12 lug 2019 – Gruppo compatto con precisione ai meno dieci o poco più per una volata scontata, come evento, ma non nel risultato. L’unica adrenalina è data dalle strade che nel finale diventano un serpente con le convulsioni. E per i corridori c’è il rischio di farsi sputare via in qualche caduta.
Dopo il treno perfetto della Deceunink Quick Step è Dylan Groenewegen ad anticipare la volata riuscendo a non farsi più rimontare. Viviani si spegne un po’ negli ultimi metri, forse lanciato troppo piano da Richeze, quando vede partire gli altri decide di uscire, ma ormai il podio è volato via già sul traguardo. La Deceunink Quick Step è rimasta un po’ ingolfata nonostante la superiorità numerica. In seconda posizione si piazza Ewan seguito da Sagan. Quarto Sonny Colbrelli.
Ciccone tranquillo in maglia gialla.
Finalmente un po’ di noia, verrebbe da dire. Sicuramente per i corridori – almeno quelli di classifica – questo è un giorno, se non di noia, almeno senza troppe preoccupazioni.
Al Tour de France, però, la storia insegna, di giorni noiosi non ce ne sono mai, e guai a distrarsi. Quando a qualche decina di chilometri dall’arrivo, si è spezzato il gruppo con dietro gente come Quintana, Daniel Martin e Van Aert, tanto per citare alcuni uomini di classifica, qualcuno davanti si è messo pure a menare.
Poi sono mancate le condizioni meteo, soprattutto, per fare la differenza. Ci fosse stato vento, quell’attimo di distrazione poteva costare un bel po’ di energie spese. Sicuramente di più quelle impiegate per cucire uno strappo tutto sommato limitato. Quando se ne sono accorti il danno non era ancora grave per loro fortuna.
Il resto è quasi un piattume totale e non solo di strada. Due fuggitivi, Rossetto e Offredo in sfilata con vantaggio controllato in attesa di venire ripresi per inchinarsi ai treni dei velocisti. Per loro fuga dal primo chilometro in un Trofeo Baracchi in terra di Francia.
A 12 chilometri dall’arrivo si ferma, praticamente, Rossetto, lasciando Offredo a qualche centinaio di metri di vantaggio in più. Quel che serve forse per vincere il numero rosso della combattività. Oggi, forse, ce ne vorrebbero due.
Redazione Cyclinside