La Maratona dles Dolomites – Enel 2023 è pronta anche quest’anno a colorare, di un flusso quasi infinito di oltre 8000 anime sui pedali, i più bei passi stradali del mondo. Quelli circondati da un territorio alpino italiano – che non è diventato patrimonio dell’Unesco di certo per caso – cogliendo inoltre l’opportunità di sottolineare ancora una volta, con un elogio alla lentezza, la necessità di adorare e proteggere la magia dei tanto adorati e fragili «monti pallidi».
Gli anni che compie la Maratona sono tanti, 36, ma è evidente che non li senta. Fra l’altro, secondo varie possibili interpretazioni, il numero di questa edizione potrebbe essere uno dei più favorevoli di sempre: ad esempio, nel sistema binario, equivale a 100100, un doppio cento, che rappresenta la massima espressione del 10, già di per sé magico e divino.
Da un punto di vista più concreto, è facile osservare quanto il successo sia costante e inattaccabile: 8000 iscritti (autolimitati, prima erano 9000), 4000 sorteggiati e 4000 partecipanti di diritto a fronte di 27000 richieste. «Siamo soddisfatti delle cifre che si confermano un interesse coerente con il 2022» spiega Claudio Canins, direttore del Comitato Organizzatore. Numeri importanti e incoraggianti anche quando si osservano la quantità e qualità dei partner coinvolti. Dopo il title sponsor, “l’inarrivabile” Enel, terza azienda in Italia per fatturato, il secondo gruppo che più investe in questa manifestazione resta Enervit, pietra angolare della strategia alimentare di tantissimi campioni di diversi sport. E oltre alle conferme di tanti altri sponsor e partner finanziari, tecnici e tecnologici, quest’anno si aggiunge il gruppo EY, leader globale nei servizi di consulenza aziendale. Inoltre, viene potenziata la partnership con Meteo.it visto che, come spiega ancora Canins, «si tratta della domanda chiusa che ci viene fatta a tutti, in modo anche esagerato: “che tempo farà alla Maratona” è un quesito sempre aperto. Vero che siamo stati quasi sempre fortunati, ma per noi è diventato fondamentale avere un partner in grado di darci indicazione precise».
La sostenibilità sempre al centro dell’attenzione
Se nel 2022 l’intera destinazione dell’Alta Badia ha ottenuto l’ambita certificazione GSTC per elevarsi ai più severi standard internazionali in tema di sostenibilità, le aziende e multinazionali che supportano la Maratona cercano di fare del proprio meglio anche in funzione del loro contributo a questo evento. Il contatto dei partecipanti alla manifestazione inizia infatti con la visita al villaggio, realizzato con il legno riciclato dalla tempesta Vaia, dove ritireranno il pacco gara, che anche quest’anno sarà incluso in una sacca fornita da Enervit, diventata ormai da collezione: composta al 100 per cento da cotone, proviene da una collaborazione con Selyn, una cooperativa dello Sri Lanka che ne garantisce la provenienza ecologica e uno spirito fortemente solidale verso i lavoratori, tutelati da un equo compenso tramite l’adesione alla World Fair Trade Organization. Immancabile in tema di sostenibilità anche i rinnovati gilet Carvico in Econyl, ottenuti da materie prime riciclate.
E anche l’ente organizzatore se la continua a cavare nell’inseguimento delle diverse forme di sostenibilità. Se lo scorso anno «la Maratona ha fatto scuola con l’acquisto di 18.000 piatti lavabili, quest’anno abbiamo aggiunto i bicchieri. E ho sentito che tanti altri stanno prendendo spunto da noi», spiega Canins. Perfino la medaglia ha una storia particolare. Nel 2022 aveva colpito per la tecnica del fieno pressato; quella del 2023 inoltre, grazie all’impegno degli artigiani della Val Badia, si è migliorata ulteriormente: «Quelle di quest’anno sono stupende. Costruite in lego di cirmolo, contengono anche la polvere di una pietra chiamata “gli Strati di La Valle”, sempre a chilometro zero. Hanno richiesto oltre 750 ore di lavoro, più di 5 minuti a partecipante: ma è una cosa che dà tanta soddisfazione a tutti», afferma Canins. «E non dimentichiamo la regola della squalifica per chi butta cartacce per terra: altro aspetto dove siamo stati innovativi per questo tipo di manifestazioni. Qualche anno fa ne abbiamo squalificato uno addirittura in diretta tv! In Italia c’è sempre stata la paura di perdere partecipanti a causa dell’inasprimento delle regole: io spero che cambi la mentalità degli altri organizzatori, perché sono convinto che se tu aumenti la qualità è poi più facile poi che qualcuno venga da te a correre, facendo passare altri fattori, come il prezzo di iscrizione, in secondo piano».
