7 mar 2018 – La cronometro a squadre sulla carta è una prova noiosa ma a vederla con un po’ di attenzione in più c’è tanto da dire. Abbiamo visto squadre perfettamente allineate anche nei tratti più tortuosi della prima prova della Tirreno Adriatico 2018, come la Sky ed altre evidentemente meno attente a questa specialità, come la squadra di Cavendish, che, al di là della caduta sfortunata, si è sfilacciata in più occasioni durante la prova.
Una questione di sincronismi e affiatamento che partono già da quando il cronometrista dà il via. I più forti si sono visti subito con un allineamento perfetto sin da subito, ogni corridore aveva già la sua posizione da prendere nella fila indiana di sette corridori per squadra.
La cronometro e una specialità e, al di là degli individualismi di corridori portati a questa disciplina, il risultato migliore lo hanno avuto le squadre più affiatate e, ovviamente, chi alla cronometro lavora costantemente durante l’anno. Non sorprende allora la vittoria della BMC. La formazione svizzera ha nell’italiano Marco Pinotti un allenatore speciale che segue i corridori per portarli al massimo nelle gare contro il tempo. Una questione di preparazione atletica e anche psicologica, perché quando vedi la ruota del compagno di squadra che si allontana e già sei a tutta e non ti basta più l’aria che puoi far passare attraverso la bocca, la voglia di mollare c’è. Ed è una sensazione che provano quasi tutti i componenti di una squadra impegnata in una gara come la prima tappa a Lido di Camaiore che si è svolta oggi.
La cronosquadre è un esercizio di tecnica: dai body famigerati del team Sky che avevano fatto storcere la bocca a qualcuno al Tour de France per quella lavorazione sulle spalle che porta ad una maggiore aerodinamica a sentire loro, alla scelta delle gomme. Oggi si è visto di tutto: tubolari, copertoncini e anche soluzioni tubeless. Che poi, se si va a veder il puro dato tecnico, è il tubeless che dovrebbe vincere su tutti grazie alla riduzione degli attriti che comporta l’assenza di una camera d’aria a contatto con il copertoncino. Poi la scelta delle ruote ragionando sul vento, con le squadre che fino all’ultimo valutano cosa montare per sfruttare la tecnologia e non rimanerne penalizzati.
Interessante vedere come le squadre hanno gestito i propri corridori. Qualcuno ha sacrificato prima gli atleti meno in forma per poterne comunque sfruttare le capacità dove si è potuto, altri hanno centellinato fino all’ultimo uomo per dare alla squadra la posizione migliore e hanno tagliato il traguardo giusto in quattro. Lo stesso Gilbert ha tentennato un attimo nell’ultimo cambio e si è trovato staccato dai suoi e se n’è reso conto con un attimo di ritardo. Curve e controcurve senza perdere la ruota e poi sul traguardo in un attimo con una media pazzesca a sfiorare i 58 all’ora per una maglia azzurra che veste un’altra volta Damiano Caruso, il primo della BMC a passare sotto al traguardo.
Tutto sommato quest’Italia di inizio stagione ci sta piacendo. E non vediamo l’ora di prenderci gusto.
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Redazione Cyclinside