Il campione egoista o il campione generoso? Il campione, per definizione, è prepotente, prende tutto, la sua vocazione è la vittoria a distanza di una linea retta tra sé e il traguardo.
Alla Milano Sanremo il campione ha scelto la strada della generosità di sua piena iniziativa. Sarebbe stato tutto legittimo. Mathieu van der Poel era alla Sanremo con la maglia iridata e il numero 1 sulla schiena. È il Campione del Mondo che ne aveva vinto l’ultima edizione della Classicissima di Primavera, legittimato dalla strada e dalle sue gambe che avevano tenuto la botta fortissima di Pogacar sul Poggio. Lo sloveno avrebbe voluto fare più male in un gioco di squadra che, per sua stessa ammissione, non aveva funzionato come aveva immaginato. Nonostante quel tira e molla della fuga che rallenta e del gruppo che non vuole rientrare si è corso comunque sulla media record che ha superato i 46 chilometri all’ora. Un’andatura che più che i campioni ha fiaccato le squadre e la UAE si è un po’ perduta e al momento di fare la devastazione prevista si sono visti corridori faticare oltre misura. Con 250 chilometri nelle gambe è pure normale, marziani a parte.
La scelta
Mathieu van der Poel aveva due scelte e l’attimo esatto è stato lì, a un chilometro dalla fine della discesa del Poggio. Messe le cose in chiaro che nessuno avrebbe staccato più nessuno, era lì davanti con l’avversario giurato della corsa. Pogacar davanti a schioppettare dietro ogni curva, lui pronto a passarlo per la stoccata finale che li avrebbe visti sul traguardo di via Roma a giocarsi la vittoria. Invece Mathieu ha scelto di voltarsi indietro ed è cambiata la Sanremo.
Il ciclismo, in quel momento, si è trasformato da sport individuale a sport di squadra. Forse è anche per questo che affascina così tanto.
È il più individuale degli sport di squadra, ma ieri è stato il più di squadra degli sport individuali
Van der Poel si è voltato e ha cercato il compagno di squadra che aveva tenuto le fiammate micidiali del Poggio. Se un velocista come Philipsen scollina coi primi sul Poggio va automaticamente tra i favoriti alla vittoria, la regola è quella.
Mathieu ha riposto la maglia iridata in valigia col dorsale numero 1 ancora prima del traguardo, per farsi gregario del corridore favorito. O almeno così era convinto. Avrà messo sulla bilancia le sue possibilità di vittoria, forse intimorito dalla freschezza degli scatti continui di Pogacar che non gli davano certezze in uno sprint a due, per puntare tutto sulla volata di Philipsen, una vera garanzia, il belga, che sa vincere le volate di gruppo al Tour de France, figuratevi in un gruppetto ristretto alla Sanremo. Pure nell’incertezza di un bouquet di campioni che andatevi a guardare i nomi dei primi dieci sul traguardo, alla faccia della corsa semplice.
Con un gregario così Philipsen non ha sentito la tensione ma solo la concentrazione sul da farsi. Roba che conosce già. Un obiettivo che non poteva mancare e non ha mancato.