26 mag 2019 – Dove non ha potuto la salita è riuscita la discesa. Non è una novità nel ciclismo, ma se ci aggiungi anche la bicicletta sbagliata si finisce per mettere in difficoltà anche un discesista niente male come Primoz Roglic. Poi il pizzico di Nibali, anzi un vero e proprio morso in discesa giù dal Cittiglio, discesa che Nibali conosce, ci ha già vinto il Lombardia qui.
Ma dei morsi dolorosi li ha dati pure in salita a sfinire Roglic che ha resistito e faticato con una bicicletta che non era la sua per una foratura proprio nel momento sbagliato. Un compagno di squadra gli ha passato la bicicletta e ha fatto quel che ha potuto. In salita tirava e si difendeva, in discesa come ci ha provato è finito addosso al guard rail. Botta, rialzato e prudenza: totale 50 secondi circa recuperati da Nibali sullo sloveno.
Intanto Carapaz si stacca da Nibali in discesa e rientra in pianura. Sicuri che sia una Maglia Rosa facile da sfilargliela. A questo punto il corridore dell’Ecuador diventa pericoloso col passare delle tappe.
Detti i protagonisti della generale bisogna applaudire Mattia Cattaneo e Dario Cataldo. Due corridori in fuga storica. Duecento chilometri col vento in faccia e poi a giocarsela su un traguardo che avrebbe dovuto fare un’eccezione e dare un parimerito. Voi chi avreste scelto?
Il traguardo ha fatto da giudice severo, si è affidato al dio del ciclismo che ha scelto Dario Cataldo per rendergli merito del sacrificio di quando era in fuga e si è fermato ad aspettare il capitano, sfumando le possibilità di una vittoria tutt’altro che remota.
Applausi per loro e rammarico per Cattaneo, arrivarci così vicino e non riuscirci è roba da non dormirci per un bel po’ di notti.
Intanto la notte quasi in bianco l’aveva passata Cataldo. Qualche problema fisico, dice incredulo al traguardo. Bello il ciclismo, bello anche questo Giro, finalmente, che estrae i campioni dal mazzo.
Guido P. Rubino