22 lug 2019 – I due francesi che stanno infiammando il Tour sono l’opposto del ciclismo tutto misuratori di potenza. Sono abbastanza brutti stilisticamente parlando e soprattutto fanno tutto ciò che un prof non dovrebbe mai fare.
Pinot si volta continuamente. Sembra insicuro, ma è lui lo scalatore più forte di questo Tour. Pedala 20 metri seduto e 20 in piedi, dondolando con le spalle. Ricorda vagamente Ivan Gotti nello stile, anche se fisicamente, i due, sono molto differenti.
Alaphilippe dondola ancora di più. Quando si alza sui pedali aumenta l’andatura per poi ritornare seduto con un passo non definito. Entrambi tremendamente efficaci, entrambi a giocarsi questo Tour. E onestamente non ci fanno sentire la mancanza del super tecnologico Froome e della super sistematica Sky.
Sky che diventando Ineos non è nemmeno più l’ombra di se stessa. Nemmeno Thomas è quello dell’anno scorso, ma la sua testa è quella di un computer e per questo rimane il favorito numero uno. Glaciale sulla Planche des Belles Filles ad aspettare il momento giusto per attaccare, altrettanto freddo e calcolatore nel saper gestire la propria difficoltà e contrattaccare il sanguigno Alaphilippe al momento giusto. E lo stesso Eddy Merckx – uno che di Tour ne capisce – lo elogia all’arrivo. Bello a vedersi e soprattutto intelligente. Se vittoria sarà, lo dovrà al fatto di non aver mai perso la testa, nemmeno nel momento peggiore. In questo si dimostra anche migliore di Froome, che invece qualche scatto di nervi in passato lo ha avuto quando sotto pressione.
L’incertezza del risultato è dato anche dal livellamento dei team. Con la Ineos in versione umana, abbiamo tutti uomini di classifica con solamente un aiuto, eccezione fatta per l’incredibile Jumbo, che aveva ben tre corridori nel primo gruppo sul Tourmalet. La Movistar, invece, dovrebbe decidere chi deve fare il capitano e chi no. La difficoltà di scelta è fra Landa e Valverde, facile scartare Quintana ormai. Il colombiano è da anni in un purgatorio che non sa né di classifica né di uomo squadra, e tutt’ora non si capisce quale sia il suo ruolo.
Ruolo che invece ha saputo ritagliarsi alla grande Simon Yates. Fuori dai giochi per la classifica si è trasformato in un cacciatore di tappe di lusso. Questo è essere un campione vero. Trasformazione che ha tentato di fare anche Nibali, ma purtroppo la sua condizione è veramente lacunosa. Peccato perché a questo Tour eravamo partiti bene, ma ora sembra non ci sia più traccia di Italia.
Stefano Boggia (https://www.daccordicycles.com/it/)