Decisamente una delle novità più interessanti dell’ultima edizione dell’Italian Bike Festival, almeno ai nostri occhi, e della quale vi avevamo già parlato qui. Interessante non soltanto per il ricorso al legno come materiale per la costruzione del telaio, la Ornus non è infatti la prima in tal senso, ma quanto per il contenuto di innovazione tecnologica sul quale si fonda questo progetto nato nel cuore della Maremma Toscana.
Incuriositi da questa bicicletta gravel, abbiamo avuto l’opportunità di testarla di persona in un contesto probante come la Val d’Orcia Gravel 2023 e successivamente di approfondire i dettagli tecnici con Michele Cammisa, amministratore delegato di MLK Innovazione Srl, la start-up innovativa dietro a Ornus, ma soprattutto ingegnere meccanico ed esperto in progettazione di strutture. Ne è venuto fuori uno scambio approfondito che vi riportiamo qui di seguito. Alcuni concetti sono stati volutamente semplificati, mai banalizzati, per renderli fruibili ad una platea non specializzata e quanto più ampia possibile fedelmente alla vocazione della nostra testata giornalistica.
Da dove nasce l’idea di un telaio in legno?
In generale, il legno ha delle proprietà peculiari a livello microstrutturale. Essenzialmente, la struttura cellulare del legno è un vasto complesso di combinazioni molle e smorzatori, ovvero un insieme di tanti sistemi di micro-sospensione, che aiuta a smorzare le vibrazioni che derivano dal fondo stradale e che si propagano attraverso il telaio. E proprio dal legno utilizzato, il frassino, la Ornus deriva il suo nome: ‘ornus’ in latino significa appunto frassino.
Tra tutti i tipi di legno, perché proprio il frassino?
Il frassino è il legno con le caratteristiche meccaniche più adeguate per la costruzione di un telaio per bici gravel: a fronte di un contenuto peso specifico, presenta valori elevati di resistenza e di rigidità, ma anche di durezza, con la quale preserva le superfici a vista dalle scalfitture. Inoltre conserva un comportamento elastico anche in condizioni di elevata deformazione, garantendo la flessione senza arrivare a rottura nelle condizioni di carico di questa applicazione. Il Douglas, ad esempio, risulterebbe più leggero a parità di rigidezza, ma troppo morbido e quindi troppo delicato rispetto alle azioni di graffi e colpi. Inoltre, il frassino possiede un requisito di eleganza naturale per via della conformazione delle fibre che disegnano lunghi profili senza irregolarità.
Le caratteristiche meccaniche del frassino in confronto agli altri materiali
Iniziamo con lo sfatare alcuni miti. Il legno è pesante? Il frassino, se paragonato agli altri materiali tipicamente utilizzati per la costruzione di telai per biciclette è molto leggero. Il suo peso specifico, infatti, è all’incirca un decimo di quello dell’acciaio, un quarto quello dell’alluminio, un settimo quello del titanio e un terzo quello della fibra di carbonio. Per quanto riguarda la capacità di assorbire i carichi, il frassino è anche molto elastico: quindici volte più dell’acciaio, sei volte più dell’alluminio, otto volte più del titanio e diciotto volte più del carbonio. Per dovere di cronaca, si precisa che i dati sopra riportati servono ad indicare un ordine di grandezza per confrontare tra loro i vari materiali e pertanto non sono da intendersi come validi in assoluto essendo la variabilità all’interno delle varie classi di materiali non sempre trascurabile.
Da ultimo, vale la pena parlare anche di resistenza agli agenti atmosferici. Le caratteristiche del legno rimangono quelle di un ottimo materiale da costruzione ed esistono barche, aeroplani, coperture o ponti in legno che affrontano condizioni ben più gravose di umidità, esposizione all’irraggiamento e temperature estreme rispetto a una bicicletta. È evidente che vi sono dei trattamenti specifici per migliorare le prestazioni rispetto a queste condizioni esterne, ma questo vale anche per gli altri materiali, in primis per l’acciaio che tende ad arrugginire anche per la sola umidità dell’aria ed anche il ‘tecnologico’ carbonio non può essere lasciato esposto al sole per periodi prolungati. Quindi, nulla da temere, i telai Ornus sono stati testati anche in tale senso, e sono corredati di garanzia a vita sempre nel rispetto delle condizioni di utilizzo indicate dal produttore.
