La prova si è svolta in Sardegna, su un percorso di cinquantatre chilometri con mille e cento metri di dislivello, che ci ha portati dalla pianura del Medio Campidano alle spiaggie delle Costa Verde attraverso la zona mineraria fra Montevecchio e Ingurtosu.
Il tracciato, a parte la neve, comprendeva ogni possibile condizione di utilizzo: asfalto, sterrato, sabbia e perfino il guado di un torrente.
Non sarebbe potuto essere altrimenti.
Chiunque abbia sentito dire almeno una volta al suo medico curante la parola: “pròstata”, guardando la livrea bianco perla della Lucky Explorer non può fare a meno di notare il richiamo alle Cagiva che, nei primi anni ’90, gareggiavano (e vincevano) alla Parigi-Dakar.
Ci vuole una buona dose di coraggio, per mettere su una bicicletta i colori dell’unica moto italiana che abbia vinto due volte la Dakar.
È certamente l’affermazione di un diritto di nascita, ma anche un grosso impegno nei confronti del pubblico, perché se decidi di salire sul ring con i pantaloncini di seta di Apollo Creed, poi, devi dimostrare di saper combattere come lui.
Nel caso della Lucky Explorer, l’impegno è pienamente mantenuto, perché la gravel di MV Agusta, anche nella “jungla” di Arbus (cfr. Mengoni), ha dimostrato di essere una bicicletta decisamente fuori dal comune.
La Lucky Explorer ha un telaio full-carbon monoscocca e viene prodotta in due versioni: una con forcella in carbonio, dedicata a chi predilige i percorsi stradali e una con forcella ammortizzata Fox 32AX, destinata a un utilizzo più “selvaggio”, con pneumatici Pirelli Cinturato Gravel H da 700×45.
In entrambe le versioni, il manubrio manubrio è un FSA K-WING AGX in carbonio, con scanalature per il passaggio dei cavi e parte bassa allargata per avere più stabilità di guida in discesa.
Lo stem, sempre FSA, era un po’ corto per i miei gusti, ma a onor del vero, devo dire che la Lucky Explorer mi ha dato sempre un piacevole senso di stabilità, anche sulle discese sterrate e perfino sulla sabbia.
Il cambio è un impeccabile Campagnolo Ekar, monocorona con tredici rapporti, da 9 a 42 denti che, abbinati alla potenza del motore, consentono la massima versatilità di utilizzo sia sulle discese ardite che sulle risalite, sterrate o stradali che siano.
I freni a disco da 160mm, sempre Campagnolo Ekar svolgono egregiamente il loro lavoro e possono fare la differenza fra la vita e la morte per coloro che hanno la tendenza di pensare alle femmine anche mentre scendono a palla su una strada con curve a strapiombo.
Il motore Mahle X20 è posizionato nel mozzo posteriore, nascosto alla vista dal pacco pignoni.
Con un peso di soli 3.2 Kg., fornisce una coppia massima di 55 Nm, “staccando”, però, se si superano i 25 Km/h.
L’unità di controllo, posizionata sul tubo orizzontale, permette quattro livelli di assistenza:
- bianco: nessuna assistenza, utile per compensare il Millefoglie di pane Carasau con crema di formaggio;
- verde: modalità “ECO”, il livello che tutti noi abbiamo dichiarato di utilizzare durante la prova;
- arancio: il livello che abbiamo utilizzato davvero;
- viola: modalità “EPO”, che sorpassi tutti senza verogna, nemmeno fossi Armstrong al Tour.
La lunghezza della barra colorata dell’unità di controllo indica anche il livello di carica della batteria; nel mio caso, circa il 40% al termine della prova (v.sopra), il che rende piuttosto attendibile l’autonomia dichiarata di oltre 100 Km con la batteria da 350Wh, elegantemente occultata nel tubo obliquo.
I pulsanti per il cambio del livello di assistenza, sono posizonati sul manubrio, in una posizione che inizialmente ho trovato non proprio facile da raggiungere, ma a cui ho fatto l’abitudine molto rapidamente.
Tutto quello che vi ho detto finora lo potete trovare anche sulla scheda tecnica della Lucky Explorer.
Quello che non ci troverete scritto è che durante la prova ci siamo divertiti tutti: maschietti e femminucce, prudenti e scapestrati, triatleti e redattori di Cyclinside.
Di solito, i prodotti di alta gamma, richiedono una certa dose di “manico” per essere apprezzati pienamente.
Per esempio, se in vece della bicicletta Lucky Explorer avessimo provato la moto Lucky Explorer, io, che pure ho alle spalle tre Elefantentreffen e un Turchia-Siria-Giordania-Israele senza assistenza, GPS o GSM (è stato nel 1999), non penso che sarei riuscito ad apprezzarne al massimo le caratteristiche di guida e di potenza – o sarei morto nel tentativo di farlo.
Al contrario, la e-gravel di MV Agusta ha dato a tutti noi la possibilità di divertirsi al meglio delle sue possibilità, indipendentemente dalle specifiche competenze e attitudini, anche grazie alla possibilità di sceglere fra forcella rigida o ammortizzata, a seconda del proprio stile di guida.
Prova ne sia che, finita la prova, dopo una visita (con degustazione) alla Cantina Còntini di Cabras, ebbri di Karmis e di Vernaccia, siamo stati tutti ben felici di rimontare in sella per un’escursione sul promontorio di Tharros, perché ancora non ci abbastava.
MV Agusta “Lucky Explorer” – Caratteristiche tecniche
Motore: | Mahle – X20 |
Batteria: | 350Wh – 36V |
Telaio: | Carbonio monoscocca |
Forcella: | Carbonio/FOX 32K |
Freni: | Campagnolo EKAR ∅160mm |
Manubrio: | FSA K-WING AGX |
Stem: | FSA ROAD NS SMR |
Sella: | Prologo Dimension AGX |
Cambio: | Campagnolo EKAR 1×13 (9-42) |
Gomme: | Pirelli Cinturato Gravel H, 700x45C |
Peso: | 12.8 Kg. |
Autonomia: | 100Km |