29 mag 2019 – Abbiamo parlato, proprio ieri, della buona media del pubblico italiano nelle gare ciclistiche. Chi pedala, chi è appassionato, sa che i corridori vanno incitati e rispettati. Se l’incitamento diventa un modo per mettersi in mostra, diventa pericoloso per il corridore. A quel punto, probabilmente, anche la passione non è poi così tanta se si è disposti a mettere a rischio gli atleti.
Momenti di esaltazione che possono trasformarsi in problemi veri per tutti. La storia del ciclismo, anche solo degli ultimi anni, può raccontare episodi buffi o anche drammatici al riguardo. Ma è un attimo che una situazione buffa possa diventare drammatica.
In questo Giro d’Italia fatto di brutto tempo una nota di attenzione va agli ombrelli. Logico stare riparati mentre si attendono i corridori, ma guai a dimenticarsi di avere un ombrello in mano quando stanno passando i ciclisti. Nella migliore delle ipotesi può capitare quel che è successo a Ciccone, ieri, che ha dovuto più di una volta abbassare la testa per passare sotto gli ombrelli del pubblico tenuti troppo in mezzo alla strada. Ancora peggio quando, sul Gran Premio della Montagna sul passo del Mortirolo, a uno spettatore è caduto proprio l’ombrello, aperto, in mezzo alla strada. Per fortuna l’ha recuperato rapidamente.
L’attenzione da mettere è logica: il ciclismo non ha spalti e non ha transenne, ma ogni spettatore deve immaginare una transenna virtuale tra sé e i corridori e rispettarla. Durante la fatica, avere qualcuno che corre affianco, urlando nell’orecchio, non è il massimo. Al di là del fastidio che può dare, i corridori si innervosiscono perché sanno che basta l’inciampo di uno spettatore per provocare una caduta.
Sono in bicicletta da più di due settimane, si giocano la corsa, magari una carriera, è comprensibile che si possano innervosire, no?
Ancora di più: ricordate l’episodio di Nibali al Tour de France quando ha agganciato la tracolla di una macchina fotografica? Il danno fu importante (di fatto il corridore, perse il resto della stagione) e quindi anche quantificabile economicamente. Chi si dovesse trovare a danneggiare un corridore potrebbe risponderne in sede penale.
A tal proposito ci consigliamo la lettura dell’articolo che riportiamo in basso, proprio per chiarire cosa si rischia. Abbiamo intervistato il Direttore del Giro d’Italia, Mauro Vegni e l’avvocato di Nibali:
Redazione Cyclinside