15 ott 2018 – Pochi giorni fa abbiamo partecipato a un primissimo Gravel Camp nella regione Surselva del Canton Grigioni in Svizzera con un guida d’eccezione, Natalie Schneitter, la più talentuosa ragazza nella mountain bike fino all’arrivo di Jolanda Neff, che è stata campionessa svizzera e mondiale nella categoria Under 23.
Con l’occasione ci è stato possibile scoprire percorsi e paesaggi straordinari al di fuori dei soliti circuiti del turismo. Ci siamo resi conti che fra sterrati “a denominazione di origine controllata” e tutto quello che può offrire l’ambiente in termini di attrazioni naturali e in tema di architettura storica residenziale, religiosa e agricola, una visita in quest’angolo alpino rappresenta un toccasana culturale, sportivo e gastronomico di valore. Una cornice convincente per godere di una forma sempre più inflazionata di ciclismo, il gravel, o anche l’e-mtb, in uno dei “terreni” più adatti, ospitali e poco trafficati che la cartina geografica europea sia in grado di offrire.
Un contesto di eccellenza turistica e ciclistica
Il Canton Grigioni non dovrebbe aver bisogno di presentazione per gli italiani. È il più orientale fra i 26, l’unico ufficialmente trilingue, confina con la Lombardia e il Trentino con i quali condivide alcuni passi molto alti e rinomati a partire dallo Spluga, che due secoli fa rappresentava la prima via per collegare l’intera penisola italiana al centro dell’Europa, mettendo in comunicazione la Val Chiavenna con le valli del Reno. Un collegamento così importante che già un secolo fa si sognava anche di realizzarci un traforo. Ma ancora in epoca monarchica, una convenzione fra Italia, Svizzera e Germania diede prevalenza al collegamento del Gottardo prima e al Brennero poi. La lista dei passi grigionesi continua con l’Umbrail-Stelvio, la Forcola di Livigno e il Maloja.
Oltre ai suddetti confinanti con l’Italia, all’interno dei Grigioni ci sono molti altri valichi di notevole altitudine e mitici per la lunga storia, anche nel ciclismo, prevalentemente nel Tour de Suisse: tutti conoscono anche l’Albula, il Bernina, la Flüela, il Forno, lo Julier, l’Oberalp, Lenzerheide e, naturalmente, il San Bernardino. Meno noto e alto solo il Wolfgang, che collega Klosters e Davos.
Non c’è dubbio quindi che il Cantone più esteso della Confederazione sia noti a ciclisti e in generale ai turisti di tutto il mondo. Basti pensare alla lista infinita che vanta St Moritz relativamente a record di ogni genere legati, ma non solo, a turismo e sport. Prima località al mondo con nome e simbolo registrati, prima località turistica e sportiva delle Alpi, primo albergo di lusso nelle Alpi, prima illuminazione elettrica della Svizzera, primo bob e relativa pista al mondo, prima partita di curling in Europa, primo volo a motore in Svizzera e tanti altri primati per quanto riguarda sci, equitazione, polo, cricket, lusso ed energie alternative. Insomma, il motto di Top of the World è conosciuto e consumato, perchè la regione retica non è solo bella, ma ha fatto scuola sia 150 anni fa, inventando il turismo invernale, sia di recente, realizzando la prima Destination Management Organisation (DMO) che tanti le invidiano.
Non solo Engadina, la scoperta delle sorgenti del Reno
Dopo un breve ripasso forse non necessario di alcune peculiarità dei Grigioni, siamo felici di riferire quelle che sono state le nostre prime impressioni sull’evento di lancio nell’universo gravel della regione delle sorgenti del Reno riservato a media e opinion leader, nota come Surselva. L’obiettivo dell’Ente del Turismo era di far conoscere quindi le valli all’estremo ovest dei Grigioni, in prossimità del Ticino e degli Uri, che sono decisamente meno conosciute alle masse rispetto ai luoghi più rinomati ma hanno un potenziale enorme sul fronte del turismo a due ruote. Sia chiaro, la zona è già ben nota agli appassionati di mountain bike anche solo per il fatto che un certo Nino Schurter è cresciuto in un minuscolo paesino a breve distanza da Ilanz. Da lì, salendo verso il passo Oberalp, o il Lucomagno, si aprono valli facili e abbordabili nell’esplorazione, che ambiscono a essere un nuovo punto di riferimento nell’offerta cicloturistica svizzera.
