24 ago 2017 – Ricordo tanti anni fa quando fu affidata l’organizzazione del Campionato Italiano ad una società con sede in una zona di montagna. Ne fui piuttosto entusiasta: volevo il percorso più duro possibile per giocare le mie carte. Ma dopo un sopralluogo dei giudici ad inizio stagione arrivò un comunicato che bocciava il tragitto scelto dagli organizzatori. Troppo duro. E c’era una parte del comunicato che mi è rimasta impressa che recitava pressappoco così: il percorso che assegna un titolo deve dare la possibilità di vincere a tutti, al velocista che resiste in salita ed arriva a giocarsi la volata come allo scalatore che deve riuscire a fare la differenza in una salita non impossibile, ed al passista che deve poter avere lo spazio per giocarsi le sue carte. Il ragionamento era bello, anche se andava contro i miei interessi.
Ora guardo il percorso degli ultimi Mondiali di questi anni e mi domando dove sia finito quel ragionamento. Non c’è bisogno di infierire ulteriormente sulla manifestazione di Doha, brutta sotto tutti i punti di vista, e ovviamente totalmente pianeggiante. Non c’è stato nessun rimedio sul piano altimetrico nemmeno al Campionato Europeo in Danimarca, dove né la pioggia né il vento hanno proposto selezione. Nemmeno i temibilissimi Flinstones, le pietrine aguzze tipiche delle strade Danesi che portano ai ciclisti migliaia di forature hanno offerto una variabile alla gara. Un percorso duro all’Europeo poteva dare un senso di compensazione, di alternativa: l’anno scorso il Mondiale è stato per velocisti, ma l’Europeo offre chances per gli scalatori. E invece siamo andati ben lontani da un percorso di gara duro.
Ed ora arriviamo a Bergen, con un’altimetria che promette tutt’altro che una corsa da grimpeur. Insomma se nel 1995 abbiamo sognato per qualche ora una maglia iridata indosso a Marco Pantani, certamente in questi ultimi anni non possiamo nemmeno lontanamente immaginare un Aru o un Bardet Campione del Mondo. Speriamo – puramente per lo spettacolo – che il meteo condizioni la gara come avvenne a Oslo, quando vinse un giovanissimo Lance Armstrong a sorpresa.
Stefano Boggia (www.daccordistore.it)