Una tecnica costruttiva innovativa
Il triangolo principale è costituito da tre tratti (tubo orizzontale, obliquo e piantone) realizzati tramite accoppiamento per incollaggio di sei semi gusci ricavati dal pieno mediante lavorazione con macchine a controllo numerico. Un robot a braccio antropomorfo viene utilizzato per l’operazione di ‘shaping’ (modellatura finale) che per i primi prototipi, come quello che abbiamo testato era invece realizzata completamente a mano da artigiani qualificati. Al tatto, la sensazione è gradevole e si apprezza la qualità della lavorazione che dona un tocco di eleganza ed unicità.
I tre tratti principali sono uniti nel nodo di sella, scatola movimento centrale e tubo di sterzo mediante innesti realizzati in leghe di alluminio 6082, 6023, 7075. Degli innesti membranali speciali di spessore inferiore ad un millimetro, realizzati con multistrato di legno, sono utilizzati per giuntare e suturare dall’interno i gusci, realizzando così una scocca totalmente monolitica.
I giunti sono stati derivati da applicazioni aeronautiche e rappresentano uno dei punti di forza del progetto strutturale. I risultati delle prove hanno confermato la conformità alle specifiche richieste dalla normativa armonizzata per la sicurezza delle bici (ISO 4210). Il carro posteriore, presenta invece dei foderi in legno pieno realizzati con una struttura lamellare di tipo ‘sandwich’ a fibre parallele con anellature contrapposte e sono congiunti a livello dei forcellini mediante delle piastre in alluminio. È importante sottolineare che il metodo costruttivo e le principali soluzioni tecniche hanno già ricevuto l’approvazione brevettuale.
Orgogliosamente di legno
La trama del legno è volutamente lasciata a vista e non passa inosservata. Non nascondiamo che durante le nostre pedalate, in tanti ci hanno fermato incuriositi dall’aspetto di questa bicicletta e che i commenti sono sempre stati lusinghieri, a volte quasi increduli. La Ornus è una bici che decisamente non ha timore di apparire.
Tuttavia, ad un primo colpo d’occhio, le forme potrebbero sembrare quasi quelle di un telaio in fibra di carbonio. E di punti di contatto con la fibra di carbonio non sono soltanto visivi. Per sua natura, infatti, il frassino è caratterizzato da fibre regolari abbastanza dritte, il che consente di orientarle agevolmente nella direzione necessaria per resistere agli sforzi di trazione.
Come noto, però, le caratteristiche di un telaio non dipendono soltanto dal materiale ma anche nella geometria e quindi dalle sezioni e dagli spessori dei tubi. E ciò aiuta per quanto riguarda la resistenza laterale e a torsione principalmente grazie a sezioni maggiorate, poi neanche troppo rispetto ai tubi realizzati con materiali tradizionali, ma anche con gli spessori delle pareti dei tubi che nel caso della Ornus variano da tre a cinque millimetri a seconda delle zone. Ricordiamo che con un telaio tradizionale, in acciaio ad esempio, lo spessore delle tubazioni è dell’ordine di grandezza del millimetro in prossimità delle congiunzioni e di circa la metà nelle sezioni intermedie.
Il peso? Competitivo con i materiali tradizionali
Il ricorso a spessori maggiorati non rappresenta un problema in relazione al peso del telaio, in quanto essendo il frassino molto poco denso, l’utilizzo di una quantità maggiore di materiale non è affatto penalizzante in relazione all’uso per il quale questa bicicletta è stata concepita. Il telaio della Ornus, infatti, pesa appena 1.800 grammi, per un peso complessivo della bicicletta di circa 9 chilogrammi in base alla taglia, valore comparabile con un telaio in acciaio leggero e la posiziona evidentemente tra quelle biciclette che non ricercano la prestazione assoluta in termini di leggerezza ma che comunque offrono un elevato livello di comfort a fronte di un peso superiore ma entro livelli più che accettabili.
