6 apr 2020 – Che cosa abbiamo visto ieri? Se stiamo vivendo un momento storico dal punto di vista sociale, politico e quant’altro a causa di una pandemia che ci ha messo di fronte a modifiche profonde, quella di ieri può essere considerata una giornata altrettanto storica: c’è stata la prima gara di ciclismo virtuale seguita pure da un bel po’ di pubblico nel realismo di un’applicazione come Bkool.
Giusto un anno fa, anzi poco meno, alla partenza del Giro d’Italia 2019, era stata buttata lì un’idea che parecchi accolsero come una bestemmia in chiesa. E se la prima maglia rosa del Giro (o la prima maglia di leader di una grande corsa a tappe) venisse assegnata in una gara virtuale?
Virtuale intesa come corridori collegati a un rullo, anzi meglio: a un ciclosimulatore in grado di rilevarne potenza e velocità e trasmetterli al server, il computer centrale dell’applicazione, che saprà metterli in confronto, su strade e percorsi predefiniti come, appunto, il finale del Giro delle Fiandre che si è tenuto solo in maniera virtuale (e non ufficiale, a scanso di equivoci) ieri.
L’idea, allora, era stata buttata lì ipotizzando l’assegnazione della prima maglia di leader, una sorta di pre-prologo per partire sin dalla prima frazione già con una classifica delineata, anche senza tenere conto dei tempi. Tutto sommato un modo per aggiungere curiosità a un evento pur senza togliere niente alla parte “su strada”.
Di questi tempi, con le ammiraglie ferme in garage e le biciclette montate sui rulli, l’idea di una gara virtuale diventa anche più di un diversivo. Ieri si sono corsi gli ultimi chilometri del Giro delle Fiandre, in pratica si è corsa solo la parte che normalmente è la più interessante, con tanto di commento tecnico ed evoluzione della corsa da vedere da diverse angolazioni. Insomma, una corsa vera se non fosse disegnata da un computer e, soprattutto, con i corridori dentro la loro casa e solo un computer davanti.
«Eppure – ci fa notare il nostro esperto di tecnologie, Alex d’Agosta – il ciclismo si sta dimostrando uno degli “e-sports” più efficace per diversi motivi: 1. È realistico da simulare, 2. È convincente per il pubblico, 3. È facile implementare l’hardware relativamente economico; 4. È un’attività dove i professionisti difficilmente faranno “storie” per parteciparvi. Per dire, i piloti di F1 e moto, in particolare i primi, hanno fatto parecchio gli schizzinosi quando si è trattato di offrire un’alternativa per il pubblico in mancanza delle gare ufficiali gli scorsi week-end. La differenza è che con i motori e altre discipline si tratta fondamentalmente di “giocare”, mentre qua si fatica davvero e, se la piattaforma lo consente, si esplorano nuovi territori. Si prendono più piccioni con una fava e per questo il ciclismo virtuale diventerà una delle stelle nel firmamento della bikeconomy, perché ci può star dentro un po’ di tutto: dallo sport alla promozione dei territori e di prodotti sponsorizzati».
L’idea è stata organizzata anche bene dal punto di vista mediatico. I big avevano una telecamera puntata addosso e i nomi degli sponsor di sfondo: insomma, chi ha guardato la corsa si è visto anche gli sponsor che, così, hanno avuto un contentino pure col ciclismo fermo. Poca roba per ora, ma da un punto di vista economico le prospettive possono essere ampie.
E alla fine erano già in diversi gli utenti che aspettano altre gare, non potendo altro.
Ecco, se questo periodo di stop forzato ha portato aziende e studenti a misurarsi con l’home working, dove possibile, possiamo dire ora che sta portando anche il ciclismo a uno spettacolo diverso. Per chiarezza diciamolo subito: in più. Perché nessuno, al di là di questo periodo incredibile, si sognerà mai di sostituire una gara vera con una virtuale. Ma certo la situazione ha aperto anche ai più scettici delle prospettive nuove: pedalare in un gruppo virtuale può essere divertente così come seguire delle gare di questo tipo. Eventi di breve durata (un’ora al massimo) e “scoppiettanti” al punto da tenere attiva l’attenzione potrebbero avere un’attenzione e quindi creare un nuovo movimento che diventa interessante anche dal punto divista economico.
Follia? L’interesse per la gara di oggi ci dice di no. Così come le sfide virtuali che si stanno svolgendo ormai in qualsiasi ora del giorno sulle piattaforme come Zwift, Bkool e così via. In un attimo ci si collega e ci si trova a pedalare alla ruota di compagni occasionali e di continenti diversi, qiundi non c’è fuso orario in cui si rischia di pedalare da soli.
Opportunità economica? Ieri, per dire, il Fiandre virtuale ha dato visibilità a Greg Van Avermaet, campione olimpico e corridore della CCC, marchio che ha già dichiarato le difficoltà economiche nel proseguire il proprio impegno nella sponsorizzazione mandando in crisi corridori e personale e, spalancando una porta verso il buio anche per altri team.
Chissà che il ciclismo del futuro possa avere anche eventi di questo tipo. D’altra parte molti big li abbiamo visti pedalare con impegno quasi allo stesso modo. E quel “quasi”, ieri, era un “meglio di niente”. Domani sarà un “di più” che fa già vedere un mercato, visto che il movimento virtuale, ora che è stato scoperto per forza maggiore, sta già delineando una sua via. Il successo di Zwift di questi giorni la dice lunga sul mondo aperto anche ai semplici appassionati da applicazioni di questo genere, con tutte le implicazioni anche “social” che questo comporta (ma in fondo non eravamo già abituati così da software come Strava?)
E ieri, probabilmente, abbiamo assistito a un evoluzione storica.
Per chi volesse rivedersi la gara, ecco qui la registrazione:
Guido P. Rubino
Certo che questa quarantena e il divieto di uscire in bici si è rivelato una gran bella fortuna per zwift