“Il nostro domani sarà sempre di più a due ruote” questo è il senso dell’intervento di Cristiano De Rosa al Festival dello Sport di Trento, espresso durante il panel “La bicicletta del futuro” condiviso con Paola Pezzo, oro olimpico nel cross country ad Atlanta nel 1996 e Sydney 2000, Filippo Pozzato, vincitore della Milano Sanremo 2006. De Rosa è un marchio che è stato il cavallo vincente per anni di Francesco Moser ed Eddy Merckx. Il padre, Ugo, dal 1973 al 1978 meccanico del ciclista belga, ha insegnato al nipote, il figlio di Cristiano, alcuni suoi segreti.
Cristiano De Rosa, amministratore delegato dell’azienda di Cusano Milanino caratterizzata da un cuore rosso, è un uomo che ha viaggiato molto, sempre orientato alla scoperta di nuovi spunti per fare evolvere le sue bici. A Trento, al MUSE, il Museo della Scienza e della tecnologia, si presenta con una bici da turismo del marchio Milanino, e una gravel in titanio color bronzo, dove spicca il caratteristico cuore rosso sul tubo sterzo.
A conclusione del suo intervento, lo abbiamo intervistato. Ecco cosa ci ha raccontato.
Come sarà la bicicletta del futuro?
«Vedo il rapporto persone/bicicletta mediato dalla tecnologia. Domani potremmo avere delle biciclette più connesse con dettagli sul rapporto dell’utilizzo tra cardio e frequenza oppure un cambio che si attiverà automaticamente in base alla pendenza. Ci sono tante sfumature che stiamo osservando con la massima attenzione alle quali i ciclisti si adegueranno. Pensate allo sviluppo dei freni a disco: i corridori si lamentavano per questo cambiamento ma oggi si sono adeguati riconoscendo il vantaggio di una frenata più sicura. Tutti gli strumenti che verranno utilizzati e realizzati per interfacciare l’uomo alla bici, dovranno essere interconnessi per garantire la sicurezza dell’esperienza del ciclista. Penso a un avvisatore acustico che segnali il passaggio della bicicletta perché sulla strada dobbiamo farci vedere e farci sentire. E questo non vale solo per i professionisti ma per chiunque vada in bici.
La bici elettrica da turismo
«La bicicletta è diventato il mezzo di trasporto più attraente per quanto riguarda la micro mobilità. In sala c’è una bici da turismo in alluminio, prodotta con il marchio MIlanino, che può percorrere più di 480 chilometri con l’assistenza di un motore italiano e due batterie da 250 Watt: è un risultato straordinario. La nostra è un’azienda che esiste da quasi 70 anni e ha deciso di investire nella bicicletta a pedalata assistita per favorire l’uso della bicicletta a una fascia più ampia di persone.
L’8 e 9 ottobre il primo campionato mondiale gravel nel Veneto, che prospettive per questa disciplina?
«Il Gravel, il miglior compromesso tra strada e fuoristrada, è quello che probabilmente ci aspettiamo sia il maggior fenomeno in evoluzione nei prossimi anni. La bicicletta Gravel ti consente di affrontare la strada, e non solo, in sicurezza e godendo del paesaggio che ti circonda. Ti immerge nella natura. Ma conserva quel tratto competitivo proprio delle bici da corsa.
Qual è il materiale che considera migliore per la bicicletta?
«La gravel esposta è una bicicletta in titanio, il metallo più nobile in assoluto impiegato per la realizzazione di una bicicletta che noi utilizziamo da più di 30 anni. Qui è stato impiegato per la realizzazione di una bici gravel. Il mondo gravel è quello verso il quale stiamo ponendo la massima attenzione perché è il connubio con la tradizione e l’evoluzione della bicicletta. Il modello in sala è leggero: pesa poco più di 7 chili e 500 grammi.
Poi ci sono i limiti UCI, non sono “stretti” ormai?
Noi oggi abbiamo forti vincoli. Il regolamento andrebbe sicuramente rivisto. Il rapporto della sicurezza poi oggi è un argomento sensibile soprattutto messo in relazione con la condizione di alcune strade alle quali non viene dedicata la manutenzione adeguata. Io vorrei discutere questo regolamento: i 6kg e 800 grammi come sono ripartiti? Se volessimo dare un giusto regolamento dovremmo dare un peso per il telaio e rapportare peso/potenza per far sì che la bicicletta abbia delle prestazioni regolamentate in termini di sicurezza. Quindi esplicitare i range di peso divisi per telaio, manubrio, ruote e via dicendo. Questo consentirebbe, a me come azienda, di investire risorse per sviluppare il prodotto nel modo migliore.
Bici rigida o bici leggera?
«La bicicletta deve essere performante. Certo, la bici deve essere leggera. Io che vado in bici, soffro se porto del peso in eccesso. È una follia sviluppare un nuovo prodotto e incrementare il peso. Il problema è che per ottenere oggi il peso dei 6 kg e 800 grammi io devo andare a ridurre il peso del telaio e non sentirmi sicuro del prodotto: qui non dico che non sia “safe” perché effettuiamo tutti i test ISO, tutte le prove di crash test, fatica, torsione, flessione. Sono un produttore di biciclette molto sensibile alla questione sicurezza, ma nella realtà quello che a me interessa oggi è avere un regolamento allineato con l’attualità. Oggi abbiamo gomme diverse, sezioni più grosse, il tubeless che pesa un po’ di più e mi obbliga a ridurre magari il telaio. Queste sono tutte cose che andrebbero discusse come i rapporti tra le varie dimensioni delle proporzioni e dei segmenti dei telai, questo soprattutto nel mondo delle biciclette da crono.
27 set 2022 – Riproduzione riservata – Cyclinside