25 set 2020 – Soddisfazione italiana per la cronometro di Filippo Ganna che si aggiudica una medaglia d’oro che l’Italia non aveva mai conquistato da quando c’è la prova in questa disciplina.
Per l’occasione Ganna ha sfoggiato un casco Kask con una grafica davvero particolare e dedicata all’autodromo di Imola dove si concludono tutte le prove iridate.
Ganna ha utilizzato il body ufficiale della nazionale realizzato dal Castelli che è anche il produttore tecnico del suo team, la Ineos Granadier. Nel maglificio italiano conoscono bene il corridore e gli hanno realizzato l’abbigliamento esattamente su misura secondo le sue esigenze e sfruttando anche la grande conoscenza accumulata in termini di aerodinamica.
La radio di Van Aert
Tutti i corridori erano in contatto diretto via radio con la loro ammiraglia che gli dava anche le informazioni necessarie per rendere al meglio. Per alcuni la radio era evidente sotto al body, per altri meno: per l’occasione hanno evidentemente adottato soluzioni meno ingombranti. Van Aert era dotato della classica radio che prevede lo scatolotto piuttosto ingombrante ma, anziché posizionarla tradizionalmente sulla schiena, ha preferito metterla nella parte anteriore del busto. Si vede chiaramente dalle fotografie del corridore. Una scelta dettata dall’attenzione aerodinamica, per lasciare il flusso d’aria scorrere più agevolmente lungo la schiena.
Il numero
Molta attenzione, ovviamente, al numero di gara. Per molti corridori è stato inserito in un’apposita tasca posteriore che non inficia l’aerodinamica. In maniera negativa spiccava, curiosamente, Campenaerts che aveva evidentemente il numero messo frettolosamente sul suo body. Appariva decisamente stropicciato e con pieghe che certo non aiutavano l’aerodinamica. In una prova svolta a oltre 50 chilometri orari come la cronometro mondiale non è esagerato pensare che un difetto del genere possa causare un aggravio di qualche secondo sul tempo finale.
Composti e scomposti
Ganna ha ottenuto un risultato formidabile e non è mai apparso scomposto in bicicletta. Altri corridori tendevano maggiormente a disunirsi nello sforzo totale che stavano facendo. Tra questi si è fatto notare anche Dumoulin. C’è da dire che grazie alle prolunghe aerodinamiche sempre più precise e personalizzate (per alcuni corridori sono realizzate su misura sulla forma dei loro avambracci per dare maggiore capacità di controllo e resa aerodinamica) molti atleti riescono a tenere la posizione “a uovo” anche in curva. Considerando la difficoltà di guida di una bicicletta da cronometro ne va apprezzata decisamente la dote “funambolica”.
La bici “proibita” di Dowsett
Alex Dowsett, nono sul traguardo, ha preso parte alla cronometro con una bicicletta completamente nera. Facile riconoscerla dalle forme: una Specialized Shiv TT, il modello da cronometro della casa americana. La curiosità è nel fatto che Dowsett corre per la Israel Start-Up Nation, squadra sponsorizzata dal marchio britannico Factor. Se un corridore dimostra che materiale tecnico diverso da quello avuto in dotazione dal team è più efficace, è autorizzato a utilizzarlo. Factor non avrà gradito certamente, ma almeno l’atleta ha avuto l’accortezza di togliere le scritte del marchio concorrente.
Le prolunghe aero e la posizione moderna
Ormai, l’abbiamo detto, le prolunghe aerodinamiche arrivano a essere completamente personalizzate sull’atleta. A cronometro la differenza può essere notevole. Curioso notare come negli anni si siano trasformate notevolmente nelle forme oltre che nei materiali. In particolare attualmente sono mediamente parecchio rialzate sul manubrio rispetto a una volta. Pensate che Indurain, che le voleva più rialzate, era considerato un’eccezione. È cambiata la posizione? Più che altro sono cambiate le geometrie dei telai perché se osservate i corridori la posizione è rimasta praticamente identica. Oggi, piuttosto, alcuni corridori tengono le mani in posizione rialzata rispetto ai gomiti per migliorare la penetrazione aerodinamica.
Guido P. Rubino
voi ci sarete abituati a vederli, logico è il vostro mestiere, ma vederseli sfrecciare ad un metro a 60 all’ora è uno spettacolo impressionante. non ti rendi conto di che bici abbiano e che rapporto spingano ma sono dei proiettili a due ruote racchiusi in una tecnologia spaziale. e spingono come maledetti evitando anche non solo le buche più dure come cantava qualcuno ma le semplici asperità non perfettamente riasfaltate. pessima la micragnosa regia che ha coperto un evento del genere con due motociclette facendoci perdere uno spettacolo da favola. l’oro di Ganna. ottimo titolo per un film documentario.