21 mar 2018 – C’è una cosa che ho notato con piacere dopo la vittoria di Nibali a San Remo sono state le numerose pagine sui giornali del giorno dopo.
Scontato? Per niente: quante volte abbiamo visto prime pagine dedicate al calcio nonostante qualche impresa nel ciclismo? Tante, troppe.
Lo strapotere mediatico del calcio è opprimente, e l’attenzione dei media sembra accendersi per il ciclismo solo per gli scandali doping. E invece questa volta è stato diverso, perché Nibali piace. E questo fa bene al ciclismo.
Tanti ragazzi negli anni ’90 hanno iniziato ad andare in bici guardando in TV Bugno: un corridore caratterialmente schivo ed introverso, eppure un personaggio. Oggi chiunque lavori in squadre giovanili può testimoniare che Nibali e Sagan sono i due personaggi di riferimento per i corridori del futuro. Magari avremo tra qualche anno un vincitore della San Remo che ha iniziato a gareggiare guardando le imprese alla televisione di questi due campioni.
Mi viene in mente quando in passato i vecchi direttori sportivi italiani mandavano via qualunque corridore che non rispettasse le regole, alcune davvero di retaggio antico, pregiudizi su tatuaggi e orecchini, ad esempio. E mi viene in mente gli stessi direttori sportivi che puntavano a ottenere accordi con le testate giornalistiche nel cercare di creare personaggi con atleti che, sebbene molto forti, non avevano carattere di spicco. E in tutto questo il ciclismo ne perdeva.
Cos’è cambiato? Le squadre Italiane avevano creato un sistema spesso quasi nepotistico, con alcuni elementi saldamente attaccati alla loro poltrona. Il cambiamento che ha portato lo spostamento dell’assetto mondiale del ciclismo fuori dall’Italia ha portato persone nuove, più aperte di mentalità. Anche se l’Italia in generale ci ha perso, il ciclismo ne ha guadagnato. I corridori sono più liberi di esprimere se stessi. Probabilmente nel ciclismo degli anni ’80 – ’90 un Sagan sarebbe stato catalogato come una “testa matta” e avrebbe avuto vita dura.
Quando Pantani fu fermato a Madonna di Campiglio, tra le tante ipotesi si disse anche che fu “colpa” dell’audience del ciclismo che grazie a lui stava battendo gli ascolti del calcio e che per questo era stato fermato. Vera o falsa che sia stata questa affermazione, io spero sempre che un Sagan o un Nibali riescano di nuovo a riportare il ciclismo a quel record di ascolti, che era proprio del ciclismo negli anni in cui la televisione non esisteva.
Stefano Boggia