30 set 2018 – Era il giorno di Valverde. Lo spagnolo lo sapeva e ha mosso bene le sue pedine. Oggi o mai più per un Mondiale in cui aveva iniziato a credere poco anche lui. Poi questa stagione formidabile, un fisico che sembra più giovane, Alejandro Valverde ha 38 anni e mentre un sugello formidabile alla sua già bellissima carriera.
Col senno di poi la Spagna ha corso davvero bene e senza esagerare, puntando tutto sul capitano e risparmiando dove si poteva. Chissà se l’Italia avesse risparmiato un po’ di più? Ma alla fine hanno contato le forze in campo e il corpo a corpo in quel tratto bestiale. Avrebbe vinto un campione, non avevamo dubbi. È stato così. Ha fatto pure la volata in testa.
Difficile immaginare una corsa d’attacco dall’inizio al mondiale austriaco. Quello spauracchio al 28 per cento ha tagliato un po’ di coraggio nel gruppo, anche se vanno comunque applauditi, e con forza, gli undici fuggitivi della prima ora che sono arrivati a raggiungere i 20 minuti di vantaggio prima di essere ripresi nel finale. Tenacissimi Asgreen e Laengen, danese e norvegese, ultimi a resistere della fuga della mattina arrivati da soli fino ai meno 22 dal traguardo. Davvero formidabili.
La corsa vera, il Mondiale di ciclismo su strada, si può dire che sia iniziato a un’ottantina di chilometri dal traguardo. Non certo inutili i chilometri precedenti ad accumulare stanchezza nelle gambe.
Gli Italiani, a questo mondiale, non sono partiti battuti ma neanche da favoriti e questo ha permesso di lasciare gestire la corsa ad altre nazionali. Così è stato anche per il recupero, lento ma inesorabile, sui fuggitivi. Nessuno di pericoloso tra loro, ma certo che quando il vantaggio si lascia salire così tanto c’è comunque da lavorare in testa al gruppo per recuperare.
Il primo a muoversi, tra gli Azzurri, è Dario Cataldo, mentre la selezione inizia a fare qualche vittima. Uno dei primi favoriti a lasciarsi sfilare dal gruppo è proprio Peter Sagan. Non ce lo saremmo aspettato così remissivo, ma evidentemente la sua condizione non era al meglio, pur se dopo la Vuelta avremmo scommesso sulla sua crescita.
Una caduta fa perdere molto tempo anche a Roglic, altro sorvegliato speciale. Rompe la bicicletta e deve attendere molto l’ammiraglia proprio poco dopo lo scatto di Cataldo che ha acceso la miccia. Roglic rientra, non senza fatica.
Mossa tattica quella degli Azzurri che, con lo scatto di Cataldo possono lasciare l’onere dell’inseguimento ad altre nazionali. Anche Dumoulin si vede spesso in fondo al gruppo, ma più per problemi tecnici, soprattutto all’inizio che per problemi di condizioni (visto anche come recupera sul gruppo). Tra i fanalini di coda del gruppo nel finale c’è anche Adam Yates, che però non si stacca e la sua appare quindi più come una scelta tattica.
Nelle fasi interlocutorie e scoppiettanti si vede anche Van Avermaet che parte insieme a Damiano Caruso, ma la loro azione perde di mordente per la presenza dello spagnolo Fraile che non può tirare (la Spagna corre compatta per Valverde). I tre prendono un discreto vantaggio, più di mezzo minuto, quando anche Fraile inizia a dare i cambi.
I 50 chilometri dal traguardo segnano un passaggio importante per la corsa. Si cominciano a staccare nomi sempre più importanti. Tra questi vanno segnalati Poels, Simon Yates, Kwiatkowski, Zakarin, mentre gli Italiani controllano bene e non perdono le ruote degli scatti che provano a fare la corsa e rilanciando a loro volta.
A meno di 40 chilometri dal traguarda è la Spagna a prendere il comando del gruppo a inseguire e controllare. Ai meno trenta entra in ballo anche l’Italia, soprattutto con Caruso e Brambilla a tirare sui fuggitivi che passano all’ultimo giro con ancora 2’20” di vantaggio.
In salita all’ultimo giro parte Kruijswijk per primo. Tra gli azzurri risponde benissimo Moscon mentre Nibali soffre e perde contatto. L’ultima accelerata spegne definitivamente la fuga iniziala, davvero formidabili però.
Selezione importante sull’ultimo passaggio nella salita di Igls. Moscon rimane davanti dosando bene le forze mentre fa più fatica Pozzovivo e rimane attaccato per un filo De Marchi, l’ultimo degli azzurri davanti. Il primo a scollinare è Valgren, poi Rui Costa e altri quattro con Moscon mentre da dietro rientra, fortissimo, Roglic. Notevole.
Valgren prosegue, nel passagggio per Innsbruck ha una trentina di secondi sul gruppo formato da una trentina di sopravvissuti. Olanda, Francia e Spagna appaiono ancora ben in posizione. La salita dell’Inferno, così è chiamato il tratto più duro e atteso della corsa, vede la sparata dei francesi con Moscon che continua a far vedere un’ottima condizione. Perdono contatto anche Adam Yates e, sorprendentemente, Alaphilippe.
Nel tratto più duro, al 28 per cento, è Woods che fa la selezione. Rimangono appesi Valverde e Bardet mentre Moscon, proprio nel finale, perde contatto. C’è mancato davvero un pelo. Dietro recupera Dumoulin che rientra su Woods, Valverde e Bardet.
Redazione Cyclinside
L’Embatido ha colpito ancora (e duro…)!