Questione di fondo
Nei dirigenti locali, infatti, è giunta finalmente la consapevolezza che tanti percorsi che erano proposti già da tanti anni nella rete comunque vasta per le Mtb e nelle mappe di SvizzeraMobile sono diventati con il tempo e le evoluzioni tecnologiche semplici o troppo semplici per i biker moderni. Pagano insomma l’anzianità di adozione, quando cioè le Mtb di primissima generazione, con telai, freni e sospensioni imparagonabili agli attuali, non consentivano le odierne prestazioni su terreni impervi. Quindi la rivalutazione di percorsi tecnicamente “troppo facili” (pendenze a parte) con la destinazione all’utente “gravel” è assai azzeccata, perché la ricchezza e vastità di strade che abbiamo visitato e che verranno proposte in questo tipo di offerta turistica alternano asfalto a strada sterrata, nella maggior parte dei casi a piena larghezza di corsia, con ottima qualità di terreno e scorrevolezza. Ed è sopratutto la quantità di sentieri di questo genere visitati nel Surselva, dove è facile incontrare nel 90% dei casi solo mezzi agricoli, a rendere l’esperienza generale particolarmente rilassante e piacevole anche per il turismo con bici mtb o da trekking a pedalata assistita, vista, lo ripetiamo, la notevole e costante qualità del fondo stradale e la poca capacità richiesta per affrontare i percorsi in sicurezza. Sentieri quindi “carrabili”, quasi del tutto senza strapiombi, perfino con poca ghiaia, letteralmente alla portata di tutti a patto di avere un livello di allenamento “medio” o un piccolo aiuto tecnologico.
Ci ha colpito: un tuffo nella storia
L’accoglienza di queste giornate che diventeranno un “pacchetto turistico” già a partire dal prossimo marzo prevedeva un breve tour per conoscere le vere radici delle persone locali. Ancora prima di salire in bici abbiamo infatti visitato una piacevole struttura tipica ma emblematica per un’inaspettata avanguardia mondiale, che ancora “vive”: un vecchio mulino gestito dagli eredi del fabbro che lo aveva costruito con una storia familiare esemplare in quanto a capacità e volontà di conservazione delle tradizioni. Il nonno e il papà dell’attuale gestore avevano usato quella struttura per affermare in particolare un tipo di aratro che era stato decisamente innovativo nella sua facilità d’uso specialmente su terreni non pianeggianti per via di alcuni accorgimenti di loro invenzione: talmente efficaci che ancora oggi sono usati in alcuni paesi asiatici e sudamericani indigenti. La visita guidata ha mostrato un mulino ancora funzionante con l’acqua di un fiume talmente poco alimentato dalla natura di oggi rispetto a un tempo che il proprietario si è ingegnato di costruire un laghetto ad hoc e munirlo di un’apposita diga artificiale per rendere possibile le dimostrazioni di funzionamento a turisti o scolari di alcune ore, che passano dal tornio alla lavorazione del ferro a caldo, il tutto comandato da un sistema di rinvii con cinghie in pelle spettacolare e autentico.
Tre giorni di vero gravel e turismo
Dopo un excursus nel passato, al giorno due è iniziata l’avventura in bici, con innumerevoli salite e discese, tutt’altro però che “mangia e bevi”: lunghi tratti di salite non eccessivamente ripide alterni a numerosi villaggi da meno di 100 abitanti, boschi, qualche bivio (con indicazioni molto chiare), zone panoramiche su “plateau” o quasi, per poi continuare su e giù di frequente. Lo spot più bello è stato il lago artificiale di Pigniu, una meta già nota per gli escursionisti dove si incontrano due ripide cascate che precipitano in modo fragoroso nell’acqua. L’arrivo era a Brigels, località sciistica rinomata ma deliziosa anche nelle stagioni più calde per l’escursionismo, il riposo e i suoi panorami, coronati da un bel laghetto vicino alla città.
