7 dic 2017 – C’è un gran parlare, in questi giorni, a proposito dell’applicazione della tDCS nel ciclismo. Si tratta di una tecnica per stimolare aree cerebrali mediante l’utilizzo di una corrente elettrica (un voltaggio minimo) che si dice abbia effetti positivi sulla prestazione atletica e sulla concentrazione.
C’è chi ha storto la bocca, l’idea appare esagerata in ambito sportivo, chi parla di una pratica poco etica pure se priva, a quanto si dice, di effetti dannosi per il fisico. Senza imbarcarci nelle chiacchiere del momento, abbiamo chiesto un parere autorevole al “nostro” esperto il professor Luca Bartoli.
Ecco la sua risposta:
«L’argomento del momento, in realtà, è gia datato. La tDCS ossia la Stimolazione Transcranica a corrente diretta continua e io aggiungerei multicanale è una soluzione presente da circa 8-9 anni in ambito neuroriabilitativo.
Infatti consente di stimolare diverse aree cerebrali e, apparentemente, senza effetti collaterali.
«Come al solito, una volta che si è sperimentato una soluzione per riportare un individuo a una normale vita di relazione, il modo dello sport la adotta per cercare di migliorare le proprie prestazioni. Seguendo il regolamento della WADA alla lettera per me è una metodica doping oltre che inutile. Parliamo di una tecnica che ha lo scopo di stimolare il sistema neurologico di soggetti che per diverso motivo hanno subito danni transitori o permanenti al cervello e non soggetti sani».
Vale la pena, a questo punto, ricordare cosa dice la legge n. 376 del 14 dic 2000 che recita, tra l’altro:
2. Costituiscono doping la somministrazione o l’assunzione di farmaci o di sostanze biologicamente o farmacologicamente attive e l’adozione o la sottoposizione a pratiche mediche non giustificate da condizioni patologiche ed idonee a modificare le condizioni psicofisiche o biologiche dell’organismo al fine di alterare le prestazioni agonistiche degli atleti.
3. Ai fini della presente legge sono equiparate al doping la somministrazione di farmaci o di sostanze biologicamente o farmacologicamente attive e l’adozione di pratiche mediche non giustificate da condizioni patologiche, finalizzate e comunque idonee a modificare i risultati dei controlli sull’uso dei farmaci, delle sostanze e delle pratiche indicati nel comma 2.
Ma Bartoli precisa anche: «A oggi conosciamo il cervello umano solo in piccolissima parte, quindi diventa difficile prevedere gli effetti di una così particolare applicazione. Vorrei ricordare che tutte le metodiche di natura biofisica applicate all’allenamento hanno sempre dato esito negativo, anche se in altri settori e in ambiti molto ristretti possono essere tecniche utili. Oltretutto l’effetto è limitato nel tempo (più o meno un’oretta) quindi mi permetto di dire che una tale stimolazione (ammesso che sia utile allo sport) quale effetto puo avere in uno sport che dura 6 ore come il ciclismo?»
A questo si potrebbe rispondere che è già stato pensato un casco in grado di dare stimoli durante l’utilizzo. Ma difficile immaginarlo regolarmente ammesso in corsa.
Redazione Cyclinside