11 ago 2017 – Diversi anni fa mi trovai quasi per caso ad un convegno, si svolgeva in Toscana, terra forte di ciclismo e di turismo, dove si parlava proprio del rapporto tra bicicletta e turismo.
«Se pensate che chi viaggia in bici si ferma a dormire sul territorio molto di più di chi si muove con mezzi motorizzati – si diceva – capite facilmente che spinta possa essere la bicicletta per il turismo».
Il ragionamento era piuttosto semplice e partiva proprio da questa constatazione. Un turista in bicicletta si ferma sul territorio una media di 2,5 notti. Chi si sposta in auto si ferma, sempre mediamente, 0,8 notti. E non è che quello in bici sia un turismo “povero”, per cui si ferma di più ma spende comunque poco. In quel caso l’esempio era la Toscana, dove già il turismo in bicicletta era di un’utenza medio-alta. Chi pedala, sempre più spesso, vuole dormire bene, mangiare e bere anche meglio. Una vacanza in bicicletta non è necessariamente una vacanza economica, anzi (basti vedere il proliferare di tour operator specializzati che non propongono affatto pacchetti economici).
È un nuovo fenomeno di cui l’Italia può essere facilmente in prima linea. Non è l’industria del turismo una delle più fiorenti nel Bel Paese?
E l’appellativo non è mica casuale.
In Toscana, al tempo, si erano messi d’accordo i comuni del senese per tenere sempre in buono stato (quindi pedalabili) le strade secondare che vengono considerate “naturalmente ciclabili”. Per darcene prova, gli amici della Bulletta Bike, che era nell’organizzazione dell’evento, ci portarono a pedalare per due giorni per giri di una settantina di chilometri dove, in effetti, di auto ne incontrammo davvero poche. Ed erano auto “tranquille”, poca fretta tra chi non si sposta nella frenesia.
La dimostrazione, numeri alla mano, della convenienza del cicloturismo era proprio lì: «Non è solo questione di dire che “la bici è bella” – spiegavano – perché se si può dimostrare che per ogni euro investito ne tornano indietro almeno due (nelle zone dell’Eroica ne tornano indietro anche 4, ci dissero), anche le amministrazioni meno amiche della bicicletta non possono che venire dietro al ragionamento».
Semplice, no?
È quello di cui si parla sempre più spesso e ne è testimonianza anche l’allargamento del mercato verso biciclette che permettano di pedalare a un numero sempre maggiore di persone (vedere alla voce gravel, ebike, ecc) di cui l’Italia potrebbe averne grandi vantaggi.
Ecco, qualche settimana fa avevo parlato di questo con una cara amica, oltre che collega, del Corriere della Sera. La brava Lorenza Cerbini oggi ha pubblicato un bel servizio sul Corriere che vale la pena segnalare (lo trovate qui oltre che sul cartaceo).
Di turismo e delle potenzialità della bicicletta, poi, si parlerà anche in fiera a CosmoBike Show. Proprio in questa direzione è l’Oscar del cicloturismo, il Green Road Award (ideato da Ludovica Casellati di Viagginbici.com) che verrà assegnato proprio in occasione dell’evento veronese dal 15 al 18 settembre,
Bravi giornalisti e giornali generalisti se ne rendono sempre più conto. E magari, la bicicletta, potrà anche fare da traino per una ripresa economica di un Paese che potrebbe scoprirsi improvvisamente ricco ma ancora non se ne rende conto.
Guido P. Rubino