doppio spessore. La luccicante e resistente cromatura è stata ottenuta partendo da un’accurata pulizia del telaio, realizzata interamente a mano. La verniciatura vintage rievoca uno stile inconfondibile e nostalgico di altri tempi.
Gino 60 traduce in modo ideale l’abilità e la tecnica di Pierangelo Liotto e del suo staff nel ridare vita a formidabili modelli del passato, applicando i corretti accorgimenti per un nuovo utilizzo: 10,5 chilogrammi.
11 settembre 2022. Aero Centenario – 100 anni di storia
La AERO Centenario è una limited edition (7,8 chilogrammi) che presenta una livrea unica e preziosa. Decine e decine di inserti dorati, incollati a mano uno ad uno sul telaio e sui cerchi, verniciati in oro, in un certosino intarsio che regala alla bicicletta un’anima artistica di rara bellezza.
L’irregolarità armoniosa del risultato di tale lavorazione, definita “fogli d’oro”, è l’espressione più piena della grande passione che anima la famiglia Liotto dal nonno Luigi, passando per papà Gino, fino ai figli Luigina, Doretta e Pierangelo che ne hanno raccolto la preziosa eredità, mantenendo la medesima dedizione.