14 lug 2019 – Si è conclusa la Maratona edizione numero 33, ospitata in partenza dalla Val Badia, crema e panna delle Dolomiti: un gioiello di evento sportivo, il più desiderato del pianeta in ambito amatoriale. Un’allegra kermesse che prende vita ogni anno nel mezzo del “pandemonio dell’umanità”, come piace definire le sue montagne scherzosamente a Michil Costa, uno dei ciclo-ambientalisti più conosciuti al mondo.
Un giorno di stop alle auto tanto sudato, tanto gradito, tanto esclusivo, in uno dei posti più suggestivi dell’arco alpino, pensando specialmente alla prima parte, quella dei quattro passi del Sellaronda, che vale come percorso “classico” ed è particolarmente gettonato dai meno allenati.
Passi alti, strategici e iper trafficati, tanto che molte persone si sono avvicinate al ciclismo proprio per poterli godere, almeno una volta all’anno, grazie a un evento come questo: faticare e sudare per conquistare la vetta, da soli o con gli amici, senza preoccupazioni a ogni metro, a ogni curva. Perchè la Maratona le strade le chiude sul serio, per tante ore, sufficienti alla maggior parte dei partecipanti a proteggere il percorso che si sentono di fare senza trovarsi in mezzo al traffico nuovamente “aperto”. E così il “pandemonio” di bus, tir, caravan, auto e moto smarmittate, per un giorno diventa il “paradiso” dei ciclisti, del benessere, di una vita e di un turismo realmente sostenibile.
Una gara importante
È una competizione, certo: ci sono gli adempimenti medici, formalmente ci sono classifiche assolute e di tante categoria in base al sesso e all’età. Fra l’altro, da tre anni vince sempre lo stesso uomo, Tommaso Elettrico. Ma il risultato, seppure importante per alcuni non è la vera notizia o, almeno, non è quello che conta davvero per la maggior parte dei ciclisti di questa manifestazione.
Ai più importa arrivare, anche migliorarsi rispetto al passato, ma soprattutto “finire” entro il tempo limite è il goal reale di tutti: in percentuale e in assoluto sono pochi qui quelli che cercano di mettersi in mostra. Si, è vero, c’è la televisione, ma da quest’anno la regia ha promesso di non seguire tanto più i primi, ma sopratutto la “pancia” della corsa. Con ben cinque moto per farlo, una in più che al Giro d’Italia. Fermando e intervistando i partecipanti “normali” ai ristori, cosa che “i primi” non si sognerebbero di fare. Ma la “visibilità” viene data più a questi, ai ciclisti “normali” che hanno scelto la Maratona per godere di una giornata diversa, di una giornata speciale, di una giornata memorabile.
Quei numeri formidabili
La notizia è che la Maratona dies Dolomites si distingue ogni anno per una doppia velocità. Quella rapidissima, degna dell’eccellenza dei luoghi di cui fa parte, di stare al passo coi tempi e cavalcare ogni possibile trend per essere sempre all’altezza delle aspettative. E quella lentissima, come i buoi che tirano un aratro, per lasciare un solco il più possibile profondo, lungo e duraturo in quanto a esempi, buone pratiche e, ove necessario, anche prediche.
Già, perché per tante buoni ragioni “l’offerta” è limitata a meno di un terzo della “domanda” di partecipanti, come ogni anno ampiamente superiore ai 30.000 aspiranti contro poco più di 9.000 partenti. Gli sponsor fanno la fila per esserci e ad ogni edizione se ne aggiunge qualcuno di rilevante: Castelli fa sempre un successone con il merchandising sempre più vario e completo, Enervit l’anno prossimo celebrerà i vent’anni di supporto consecutivo, solo per citarne alcuni.
I percorsi ormai sono “stabili” da tanti anni (sul Fedaia non si passa più dal 1999) e gli eventi collaterali riempiono la settimana di attesa con attività interessanti e di pregio per grandi e piccini: ci sono uscite in bici gratuite con la Canins e altri campioni del passato, c’è la Maratona for Kids che è una grande festa della “mattina prima” a Corvara: tanti partecipano per la gola di esserci e di portare a casa ogni anno una diversa maglietta con le fantastiche Formiche di Fabio Vettori. Dov’è che stupisce, allora? Nella costanza, nella forza e nella certezza di poter essere sempre un punto di riferimento per tutti, invidiata per le indubbia qualità paesaggistiche e per il successo che dura nel tempo. Non potendo aumentare i numeri, poi, stupisce la crescita “orizzontale” delle attività che la Maratona aiuta, ispira, crea, agevola.
