23 ott 2020 – Mauro Vegni, il direttore del Giro d’Italia, ha il libro nero dei cattivi. Ci aveva messo subito la Jumbo Visma, ritirata frettolosamente dopo la positività al Covid-19 di Kruijswijk, ora ci ha messo anche Cristian Salvato che è andato in tv a fare una figura piuttosto misera nel cercare di difendere l’indifendibile (“con 11 gradi era troppo freddo per correre”: no, non si può proprio dire rispetto a un protocollo meteo che non poteva essere adottato), ma anche diverse squadre e direttori sportivi. Per ricoprire certi ruoli non basta aver corso in bicicletta. Ci vogliono competenze, polso, capacità decisionale…
Ma ci metterà anche la maglia rosa Kelderman, che ha dichiarato che la tappa, comunque, è venuta spettacolare (ma come, con il gruppo è arrivato a un quarto d’ora con 120 chilometri di corsa…) e intanto ci ha messo i corridori da premiare oggi, tutti senza premio, vincitore compreso di una tappa più che dimezzata.
Ma Vegni, ne siamo sicuri, mette anche la CPA, l’associazione dei corridori professionisti che, a dire il vero, ha mostrato oggi tutti i suoi limiti. Corridori che si sono contraddetti, direttori sportivi che contemplavano il disastro, l’urlo di gioia – comprensibile – dei corridori cui veniva annunciato il troncamento della tappa. Ma cosa vuoi criticare a quei gregari che gioiscono di un po’ di fatica risparmiata?
Ma in questo ciclismo, oggi, sono mancati anche i campioni. Non chiediamo gli “sceriffi”, ma almeno uomini in grado di dire senza mezzi termini il loro pensiero. Senza la paura di dispiacere a qualche collega. Corridori in grado di diventare leader nel gruppo. Oggi tutti con la coda tra le gambe.
Certo oggi il Giro d’Italia ci ha detto che l’Associazione Corridori, se mai è esistita, non c’è più. Un’associazione dovrebbe essere, se non un intento comune, almeno il rispetto degli altri associati. Oggi non ci pare ci sia stato. Toccherà lavorarci. Anche perché i corridori, intervistati, negavano, erano imbarazzati, erano ognuno per sé, preoccupati, evidentemente, dei loro contratti e da quel che gli sponsor avrebbero potuto dire. Ecco, se potevano fare una figura peggiore, l’hanno fatta oggi. Un’associazione dei corridori dovrebbe anche badare a istruire i suoi iscritti, professionisti.
A RCS abbiamo spesso criticato tante cose. Oggi non possiamo che applaudirli ed esortarli a tenere duro. E a prendere le decisioni che riterrà opportune.
GR