C’è poco da fare. Sogniamo tutti una Parigi Roubaix come quella di Sonny Colbrelli. Partito da papabile improbabile, non da favorito. Costruita pietra su pietra, con la tenacia che fa la differenza tra campioni e grandi corridori. Ve la ricordate quella tensione quando si avvicinava, Colbrelli e gli altri, al velodromo magico?
Ci siamo alzati in piedi col pubblico di Roubaix al loro ingrasso sulla pista e avevamo il fiatone come i corridori, siamo esplosi tutti sul traguardo e poi sciolti nel pianto di Colbrelli che fa gli occhi lucidi ancora dopo due anni. Sarà così anche tra venti.
Stasera avremo un’altra bella storia da ricordare.
Buona Roubaix a tutti
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