Obiettivi a lungo termine
Se il “circus della Maratona ha un incredibile vento in poppa, piace e cresce sempre di più, gli organizzatori non dormono ma puntano, come accennato, a stupire, sensibilizzare, educare, aiutare. C’è il “prodotto” ciclistico, indiscutibile, più quello mondano. I testimonial degli sponsor uniti agli amici degli organizzatori abbondano per i vari generi: non solo sci (come Pellegrino, la Goggia e vari altri “pro” degli sport invernali) e ciclismo (Paolo Bettini, Alessandro Ballan e Davide Cassani, per citarne alcuni), ma anche la Tania Cagnotto, Vittorio Brumotti e tanti altri. Ma il “cuore” dei “mondi collaterali” della Maratona è il messaggio dell’anno, che nel 2019 è il “Duman”.
Prima dell’evento, abbiamo chiesto a Michil Costa che legame c’era fra i temi di anno in anno proposti. La risposta, non di facile decifrazione:
«Senza amore che equilibrio c’è. Il domani ce lo facciamo noi. E dobbiamo essere in equilibrio con il passato e con il presente. Perché solo amare il presente, avere un cielo scevro da nuvole e spiegare le ali non basta: occorre prendere esempio dai grandi pensatori del passato».
E così, di poche ore, anticipava quello dell’anno prossimo, l’arte, annunciato nella solita conferenza stampa del sabato. Ma il “domani”, la preoccupazione per quello che sarà è, di tutti i più recenti, una sintesi più vicina ai sentimenti autentici e quotidiani di Costa e di tanti cittadini di queste splendide valli.
«È vero, abbiamo obiettivi molto ambiziosi ma non riesco mai ad accontentarmi, anche se vedo persone molto contente nel partecipare a questo “cinema”. Il problema è quando sento tutti gli altri giorni le auto e le moto (chiassose e numerose) che salgono sui passi: io vorrei che fossero chiusi tutto l’anno. Riusciremo mai a capire che abbiamo l’ospite che meritiamo? Che cosa si meritano le Dolomiti? Quanta gente vogliamo? Quanti letti vogliamo fare ancora? Sarebbe l’ora di darci anche degli altri target, pensando a una responsabilità sociale o cose un po’ più alte. Sfruttando la dynamis aristotelica, la possibilità dell’essere umano di dare il meglio di sé stesso».
Dando seguito a tali propositi, la Maratona si fa voler bene sotto tanti punti di vista. Per esempio, i proventi delle iscrizioni tardive “speciali”, 31.000 euro, sono andati a favore dei comuni del Fodom che hanno patito la devastazione dello scorso 29 ottobre.
Ogni anno non mancano poi progetti sociali vicini e lontani, d’altra parte già nelle corde della Costa Family Foundation.
L’ecologia è ovviamente il tema sempre presente e ogni anno si fa di più: basti pensare alle tonnellate di CO2 risparmiate nella produzione dei gilet di Castelli che completano la “divisa” del pacco gara, che usano plastica di bottigliette riciclate, a ulteriori incentivi e servizi per non deturpare l’ambiente in partenza, ai rifornimenti e all’arrivo.
E infine la sicurezza: anticipando le novità che verranno introdotte dal codice della strada di imminente approvazione, è stata tappezzata la valle di cartelli che iniziavano a ricordare di sorpassare i ciclisti a 1 metro e 50 centimetri: quello spazio vitale sacrosanto del quale troppo spesso ci si dimentica e che, al di là della sanzione, in Badia, specie nella settimana della Maratona, non dovrebbe essere difficile da capire. Una gran parte di arrivi, specie internazionali, sono dovuti proprio a questo evento e quindi la sensibilizzazione per certi aspetti quasi non serve ma, indubbiamente, come tante altre cose, “fa scuola”.
Galleria fotografica
Alex d’Agosta
(fotografie: MDD, Manuel Glira, Alex Moling, Freddy Planinschek)