17 mar 2018 – A due chilometri dal traguardo della Milano Sanremo numero 109 Nibali sente il fiato sul collo dei velocisti che sono tutti lì o quasi. Non si volta perché sa che non si deve fare, c’è il rischio di farsi mangiare dalle paure e dal gruppo. Quante volte gliel’avranno detto di non voltarsi in una situazione così? Ma oggi era diverso e alla fine si è girato, ma era solo per controllarli quando ormai la sua Sanremo era compiuta.
Il campione lo sa quando si va a vincere. Il campione è quello che quando si muove lo fa al momento giusto, sincronizzato perfettamente con la storia e con quello scatto cui nessuno ha risposto. Li aveva guardati in faccia tutti, limando le ruote e sgomitando pure. Nibali così sicuro lo avevamo mai visto?
Aveva fatto anche la prova generale sulla Cipressa. Ha aperto il gas senza che nessuno se ne accorgesse: non è scattato, ha recuperato posizioni. Quanto bastava per capire che la gamba c’era ed era quella giusta. Gli altri induriti da pioggia e freddo, lui così perfetto che quando si è trovato davanti i 25 tornanti di discesa difficile della Cipressa non è caduto in tentazione. Avrebbe potuto partire e fare il discesista che sa essere, ma avrebbe rischiato di bagnare le cartucce, meglio tenerle da parte e spararle in un colpo solo tutte insieme. È rimasto lì a controllare. Col senno di poi si potrebbe dire che giocava al gatto col topo.
E quando è partito, in salita, ha fatto subito il vuoto. Due avversari come trampolino e quei 12 secondi guadagnati e mantenuti in discesa dove ha fatto capire subito che non avrebbe ceduto niente.
Ci vogliono 280 chilometri di silenzio o giù di lì, per aspettare uno spettacolo. È la Sanremo che funziona così, ma non sono noiosi tutti quei chilometri perché c’è da leggerli tutti, uno per uno. Perché alla Milano Sanremo, quasi trecento chilometri, nessun metro passa inutilmente. Ancora prima della partenza.
Mentre le altre squadre andavano al foglio firma tutte insieme, come a proteggersi dalla pioggia battente di Milano, Nibali è andato da solo coi suoi pensieri. Concentrato come non mai. Manco fosse quella prova olimpica in cui aveva creduto e che aveva buttato via in discesa.
Doveva essere la Sanremo di Kwiatkowski e Sagan che dovevano rilanciare la sfida dell’anno scorso vinta dal polacco. Forse si sono guardati un po’ di più, forse non erano loro a dover inseguire. Oppure, più semplicemente, oggi il campione è stato Vincenzo Nibali. Che ha riportato la Sanremo in Italia dopo quella di Pozzato, ormai lontana di Filippo Pozzato, nel 2006.
Nibali c’era. Stamattina lo abbiamo visto serio e concentrato sotto la pioggia di Milano. Poche parole e poi via a guardare la strada. Quel traguardo, ora lo sappiamo, lui lo vedeva già.
Ora Nibali ha azzittito tutti se ancora ce ne fosse stato bisogno. È un campione assoluto a tappe e nelle corse di un giorno. Guai a chi dice ancora che vince perché è fortunato. Chi afferma ancora una cosa del genere deve solo andarsi a leggere la storia e vedere come i campioni la fortuna se la sono costruita pezzo per pezzo, vittoria per vittoria. Oggi Vincenzo Nibali, di storia del ciclismo, ne ha scritta un altro po’. Una delle pagine più belle del ciclismo italiano.
Guido P. Rubino
Giro, Tour, Vuelta, Lombardia, ora Sanremo. Non è più una utopia pensarlo protagonista nelle classiche del Nord! Forza Vincenzo!
Con questa vittoria ha trasformato una carriera da “ottima” a “leggendaria”: per trovare un altro capace di vincere in tutti i grandi giri e in classiche eterogenee come Sanremo e Lombardia occorre tornare a Merckx e Gimondi: e non è mica poco, specie in un ciclismo iper-specializzato come quello odierno.
Vince Sagan in una volata stretta oppure Kittel in uno sprint di gruppo? La spunta Kwiatkowski con un colpo di reni oppure Gilbert con un guizzo all’ultimo kilometro? Macché? Nulla di questo: ancora una volta i mille pronostici che alla Classicissima non durano una vigilia, ma un inverno interno, si sono sbriciolati di fronte alla legge di una corsa che è una lotteria sì, ma una lotteria per pochissimi eletti. L’Italia del pedale tutta ringrazia lo Squalo dello Stretto per i dieci minuti da urlo che ci hai regalato, che in sette kilometri hai ribaltato una Classicissima mai così noiosa e grigia in una cavalcata che rimarrà per sempre nei nostri ricordi. Grazie Vincenzo, grazie Milano-Sanremo.