19 mag 2018 – Lo Zoncolan è lo spauracchio. Più di un tappone alpino e più della pioggia e del vento. È la salita che incute timore e rispetto. Quella per cui i corridori parlano col meccanico e si ragiona di moltipliche compact e pacchi pignoni da mountain bike. Qualcuno pensa in rosa, qualcuno ha già puntato l’orologio sul tempo massimo.
Lo Zoncolan è uno spauracchio anche per gli organizzatori e gli accompagnatori. Lassù in cima niente ammiraglie. I corridori in bicicletta, meccanici o direttori sportivi (attenzione: o gli uni, o gli altri: ogni squadra deciderà per sé) in moto. Cambio ruote in moto per tutti, ma anche a piedi lungo l’ascesa, come il pubblico. Sarà una corsa nella corsa, sperando nella fortuna o, almeno, pregando che non ci sia sfortuna e sfruttando seggiovia e funivia. Qualcuno prega, qualcuno guarderà al tempo massimo, altri chiederanno spinte, qualcuno soffre di vertigini e non guarderà di sotto.
Tutti dovranno rispettare le disposizioni dell’organizzazione che ha promesso inflessibilità: a chi salirà in auto sarà tolto l’accredito.
Saranno tutti da osservare con la coda dell’occhio mentre seguiremo i corridori, perché il gioco di squadra, inteso come le operazioni di chi deve assistere i corridori, oggi sarà da maglia rosa per tutti.
Redazione Cyclinside