13 giu 2018 – Se il ciclismo agonistico è fatto di dettagli, la tecnologia è proprio a questi che punta per migliorare le prestazioni degli atleti.
Tecnologia da una parte, regolamenti dall’altra. Regolamenti – gestiti dall’Unione Ciclistica Internazionale – tutt’altro che infallibili e certo passibili di critiche, ma con un fine più che condivisibile: mantenere la sfida ciclistica più su una differenza tra uomini che tra mezzi. Insomma, va bene lo sviluppo tecnologico, ma senza esagerare. Questo, in sostanza, quanto dice l’UCI. Certo difficile da mettere in pratica con certezza. Come si fa a stabilire cosa possa essere giusto e cosa no? Non sempre è facile avere distinzioni nette e la discussione diventa una presa di posizione e di punti di vista.
L’ultima questione riguarda il gel aerodinamico utilizzato al Delfinato dai corridori del team Lotto Soudal. In sostanza si tratta di un gel da applicare sulle gambe degli atleti che rilascia delle piccole palline sulla pelle così da rendere la penetrazione aerodinamica più efficiente. Giusto usarlo? L’UCI ci ha pensato un po’ su e ha stabilito di no. In casa Lotto Soudal, ovviamente, hanno storto la bocca: “Ma come, è dallo scorso anno che la Sky utilizza i body aerodinamici con quel trattamento analogo nei punti più esposti al vento…”
Nulla da eccepire, ma nella disputa prevedibile l’UCI si è giustificata spiegando che una cosa è un gel da applicare “in più”, altra una caratteristica dell’abbigliamento che andrebbe comunque indossato.
Terreno scivoloso, ci rendiamo conto, dove il confine è labile. Che dire allora dei copriscarpe aerodinamici, oppure di certe coperture delle biciclette da cronometro che inglobano i freni? Non sono certo parti strutturali della bicicletta, eppure sono regolarmente approvate.
L’UCI ha deciso di porre un freno evidentemente. Un po’ come a dire di non esagerare. Da qualche parte, su qualche simulatore più o meno virtuale, si starà già sperimentando altro evidentemente. E forse domani troveremo una pomata riscaldante che sarà fatto proprio di famigerate “palline” aerodinamiche, ma con la scusa di una finalità diversa dall’aerodinamica per passare sotto la scure dell’UCI.
Certo che se pensiamo che le prime ruote lenticolari erano state intese per far vedere meglio le pubblicità, di strada se n’è fatta. E intanto Moser vinse un Giro d’Italia su Fignon rimontandolo proprio grazie a quelle ruote (sì, c’erano anche le gambe, la bici e una preparazione che lo aveva portato al Record dell’Ora qualche mese prima), era il 1984 per non parlare di cinque anni dopo quando, sempre Fignon, perse un Tour de France a causa di un Lemond che, per primo, utilizzo le prolunghe “da triathlon” sul manubrio.
Marginal gains. Tutto conta.
Per chi volesse approfondire, ecco l’articolo sui body della Sky (tutt’0ra utilizzati):
GR