La proposta del giorno due iniziava con una discesa verso Trun non ripida, che ci ha permesso di raggiungere una stazione ferroviaria per imbarcare le proprie bici su un bellissimo treno rosso della Ferrovia Retica, per poi iniziare una pedalata subito in fuoristrada e in quota, già nell’intorno dei 1450 metri di Tschamut. Con aria buona e in parte a fianco dei celeberrimi binari percorsi anche dal Glacier Express abbiamo raggiunto la Capanna Meighels a oltre 2300 metri di altezza, in cima al tracciato più vicino alle reali sorgenti del Reno. La strada per arrivarci, classificata come percorso per Mtb 205 su SvizzeraMobile, fa parte di uno di quei percorsi tracciati ormai da tanti anni che, viste le strade così comode anche se impegnative, sembrano il regno del gravel: dopo poche centinaia di metri non si vede più traccia dell’asfalto e ci si immerge in una natura incontaminata di montagna vera, con una vegetazione ovviamente degradante ma particolari di pregio come piccoli laghetti e la vista di costoni di roccia bellissimi. In cima, il panorama volge su cime e ghiacciai famosi ed è una delle più belle “terrazze” sulle alpi retiche raggiungibile con le due ruote: una vera perla insomma per ciclosportivi o amanti della bici alle prime armi.
Dopo una discesa sicura non si può saltare una sosta a Sedrun, località di passaggio dove si è sviluppata una tradizione dolciaria che ora vanta esportazioni in mezzo mondo. La Conditoria di Reto Schmid (www.laconditoria.ch) nasce come semplice pasticceria di montagna ma l’eccellenza nel preparare la torta alle noci, il dessert più famoso dei Grigioni, lo ha portato a trasformare il suo dolce preferito in un prodotto industriale, riducendolo con grande inventiva alle dimensioni di un pasticcino di classe media. Confezionati uno a uno anche in altri sapori, i suoi prodotti oggi sono venduti a milioni nel mondo: quasi incredibile pensando che tutto è nato e soprattutto proviene da una località decentrata come Sedrun. Dopo un pranzo a base di maccheroni alpini svizzeri con patate, formaggio, cipolle e salsa di mele cotte, un’altra sosta ad alto tasso calorico necessitava di qualche chilometro in più e ancora un po’ di saliscendi panoramici come quelli che servivano per raggiungere Disentis, crocevia fra il Lucomagno, l’Oberalp e il percorso del Reno verso Coira. Prima di andare a bagnare anche Austria, Liechstenstein, Francia, Germania e Paesi Bassi, il Reno ha aiutato l’insediamento di una pregiata abbazia benedettina a Disentis di grande interesse turistico, tanto da offrire ospitalità di livello alberghiero senza compromessi e a prezzi ragionevoli.
Il percorso di ritorno verso Ilanz della quarta e ultima giornata prevedeva una salita importante a partire da Trun, dove piano piano abbiamo risalito le strade del comprensorio sciistico a innevamento sicuro dell’Obersaxen Mundaun (rilevante per la varietà di percorsi e anche per sci di fondo e con racchette da neve) e raggiunto il ristorante Bündner Rigi che, con una terrazza che dominava la valle dal lato meridionale, faceva apprezzare le vette alpine fino alla vista, molto in lontananza, dell’abitato di Coira. Dopo aver raggiunto in pace l’ultima meta su strade ancora piacevolmente alternate fra panorami montani, fattorie e villaggi caratteristici, la vista di Laax e Flims ci ha fatto apprezzare l’essenza del Surselva: non cerca né vuole puntare sul turismo di massa, né di alta gamma, ma vuole farsi apprezzare, qual è realmente, come regione di alto pregio ambientale, tranquilla e capace di offrire scenari impagabili che non invidiano nulla a località più blasonate. Con il valore aggiunto, come già ripetuto, della poca frequentazione e delle strade perfettamente adatte ai ciclisti. L’abbiamo detto nel titolo e lo riconfermiamo: un vero paradiso delle gravel. E come dicono i locali: viva la Grischa!
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Alex D’Agosta
Twitter: @alexdagosta