Il mondo dei copertoni gravel è vario e ancora non facile da interpretare. Fino a poco tempo fa a farla da padrone era il classico copertone “ibrido” che se la cavava bene su asfalto e terreni battuti, ma mostrava tutti i suoi limiti quando il fondo si faceva difficile o appena umido.
I produttori di pneumatici hanno allora iniziato a studiare mescole, strutture e disegni di pneumatici che riuscissero a mantenere una buona scorrevolezza, un buon confort e un grip in fuoristrada che potesse dare sicurezza anche nelle situazioni più difficili, sono nati così copertoni più aggressivi ma comunque sufficientemente performanti anche per pedalare su asfalto.
Storia di Maxxis
Le radici del marchio Maxxis arrivano da lontano. Maxxis fa infatti parte del gruppo Cheng Shin Group, fondato a Taiwan nel 1967.
In oltre mezzo secolo di storia Maxxis ha saputo innovare continuamente, tanto da diventare il marchio di riferimento per gli pneumatici delle discipline fuoristradistiche, vincendo titoli olimpici e mondiali.
I copertoni Maxxis per il gravel bike
La gamma gravel bike dell’azienda Maxxis comprende ben sette pneumatici, che vanno dallo slick puro fino alla copertura da fango profondo.
Vengono proposti in diverse sezioni, diametri e TPI.
Il Maxxis Ravager
Ravager significa letteralmente “devastatore”, un nome decisamente aggressivo che evoca avventure su terreni impervi.
Il Maxxis Ravager è stato pensato per essere utilizzato su terreni sconosciuti, siano essi formati da ghiaia, pietrisco oppure fango. Uno pneumatico disegnato per l’avventura che non se la cava malissimo però nemmeno su asfalto, a dispetto della sua vocazione decisamente fuoristradistica.
I tasselli centrali di questa gomma hanno un disegno squadrato e a punta, per ottenere il massimo della trazione e ottimizzare la frenata in fuoristrada. Quelli laterali invece, più distanziati e grandi, sono studiati per favorire la tenuta in curva.
Il modello da noi provato è il Ravager da 120 TPI con protezione antiforatura EXO, nella misura 700×40 e dal peso inferiore ai 500 gr.
Vediamo ora di spiegare in breve le sigle TPI ed EXO.
I TPI sono il numero di fili presenti nella carcassa del copertone per ogni pollice, che corrisponde a circa 2,4 cm. Un numero maggiore di fili significa minore peso (più fili meno gomma) ma anche meno tenuta alle forature perchè tra un filo e l’altro, possono insinuarsi corpi estranei. Per evitare questo Maxxis ha introdotto un inserto protettivo chiamato EXO, formato da un tessuto resistente ai tagli e alle perforazioni ma allo stesso tempo leggero e flessibile.
Il montaggio del Maxxis Ravager
Montare uno pneumatico tubeless è un po’ meno intuitivo e facile di una gomma con camera d’aria. Ma dobbiamo dire che i Maxxis Ravager mi ha reso le cose facili.
Ho montato queste gomme su una coppia di ruote Damil Components, precisamente le Grail DR-20A con mozzo Damil, raggi Sapim Laser e cerchio in alluminio Stans no Tubes Grail MK3 con canale interno da 20,3 mm.
La gomma è entrata con facilità nel cerchio e sono riuscito a montarla senza usare le leve. Per tallonarla al meglio e velocemente, mi sono servito di un piccolo compressore casalingo. Una volta gonfiata a una pressione leggermente più alta di quella di esercizio, l’ho lasciata riposare senza liquido per una notte intera e quando sono tornato per aggiungere il liquido, mi ha sorpreso che la gomma fosse ancora in pressione.
Il test del Maxxis Ravager
Ho utilizzato le Maxxis Ravager per alcune uscite che andavano dai 40 ai 60 km, tutte con almeno 50% di sterrato e tratti di single track anche impegnativi. Il mio peso è di circa 72 kg e ho tenuto una pressione a 2 bar al posteriore e 1,8 all’anteriore. Terreni collinari in terra battuta, ghiaia, ma anche sentieri di montagna con pietre aguzze e spesso mobili sono state le tipologie di strade percorse e naturalmente alcuni tratti asfaltati.
Fin dalle prime pedalate in fuoristrada ho apprezzato questo copertone e in particolare la facilità con la quale si riesce a mantenere la traiettoria e l’ottima trazione in salita.
Ho percorso alcuni tratti di un sentiero in terra battuta segnati da canali longitudinali, non profondi ma continui e la bicicletta non si muoveva, segno che il copertone copia bene le asperità del terreno. Su ghiaia battuta e con pendenze intorno 10-12%, ho provato ad alzarmi più volte sui pedali e ho avuto la sensazione che la gomma fosse “incollata” a terra. Anche in discesa e in frenata su fondi di diverso tipo la Maxxis Ravager mi ha sempre trasmesso sicurezza. Sulla ghiaia profonda la gomma dimostra buone doti di galleggiamento e permette di mantenere una buona velocità. Sono anche riuscito a provare il Ravager dopo una pioggia. Su terra battuta umida e con pendenze che il gps dava al 18%, la gomma non ha mai dato segni di cedimento, facendomi arrivare alla fine della salita senza mai slittare.
La nota dolente è chiaramente la scorrevolezza, basta infatti guardare il disegno per capire che è l’asfalto il terreno meno adatto a questa gomma, che comunque si è comportata meglio di quanto mi aspettassi.
Per chi è adatta la Maxxis Ravager?
Prima di tutto diciamo per chi non è adatta. Non è adatta per chi utilizza la gravel bike principalmente su asfalto e per pedalare su qualche argine, per questo tipo di terreni meglio puntare su una gomma ibrida.
E’ invece perfetta per chi vede la gravel bike come una bicicletta per scoprire nuovi territori, dove non sai cosa ti capiterà sotto le ruote e per chi esce in gravel con qualsiasi tempo e condizione atmosferica.
E’ una gomma per chi, durante le sue uscite, percorre almeno il 50% della traccia su sterrati e single track anche impegnativi.
Insomma, una gomma per appassionati gravel desiderosi di avventura e che cominciano a divertirsi veramente solo quando le cose si fanno complicate.
Per maggiori informazioni: https://www.maxxis.com/int/tires/bicycle/