Non abbiamo timore di affermare che durante il nostro test, mai abbiamo avvertito il peso della Ornus come un limite severo al nostro incedere. È evidente che sulle salite più impegnative, i grammi in più si fanno sentire ma se affrontate con andatura regolare, senza variazioni di ritmo eccessive, alla fine dei conti prevale più la sensazione di comodità, specialmente su fondi particolarmente sconnessi, che quella di minor leggerezza rispetto a telai meno pesanti in fibra di carbonio.
Sostenibile per scelta convinta
La Ornus dichiara a gran voce la propria vena ambientalista, nell’accezione più positiva del termine. Come noto, il legno è un materiale sostenibile e rinnovabile in quanto alla fine del ciclo di vita il legno può essere recuperato integralmente e riutilizzato. I telai sono realizzati a partire da frassino proveniente da foreste certificate FSC (Forest Stewardship Council).
Con un solo albero di media grandezza si riescono a produrre circa cinque telai e per ogni albero tagliato ne vengono ripiantati ben due. Inoltre, se si considera il progetto nella sua interezza, il livello di emissioni associato alla produzione di un telaio in legno è di gran lunga inferiore a quello di un telaio realizzato con materiali tradizionali, i quali sono soggetti a diverse fasi di lavorazione per essere portati a materia prima finita, quindi con uso di prodotti chimici industriali e mediante processi altamente energivori.
L’obiettivo per il futuro: accessibilità per una platea sempre più ampia
La Ornus che abbiamo provato, così come quelle in mostra all’Italian Bike Festival, è sostanzialmente un prototipo rifinito interamente a mano con costi di produzione necessariamente elevati. Ricordiamo che a Misano la Ornus veniva proposta ad un prezzo di listino intorno ai 10.000 euro per l’allestimento top di gamma, indubbiamente una cifra non alla portata di tutti.
La buona notizia, per chi è interessato a fare sua la Ornus, è che, grazie all’industrializzazione della produzione su più larga scala, a solo 2 mesi dalla presentazione, il prezzo al pubblico è stato già abbattuto notevolmente: oggi, infatti la Ornus è disponibile a partire da 6.800 euro fino ad un massimo di 8.300 euro in base all’allestimento scelto. E, se le previsioni che puntano a dei volumi di produzione di fino a mille telai l’anno, almeno in una prima fase, si dovessero concretizzare, è ipotizzabile una ulteriore riduzione con un ampliamento dell’offerta con un modello di primo prezzo.
È evidente che la Ornus è una bici ‘sui generis’ ed in quanto tale si rivolge ad una platea di utenti sofisticati per necessità, abitudini e punto di vista rispetto alle tematiche ambientali ed il posizionamento di prezzo che ne deriva, a nostro avviso, è in linea con le ambizioni di questa bicicletta. Da segnalare, poi, che sarà inoltre disponibile su richiesta una serie limitata rifinita interamente a mano e personalizzabile in base ai desideri del cliente.
Non solo gravel. Un progetto in continua evoluzione
La gravel è solo il primo passo concreto di un progetto che punta in grande e che a breve vedrà entrare in gamma anche una city bike ed una cargo, anche esse realizzate fedelmente al credo di Ornus. L’intenzione dichiarata è di rivolgersi ad un pubblico sempre più ampio e che sposi la filosofia alla base di questo progetto. Attendiamo con curiosità gli sviluppi in tal senso per tenervi aggiornati sulle ultime novità tecnologiche e di mercato come nostra prassi. Il segmento urban, è in effetti in forte crescita, anche grazie alla progressiva affermazione delle e-bike e non ci dispiacerebbe un giorno poter provare anche una Ornus a pedalata assistita.
