5 mag 2018 – Le tappe per velocisti sono delle fiammate d’emozioni che si consumano in pochi chilometri. Oggi, a dire il vero, di queste fiammate ne abbiamo avute due, perché il secondo traguardo volante è diventato importante, per i secondi che aveva in palio, per la maglia rosa. C’era da giocarsela bene allora e Dennis e Vivani se la sono giocata meglio di tutti e sono stati premiati.
Il primo a mettere alla frusta la squadra è stato proprio Dennis. Vedere il gruppo recuperare così sui fuggitivi è cosa insolita a tanti chilometri dal traguardo, ma lo sprint intermedio valeva quei tre secondi che avrebbero permesso a Dennis di superare Tom Dumoulin nella testa della classifica generale. La BMC, la squadra di Dennis, ci ha creduto e questo ha dato ovviamente morale al corridore australiano. Sul traguardo volante la squadra rossonera si è presentata compatta e irresistibile lanciando una volata perfetta a Dennis. Ma forse non sarebbe bastato a farlo passare davanti a tutti. Negli ultimi metri il compagno di squadra che copriva la sua ruota, quindi alle spalle di Dennis, ha fatto il buco. Cioè gli ha lasciato prendere quei pochi metri che hanno spiazzato gli avversari e regalato quel vantaggio minimo diventato subito irrecuperabile.
Nello sprint intermedio, va detto, s’era mosso anche Elia Viviani, alla ricerca di punti per la Maglia Ciclamino. Il velocista veronese ha dato, a dire il vero, l’impressione di poter pure battere Dennis, ma di avergli lasciato comunque la vittoria vista l’importanza dello sprint. Una mossa tattica che ci sentiamo di sottolineare. Viviani avrà perso qualcosa, ma ha guadagnato degli amici in gruppo. E questo potrebbe essere utile per le prossime tappe con arrivo in volata. Chissà. Nell’economia di una grande corsa a tappe un ragionamento del genere ha senso.
Viviani, poi, si è andato a giocare la vittoria di tappa dimostrando una gamba davvero fenomenale rispetto agli altri avversari in gruppo. La sua squadra, a dire il vero, non l’abbiamo vista brillare come altri team nei chilometri finali. I corridori della Quick Step sono comparsi davanti negli ultimi cinque chilometri di gara e si sono pure persi un po’ nelle curve secche all’interno di Tel Aviv. Però, a quanto ha detto Viviani dopo l’arrivo, lo hanno aiutato tantissimo a restare davanti senza faticare troppo. Certo, vedere l’ultimo corridore della Quick Step che negli ultimi metri si volta cercando il velocista non depone particolarmente a favore di un sincronismo di squadra.
Ma Viviani oggi aveva una gamba stellare, tant’è che si è scelto da solo la ruota da seguire ed ha aspettato il momento giusto di avere chi gli desse il là per partire. Jacub Marczko, che pure ha avuto uno spunto micidiale, nel finale si è trasformato nella lepre perfetta per Viviani, che è stato pronto a balzargli a ruota e si è fatto tirare una volata perfetta.
Poi, a dirla tutta, noi sul traguardo ci aspettavamo anche una fiammata di Andrea Guardini, uno che quando azzecca la giornata giusta ha uno sprint letteralmente spaventoso. Ieri, nella cronometro, aveva pure salvato la gamba classificandosi all’ultimo posto come perfetta maglia nera. Oggi sarebbe stato un bel colpo di teatro, ma la volata non l’ha nemmeno fatta (55° sul traguardo). Lo aspetteremo ancora.
Guido P. Rubino