28 lug 2019 – Con la vittoria di Ewan a Parigi si chiude un Tour de France bello, anzi, bellissimo. E bellissimo il finale in una Parigi al tramonto. Col sole, guarda un po’, più giallo che mai.
Ewan fa una volata pazzesca, partendo da dietro e passando tutti al doppio della velocità. Tanta potenza che nel finale sbanda pure un po’.
Un Tour partito senza un vincitore predestinato (doveva essere Froome, sulla carta, ma si è infortunato al Delfinato e non ha preso il via), ma con tanti possibili pretendenti. Alcuni di questi erano prevedibili, altri meno. Su un Alaphilippe così, diciamolo, chi avrebbe scommesso tre settimane fa?
Il Tour de France 2019 è il Tour delle belle e giovani speranze. Ovvio: l’ha vinto un ventiduenne. Ma abbiamo visto tanti corridori giovani che molto probabilmente diranno la loro nei prossimi anni, ci sono state parecchie sorprese e qualche delusione. I francesi speravano di interrompere il digiuno con Bardet, hanno sognato con Alaphilippe, sperato con Pinot: hanno di che essere ragionevolmente tranquilli per il futuro.
Abbiamo anche visto un Tour con un bel percorso. La cronometro non troppo lunga ha aiutato a non uccidere la corsa e i corridori se la sono dovuta giocare sulle montagne e di furbizia.
Anche la prima settimana, abitualmente noiosa nella corsa a tappe francese, è stata scoppiettante e tutt’altro che piatta (nemmeno come percorsi). È stato un Tour dove nessuna squadra ha dominato, già vale questa come bella novità.
Ci ha provato la Movistar a fare gruppo compatto, ma poi i suoi corridori si sono persi per strada sul più bello. A tratti è sembrato che corressero senza idee chiare. E si che si tratta di corridori di esperienza. La Ineos “orfana” di Froome, non aveva il dominio assoluto e ha dovuto reinventare una tattica volta per volta. Vedendo come sono andate le cose viene da pensare che avrebbero puntato volentieri su Thomas. Invece si sono ritrovati un Bernal irresistibile e se lo sono dovuti far andare bene. E ci mancherebbe pure. Comunque hanno occupato i due gradini più alti del podio, a pieno merito pure.
La Jumbo Visma ha portato sul podio il suo capitano. Guardando la classifica non ci sono recriminazioni da fare: hanno corso bene e tutto sommato hanno sopperito alle mancanze di personale della Ineos. Se a loro è andata bene così, contenti tutti. Forse Kruijswijk avrebbe potuto fare di più? Vista la classifica ci viene da dire di no. Col senno di poi, per quel che vale, ci viene da pensare che avrebbero potuto osare di più. Ma hanno comunque portato a casa belle tappe e la vittoria nella cronosquadre dice molto della compattezza di un team formidabile.
Un applauso va certamente anche alla Deceunink Quick Step. Avessero immaginato un Alaphilippe di questo livello forse avrebbero rivisto l’organico prima del via. Però hanno saputo gestire bene la situazione, tamponando come si poteva. Alla fine quella maglia gialla insperata e tenuta per così tanto tempo qualcuno l’ha già giudicata di valore analogo a quella di Bernal.
Più dubbiosi, caso mai, siamo su squadre com Movistar e Astana. La prima ha pagato una tattica a volte discutibile tra i due suoi capitani. Nella tappa vinta da Quintana ha buttato via la possibilità di farlo rientrare in classifica e trovarsi, così, nelle tappe decisive con due capitani che però non sono stati coraggiosi. L’Astana ha sperato in un Fuglsang che tra sfortune e fatiche ha pagato anche più del dovuto. Peccato.
Anche in questo Tour si è confermata la controtendenza delle volate, più confuse che mai. Tra gente che partiva da dietro e qualche treno col freno tirato, non c’è stata una squadra dominatrice assoluta. Si è evidenziata solo la Deceunink Quick Step, ma nemmeno sempre. I velocisti attuali si mettono in mostra più come belle individualità che come il risultato di un treno potente. Evidentemente è una conseguenza anche dei percorsi che cambiano costringono le squadre a una maggiore versatilità a fronte di una minore specializzazione.
Lo spettacolo certamente ne ha guadagnato.
Ora inchiniamoci tutti a Egan Bernal. Un Under23 ha vinto il Tour de France.
PS
No, della tappa di oggi non c’è molto da dire: Partenza alle 18.00, brindisi vari, cicloturistica (meritata), circuito a Parigi e un bellissimo gesto di Nibali che si ferma ad aspettare Colbrelli appiedato da un problema alla bicicletta.
Guido P. Rubino