Il test: le nostre impressioni sul campo
È stata proprio la capacità intrinseca di ammortizzazione del telaio in legno la caratteristica che ci ha colpito sin dai primi colpi di pedale. La Ornus è una bici talmente comoda che è un piacere pedalarci sopra. A ciò contribuisce anche la geometria con dei valori di passo, reach, angolo tubo piantone e tubo sterzo che permettono una posizione in sella rilassata e confortevole senza compromettere però la guidabilità.
In discesa ci siamo divertiti a lanciare la Ornus ad alta velocità e la risposta è sempre stata precisa e puntuale, anche su fondi particolarmente sconnessi. Dopo aver pedalato di buona lena sul percorso lungo della Val d’Orcia Gravel con 135 chilometri su 3.300 metri di dislivello, una volta scesi di sella non avevamo un dolore che fosse uno, alla schiena come al collo o alle braccia – ovviamente al netto della fatica accumulata nei muscoli delle gambe, che all’ultimo ristoro abbiamo cercato di annebbiare con un buon calice di Brunello di Montalcino.
E non crediate che la Ornus non sia reattiva. Certo se ci si aspetta la prontezza di un telaio da competizione in fibra di carbonio, si potrebbe rimanere interdetti, ma vi possiamo assicurare che la Ornus risponde bene alle sollecitazioni impresse dal ciclista in maniera coerente, senza alcuna incertezza. In sintesi, possiamo affermare che la Ornus mantiene la promessa di essere una bici godibile, per niente esasperata, una bici da usare tutti i giorni in qualsiasi tipo di situazione. A nostro avviso, questa bici offre il meglio di sé sulle strade bianche che tanti ciclisti stanno attirando ultimamente e delle quali il territorio italiano è pieno in ogni regione.
A completare l’allestimento che abbiamo provato, segnaliamo i cerchi Fulcrum Rapid Red 3, trittico Ritchey in alluminio, sella Fizik Terra Argo X3 e gruppo Shimano GRX 810 in configurazione 1x.
Taglie disponibili, allestimenti e prezzi
La Ornus gravel è disponibile in sei taglie: 49 – 52 – 54 – 56 – 58 – 61. Per quanto riguarda il peso del telaio si va da un minimo di 1,7 chilogrammi della 49 ad un massimo di 2,1 chilogrammi della 61. La bici completa si attesta su un peso tra gli 8,8 chilogrammi e i 9,3 chilogrammi a seconda della taglia e dell’allestimento.
Ornus G1 – 8.300,00 euro
- Gruppo: Shimano GRX 820 12v
- Ruote: Fulcrum Speed 42DB
Ornus G2 – 7.800,00 euro
- Gruppo: Campagnolo Ekar 13v
- Ruote: Campagnolo Levante
Ornus G4 – 6.800,00 euro
- Gruppo: Shimano GRX 810 11v
- Ruote: Fulcrum Rapid Red 5
Per maggiori informazioni: https://www.ornusbike.com
E con i tarli come se la cava?
Da amante del legno, e solo come secondo, falegname, trovo questa bicicletta spettacolare, sia dal punto di vista tecnico, che estetico.
Alla fine, pesa un kg in meno, della mia gravel in alluminio.
Purtroppo, per me, è fuori budget, ma se avessi 8000€ da spendere, di sicuro, li spenderei su questa bici, piuttosto che su una delle più blasonate biciclette in carbonio.
PS
Per rispondere al simpaticone qui sopra, con determinati trattamenti al legno, i tarli, li vede col binocolo.
parto dall’elemento costo, troppo cara per consentire una diffusione,
poi una domanda: ma nei punti in cui il metallo tocca il legno cosa succede? Da sempre sappiamo che la parte debole soccombe e quindi?
Infine -sostenibile ed ecologica-; a parte il telaio è esattamente come ogni altra bici, inquinante o meno, e le vernici/resine per trattare il legno siamo sicuri che non siano inquinanti?
Mi sembra un esercizio di stile.
ciao.