20 apr 2020 – Girano in questi giorni diverse voci che vedrebbero la Federazione Ciclistica Italia a considerare l’attività su pista come possibile traino di una ripresa dell’agonismo a livello nazionale giovanile. Se lo sport dovrà riprendere, almeno in una prima fase, in un ambiente controllato, chiuso, la pista potrebbe essere il luogo perfetto.
Discussioni tra i vertici federali sono in corso in questo senso. Lo stesso presidente Renato Di Rocco ne ha accennato pubblicamente. Insomma, si sta considerando tutto per ricominciare rispettando le regole restrittive che ci saranno.
L’argomento è molto interessante, sembra quasi “di rottura” rispetto ad altre idee circolate fin’ora e allora ne abbiamo parlato con un esperto del settore: Silvio Martinello.
«Sì, ho sentito Di Rocco parlarne e la cosa mi piace – esordisce subito Martinello – ma certo sarà diverso da un’attività su pista come siamo abituati normalmente. Se si dovrà garantire la distanza tra gli atleti restano poche gare per confrontarsi: inseguimento e chilometro da fermo (500 metri per le donne). Attività magari non troppo coinvolgenti ma comunque interessanti da seguire. Un po’ come su strada che si parla di gare a cronometro».
– Anche quelle non sarebbero male
«No, anzi, potrebbe essere il momento per riscoprire una specialità che ci ha visto primeggiare tante volte ma di cui si è sempre lamentata la mancanza di una vera e propria scuola, come in altre nazioni».
– Prospettive molto interessanti, insomma
«Il dubbio è dove le facciamo queste gare. Perché si fa presto a dire pista, ma in Italia la situazione delle piste, lo sappiamo, non è rosea, fatta eccezione per alcuni impianti. Bisogna fare uno screening rapido perché non basta avere la struttura, ci vogliono anche attrezzature adeguate e moderne, non biciclette di quarant’anni fa.
– Quali sono le piste titolate?
«Pordenone, San Giovanni al Natisone, Portogruaro, Pescantina, il velodromo Francone di San Francesco al Campo, poi mi vengono in mente Dalmine e Montichiari, pure con tutti i limiti evidenziati ultimamente. Più giù Forlì e Fiorenzuola che viaggiano a pieno regime e Noto, in Sicilia, che funziona bene.
«Le altre – prosegue il campione olimpico – sono situazioni da valutare e comunque si tratta di strutture dove l’attività nella maggior parte dei casi non è regolare. Anche in Veneto, regione ciclistica per eccellenza, per il 2020 avevamo in programma appena sette o otto gare. Questa potrebbe essere l’occasione per un bel rilancio, ma ci vogliono risorse».
– Dove si potrebbero trovare?
«Intanto si potrebbe pensare di convogliare in gare su pista organizzazioni che si sono viste cancellare eventi su strada. In questo modo potrebbero salvare qualcosa e dare un contributo importante.
L’occasione è ghiotta per rilanciare l’attività su pista, anche se con i limiti che abbiamo visto. D’altra parte se non possiamo fare altrimenti, per ora, le gare saranno queste. Può essere una valida alternativa per le categorie giovanili, andando più su non tanto però».
– Intanto sarebbe una bella riscoperta per la pista
«Certamente, e questo stop potrebbe essere anche l’occasione per ripensare un po’ le cose. A noi manca la capacità di strutturarci, si deve organizzare una scuola per ogni disciplina olimpica per poter essere sicuri di avere dei campioni che vengano fuori. Ragionare su questo, ora, sarebbe prezioso, un Ganna non nasce mica a ogni generazione. Però se si crea una scuola, ci saranno sicuramente diversi corridori a tenere alto il movimento e si dimostrerà anche l’importanza di un investimento a lungo termine.
«Poi bisogna pensare anche alle altre discipline olimpiche che vanno curate. La Mountain bike viaggia da sé ma la Bmx ha bisogno di essere sviluppata».
– Che c’entra la Bmx con la pista?
«In molti Paesi quando si costruiscono gli impianti per le piste si prevede, vicino, anche una struttura per Bmx. La differenza si vede, poi tra chi è competitivo e chi no. Lo stesso impianto che si sta costruendo a Treviso rischia di essere lontano da tutto e non prevede alcun progetto collaterale. Considerate che anche il velodromo di Londra, nonostante il lavoro fatto, non ha vita facile, figuratevi un velodromo fuori mano in Italia».
Con Silvio Martinello abbiamo parlato anche di altro. Ma ve lo racconteremo domani.
Guido P. Rubino
Le corse per le categorie giovanili su pista possono salvare un pochino la stagione dei ragazzi e dar loro modo di “sfogarsi” dopo questo periodo di stop forzato.
Inseguimento, cronometro, km (o 500, o comunque un giro di pista cronometrato), gimkana, permettono di mantenere il distanziamento e la sicurezza.
Si potrebbe pensare di correre, almeno per questa stagione, con le normali bici da strada (è una eresia, ma di questi tempi potrebbe essere accettabile…) senza quindi dover investire sul materiale.
Sarebbe comunque un primo, valido approccio con la pista per i nostri ragazzi: tra tanti, qualcuno potrebbe restarne affascinato e proseguire nel tempo!