18 mag 2018 – Il numero “uno” lo ha indossato il prefetto di Arezzo, Clara Vaccaro una triathleta che non ha avuto timore ad ammettere: “Corro e nuoto, ma il ciclismo è il mio punto debole. Ho paura alla partenza e ho paura anche in discesa”. I freni di certo li ha tirati almeno un po’ tra i su e giù delle Valli attraversate nella prima edizione della Gran Fondo Arezzo che si è spinta fino al santuario francescano de La Verna per scendere attraverso lo “Spino” in Val Tiberina e far ritorno in città passando prima dalla salita di Scheggia e poi dagli 8 km di sterrato dell’Alpe di Poti, una salita tosta con punte al 16% e un anno fa entrata nella lista delle insidie del Giro d’Italia. Vaccaro si è cimentata nella medio fondo di 90 chilometri.
Paesaggio e storia sono un mix micidiale in questa fetta di Toscana solcata dall’Arno e un po’ fuori mano per le grandi rotte turistiche. Arezzo è una città di collina e i mille ciclisti alla partenza si sono riuniti sulla sua sommità, davanti all’imponente Duomo cittadino, davanti al palazzo comunale e a poche centinaia di metri dalla fortezza medicea da poco restaurata. Un anno fa, ha ospitato la mostra di Ivan Theimer con Vittorio Sgarbi a far da Cicerone per raccontare quelle sculture ispirate all’archeologia e al mito.
Non saranno professionisti, ma le granfondo sono terreno ideale per quei ciclisti che superati i trenta anni e anche i quaranta, amano ancora divertirsi mettendo un pizzico di competizione in ogni pedalata. E così nella granfondo aretina, il gioco di squadra ha prevalso.
Pugliese di nascita, ma “aretino” di adozione, Federico Scotti ha tagliato per primo il traguardo del percorso lungo di 140 km, seguito poco dopo dal compagno di squadra della Mc Cycling Time Ivan Ostolani, mentre Emanuele Marianeschi si è piazzato sesto. Il duro compito di “cuocere” gli avversari era andato a Federico Del Guasta, che ha ben retto fino alla salita dell’Alpe di Poti, dove Scotti ha messo una marcia in più. “Avevo provato il percorso venerdì e avevo, per così dire, preso le misure. Ho attaccato come se stessi facendo una cronometro”, ha detto. A un chilometro dal valico, Scotti era solo al comando seguito da Giacomo Sansoni (Sansoni Team) a 35 secondi e da Ostolani a 45 secondi.
Preparatore atletico e insegnante di Educazione fisica a Montevarchi, Scotti ha un passato come dilettante. Ha gareggiato con Maltinti e Malmantile. Poi, un assaggio di professionismo: “Nel 2005 ho fatto uno stage tra i prof nella Coppa Agostoni, Trofeo Bernocchi e Trofeo Melinda. Poi, quello che doveva essere il mio ultimo anno tra i dilettanti si è trasformato in un incubo a causa della mononucleosi e ho perduto l’occasione”. A chi gli ha ricordato che due anni fa, Arezzo ospitò una tappa della Tirreno-Adriatico, in cui si impose Greg Van Avermaet davanti a Peter Sagan, Scotti ha risposto sorridendo e minimizzando: “Non scherziamo. Non confondiamoci. Loro sono i migliori, noi ci divertiamo”. Giusta considerazione!
Il paesaggio aretino ha conquistato la tedesca Astrid Schartmueller (GS Alpilatte) prima donna a tagliare il traguardo nella 140 chilometri. Viene da Amburgo, ma da tempo risiede a Merano. Ingegnere civile, va al lavoro a Bolzano in biciletta. Come scatta l’orario legale e le giornate si allungano, lei è pronta per un allenamento lungo e duro. La bici l’ha conosciuta nel 1992 e non si sono più lasciate. Domenica sarà alla Nove Colli.
Dal nuoto invece arriva Chiara Turchi, di 47 anni che ha iniziato ad andare in bici tre anni fa e da allora il ciclismo è diventato la sua “malattia”. Ad Arezzo, si è cimentata nella medio fondo, prima delle donne al traguardo. Sullo stesso tragitto, ma tra gli uomini, ha “spinto” di più il campano Antonio Valletta, uno del “settore”. Vende biciclette a Vinci e vive in Toscana da quando correva come juniores.
Terra di buona cucina, la Gran Fondo Arezzo (organizzata dal veloce Club Firenze in collaborazione con Cycling Time) si è conclusa con un pasta-party di qualità: ravioli, patate al forno, crostata e gelato. All’insegna del buon gusto!
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Lorenza Cerbini