11 feb 2018 – Il senatore sale sul palco e ci resta. Al punto che quando lo speaker, dopo la prima presentazione gli dice che, tranquillo Erneso, puoi anche andarti a sedere, lui risponde di no. Non ci pensa nemmeno, quella bicicletta porta il suo nome e per lui ogni bicicletta è come un figlio, per cui è inutile chiedere quale sia per lui la preferita tra i tanti modelli che ha fatto in 64 anni di carriera.
Non so se Ernesto Colnago sia mai stato chiamato “senatore”. Nel ciclismo i senatori sono i corridori che per vittorie e carisma vengono riconosciuti dagli altri e quello che dicono loro ha un peso maggiore e nessuno osa contraddire.
Colnago sta al ciclismo come… no, non c’è un paragone che si possa fare. Colnago sta al ciclismo forse come una volta stava Tullio Campagnolo. Ecco, forse questo può funzionare anche se non ho mai avuto modo di conoscere il “signor Tullio”, che seguiva i corridori per sapere subito come andavano i suoi componenti.
Colnago ci parla coi corridori, e quando arriva Fabio Aru, in sella alla sua bicicletta nuova e fiammante (Fabio la fotografa per potersela portare a casa ancora prima di avere il modello definitivo) ci confabula un bel po’. Avoglia i fotografi a urlare di guardare lì. Loro hanno da dirsi qualcosa e non smettono.
Poi Aru tira fuori un’altra volta il cellulare. Fa vedere qualcosa al “signor Ernesto” e poi si mettono vicini. Il corridore chiede un selfie, anzi, un autoscatto signor Colnago. Perché qui si parla in italiano, come questa bicicletta che facciamola vedere bene che è fatta a Cambiago. Se no poi chiacchierano e il signor Ernesto ha già la febbre. Ecco, capito perché è un senatore indiscusso? Perché è uno che non molla, manco a 86 anni appena compiuti. E quando alza il telefono non puoi non dargli retta.
Guido P. Rubino