Con diretta dalle 6.15 alle 12.00, la Maratona sarà sempre trasmessa in diretta tv e alle 6.30 a tutti gli effetti partirà la competizione. Ma la sicurezza della Maratona e degli eventi alpini può dichiararsi ancora sostenibile dopo l’ancora difficile da accettare incidente in discesa al Tour de Suisse dove ha perso la vita il giovane Gino Mader? «Ci sono altri organizzatori che da tempo hanno iniziato a mutare l’impostazione dell’evento, ma a noi va ancora bene così. Non è nei nostri pensieri cambiare: la Maratona è una gara e deve rimanere tale. Altre però sono decisamente più agonistiche per tutti: quelle da 1000-1500 partecipanti, sono in gran parte popolate da persone che ci vanno veramente per fare il tempo. Nel nostro caso, tolti i primi 100-150 partecipanti, ci sono “tutti gli altri”. C’è insomma molta più gente che ha voglia di venire a godersi il panorama e le strade chiuse. Gli stranieri in particolare vengono a godersi la giornata e si fermano a fare le fotografie con gli amici: cosa impossibile da vedere altrove. Questa è la nostra grande diversità rispetto agli altri».
La prima volta di Nibali, il ritorno di Bugno
Vincenzo Nibali al debutto e Gianni Bugno di ritorno dopo più di vent’anni fra i ciclisti e atleti di questa manifestazione che, ogni anno, ha bisogno di più mani per contare le personalità di spicco nello sport: oltre a loro, Hervé Barmasse, Davide Cassani, Paolo Bettini, Filippo Pozzato, Federico Pellegrino, Manfred Mölgg, Fabrizio Ravanelli, Jury Chechi, Lisa Vitozzi e Cristian Zorzi. Lungo l’elenco della cream of the crop di appassionati e sostenitori della Maratona anche fra industriali e imprenditori. New entry assoluta un giovanissimo creator e influencer di soli 22 anni, Tudor Laurini.
Umanité: un argomento difficile, uno spunto di riflessione
Last but not least, il tema del 2023; uno dei più profondi di sempre: Umanité, il termine ladino per “umanità”. Scelto come da tradizione già un anno fa, influenzato forse dalla guerra in corso e non ancora risolta, potrebbe non essere esente da una relazione con l’età della manifestazione. Oltre a quanto accennato, guardando alla numerogia, si trova ancora qualche sorpresa: il 3 è simbolo di santità e il 6 è spesso riferito all’umanesimo e alla generosità. Il 36 era anche il numero preferito dai Maya, al quale sono associati molti segreti.
Ci aiuta a saperne di più con una riflessione filosofica sull’uomo e sull’universo direttamente Michil Costa. Una dissertazione personale del deus ex machina dell’evento che permette di focalizzarsi sulla prossima edizione, approfondendoci la sua visione di questo termine peculiarmente ambiguo: da un lato la totalità degli esseri umani viventi, dall’altra ciò che rende l’uomo degno di essere chiamato tale, una qualità morale e un sentimento che si sta annacquando. E come tutte le tematiche trattate dalla Maratona, ha urgente bisogno di essere portato alla pubblica attenzione.
«Sono le passioni che spezzano gli equilibri: è la passione per il godimento che spezza il nostro equilibrio. Non possiamo restarcene inerti come un bulldog inglese sul nostro grembo. La nostra vita, che non ha un senso, ma ha il senso che noi le diamo, non si accontenta del piacere tout-court. Gli umani sono attratti da piacere immediati e dall’eccesso: nel male di una violenza, nel dolore che assume più importanza della felicità, o nel bene quando siamo attratti da Afrodite, sommersi del godimento, incapaci di avere sotto controllo il nostro agire compulsivo, e incapaci di accettare ciò che non può essere modificato. È lo Zeitgeist che segnala la decadenza degli Ideali, con gli oggetti che ci attraggono. Ci attrae il materiale, più dell’umano.
Incapaci di fermarci e pensare, siamo in una sorta di anti-pensiero. Perennemente preoccupati di essere connessi agli oggetti più che al pensiero. Ma se vuoi pensare a quel che di davvero significatamene alto esiste, devi essere sconnesso, devi prendere distanza dagli oggetti e dalle passioni, essere in rapporto non tanto al loro contatto continuo, ma alla loro assenza. Ce la possiamo fare, ce la dobbiamo fare, ri-equilibrandoci, ri-umanizzandoci prima che sia troppo tardi».