12 lug 2017 – Avevo un Direttore Sportivo da Juniores che ci diceva ad ogni gara: “noi per il secondo posto non corriamo. Se arriviamo in volata abbiamo perso. Proviamo fino all’ultimo, dobbiamo tutti i giorni tirare via una fuga a tutti i costi. Se non ce la facciamo, proviamo all’ultimo km”.
Per noi non esisteva “il treno”, esisteva solo che quando uno di noi veniva ripreso un altro doveva partire in contropiede. Era la vera e propria messa in pratica di “al mio via scatenate l’Inferno”.
E a questo Tour de France cosa si vede? Tanta gente che corre per il secondo posto. Se sprint sarà, il vincitore quasi sicuramente sarà di nuovo Kittel, uno scalino sopra a tutti in volata in questo momento. Il fatto è che Kittel non solo vince, ma vince anche in condizioni non ottimali: prende la volata dietro, vince lo stesso; perde la squadra tra curve e rotonde, vince lo stesso: quasi imbattibile. E allora perché collaborare con la Quick Step per arrivare in volata? Perché non provarci da lontano?
Una fuga da lontano di un compagno di squadra di un velocista rivale di Kittel non solo avrebbe la valenza di tentativo per la vittoria, ma permetterebbe a tutta la squadra di avere “la scusa” di non tirare fino a quando la fuga non viene ripresa. Un grande vantaggio insomma anche nel caso di arrivo in volata: avere tutti gli uomini freschi per gli ultimi 10 km. Bodnar oggi ha dimostrato che si può fare. Si può rischiare di vincere partendo da lontano. Un grande applauso a lui. Chi non ha tifato per Bodnar negli ultimi km?
A lui abbiamo dedicato l’immagine di copertina di questo articolo.
Sarà allora colpa delle solite radio infilate nella testa dei corridori, che tolgono – lo dico da sempre – quell’estro e quella fantasia che potrebbe fare la differenza? Anche uno che se ne intende di Tour come Greg Lemond ha detto che c’è qualcosa che non va nelle strategie di gara, e l’ennesima vittoria dell’uomo da battere ne è la prova tangibile. E a proposito di radio: rimango a bocca aperta a sentire che Aru non era a conoscenza della caduta e del ritiro del suo compagno di squadra Cataldo. Ma di cosa si parla in queste radio? Una volta senza radio in pochi minuti tutti sapevano chi era caduto e se era riuscito a rientrare in gruppo.
Stefano Boggia (www.daccordistore.it)